Al Palazzo della Ragione di Milano è aperta fino al 7 febbraio 2016 la mostra, a cura di Giovanna Calvenzi, Henri Cartier-Bresson e gli altri. I grandi fotografi e l’Italia. Secondo capitolo del progetto espositivo, iniziato nel marzo 2015 con la mostra Italia Inside Out. I fotografi italiani, che si è prefissato l’ambizioso obbiettivo di analizzare l’immagine dell’Italia attraverso gli scatti dei maggiori fotografi, prima italiani e ora stranieri, degli ultimi ottant’anni.
Come indicato dalla stessa Giovanna Calvenzi, la mostra si configura come un ideale Grand Tour per l’Italia suddiviso in sette “tappe” dentro alle quali più di 200 scatti ci testimoniano i cambiamenti del nostro paese, (oltre all’evoluzione del mezzo fotografico) dagli anni Trenta ad oggi, visti attraverso gli obiettivi dei più importanti fotografi del secondo Novecento.
La mostra si apre con una ventina di scatti di Cartier-Bresson, risalenti ad un periodo che va dai primi anni Trenta fino alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, queste fotografie introducono questo Grand Tour fotografico dell’Italia la cui prima tappa s’intitola:
l’Italia la fotografia “umanista” e altro. In questa prima sezione sono esposti alcuni degli scatti che hanno contribuito a formare, più di qualsiasi altro, quell’immagine dell’Italia che si diffonderà nel mondo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: a partire dalle fotografie che Robert Capa realizzò nel 1943, al seguito delle truppe americane sbarcate in Italia, per seguire poi con gli scatti di David Seymour, di Herbert List, di William Klein e quelli di una giovanissima Cuchi White. Chiude questa prima sezione Sebastião Salgado con le sue fotografie dell’ultima tonnara siciliana di Favignana.
La poesia del bianco e nero. Questa seconda sezione raccoglie le fotografie di artisti come Claude Nori, George Tadge e Guy Mandery e l’ormai storico ciclo che Helmut Newton a dedicato alle notti romane. Scatti che narrano l’incanto che l’Italia ebbe su di loro sfruttando al massimo livello i pregi del bianco e nero.
Dove l’interpretazione diventa un atto d’amore. Forse una delle sezioni più interessanti della mostra, dove vengono esposte alcune fotografie, ottenute unendo diverse tecniche sperimentali e innovative a tecniche della fotografia delle origini (come il foro stenopeico e la stampa al carbone). Tra gli scatti di Sarah Moon, Gregory Crewdson, Alexey Titarenko, Abelardo Morell e Bernard Plossu, quelli che ci hanno colpito maggiormente sono gli scatti di Hiroyuki Masuyama che attraverso delle sofisticate tecniche di sovrapposizioni e sovraesposizioni ha cercato di reinventare Venezia alla maniera di William Turner.
La nobile tradizione documentaria. Una sezione con questo titolo poteva essere aperta solo da Paul Strand con il suo bellissimo lavoro su Luzzara del 1953 Un paese. La sezione poi si sviluppa con i lavori tra gli altri di: Struth su diversi luoghi deserti del centro di Milano; di Bernadò che ha immortalato i palazzi del potere di Roma; gli scatti di Fontcuberta chiudono questa sezione proponendo un interessante sguardo sui musei di Bologna e Reggio Emilia.
Lo sguardo inquieto. La quinta sezione della mostra è una denuncia, dove sono presentati gli scatti che testimoniano scempi e degrado del nostro paese. Art Kane ci mostra Venezia, Michael Ackerman racconta invece di una Napoli triste, mentre Jay Wolke documenta lo stato di abbandono del meridione d’Italia.
Lo sguardo positivo. All’opposto della sezione precedente in questa penultima tappa del nostro viaggio fotografico del Bel Paese, è presentata una lettura poetica a tratti commovente dell’Italia, sia di quella maggiore, come per gli scatti di Steve McCurry che rilegge con amore e ironia lo scontro tra il turismo di massa e la fragile Venezia; ma anche di un’Italia minore, come per gli scatti di Hans van der Meer che con i suoi scatti ha documentato una serie di campi da calcio di periferia, raccontando di volta in volta i sogni dei giocatori.
Autoritratto: la possibilità del “racconto di sé”. La mostra si chiude con gli scatti di tre fotografi: Nobuyoshi Araki, Sophie Zénon e Elina Brotherus; tre artisti che lavorano con autoritratti e ritratti ambientandoli, (come nel caso delle fotografie qui presentate) lungo tutta la penisola.
Un’interessantissima mostra che è un vero e proprio viaggio, sia nel cuore della storia della fotografia, che nel cuore del nostro paese; degna conclusione del ciclo iniziato a marzo ci presenta le attente letture dei grandi maestri stranieri della fotografia del presente e del recente passato, una mostra che potrebbe sembrare a tratti forse un po’ nostalgica, ma che senza dubbio risulta molto appagante sia per gli occhi che per l’animo. Una mostra che altro non è se non una dichiarazione d’amore all’Italia da parte dei fotografi di tutto il mondo.
Noi non possiamo far altro che consigliarvi di visitarla al più presto per ripercorrere anche voi le strade d’Italia degli ultimi 80 anni in compagnia dei più grandi fotografi che hanno amato il nostro paese.
Henri Cartier-Bresson e gli altri. I grandi fotografi e l’Italia.
Italia Inside out
Milano, Palazzo della Ragione
11 novembre 2015 – 7 febbraio 2016
a cura di Giovanna Calvenzi
catalogo Contrasto – Gamm Giunti
palazzodellaragionefotografia.it
#CartierBressonEglialtri
ph – Steve McCurry, Gondole in un canale. Venezia, marzo 2011 © Steve McCurry