E’ tornato dopo oltre vent’anni al Teatro Municipale di Piacenza la spumeggiante allegria de Il Turco in Italia di Gioachino Rossini, dramma buffo che il pesarese scrive nel 1814 per il Teatro alla Scala di Milano.
Il titolo subito ricorda la ben più famosa “sorella” Italiana in Algeri di poco antecedente. E’ proprio grazie al successo arriso all’Italiana che Rossini decide di darsi nuovamente alla turcheria nel 1814, facendo riscrivere da Felice Romani sotto sua supervisione un libretto già esistente di Caterino Mazzolà, già musicato da Franz Joseph Seydelman per Dresda nel 1788. Come spesso succedeva a quell’epoca Rossini lavorava all’ultimo minuto e così non ebbe tempo di trovare un nuovo soggetto originale, affidandosi quindi ad uno già esistente. Gli spettatori scaligeri non accolsero bene il Turco, considerandolo una rifrittura dell’Italiana e addirittura offensiva nei confronti della dignità delle donne, messe in cattiva luce dall’atteggiamento impertinente della protagonista Donna Fiorilla. La fortuna dell’opera avrà luogo solamente dagli anni Quaranta e Cinquanta, quando proprio quest’opera divenne simbolo della cosiddetta Rossini Renaissance, la riscoperta delle partiture rossiniane meno conosciute. Ricordiamo infatti che fino ad allora pochissime opere del pesarese venivano messe in scena abitualmente (soprattutto Il Barbiere di Siviglia, seguito qualche rara volta da L’Italiana in Algeri, Mosé in Egitto, Semiramide e La Cenerentola). Non dimentichiamo a questo proposito la magnifica interpretazione di Gianandrea Gavazzeni nel 1950 con Maria Callas, Cesare Valletti, Mariano Stabile, Franco Calabrese e Sesto Bruscantini che notevolmente ha contribuito a far apprezzare quest’opera rossiniana. Sebbene è effettivamente possibile considerare Il Turco in Italia come una versione al contrario de L’Italiana in Algeri, l’opera del 1814 è fresca, briosa e quasi pirandelliana nell’impostazione drammaturgica a causa della presenza del poeta Prosdocimo alle prese con la ricerca di un nuovo soggetto buffo per una sua opera. E’ lui che tirerà le fila della strampalata storia di Selim, Donna Fiorilla, Don Geronio, Don Narciso e Zaida. Forse meno pazza della sorella Italiana, ma ugualmente divertente e coinvolgente e sicuramente meritevole di un posto stabile nel repertorio teatrale. Ci troviamo infatti davanti a due ore e mezza di musica leggera e spensierata come il miglior Rossini sa fare.
Il Turco in Italia arriva al Municipale preceduto dal primo flash mob lirico piacentino. Già da qualche tempo su Facebook era apparsa la pagina Cercasi Donna Fiorilla, pagina che ogni giorno dava qualche indizio su dove fosse finita l’irriverente protagonista rossiniana dell’opera. Nel tentativo quindi di far uscire l’opera lirica dal teatro, i protagonisti sono andati in giro per la città alla ricerca di Donna Fiorilla: dal bar in centro città, alla stazione dei treni, passando per la Galleria d’Arte Ricci Oddi e il Mercato coperto cittadino. Le reazioni sono state varie, ma sempre molto divertite e sicuramente l’iniziativa ha suscitato interesse e curiosità verso un’opera in fondo non così famosa. Alla sera della prima il teatro era gremito e si respirava un’aria divertita e soddisfatta. In scena cantanti giovanissimi che hanno saputo ben dare voce ai diversi caratteri dei protagonisti. Andrea Vincenzo Bonsignore è uno scapestrato Prosdocimo; Marco Filippo Romano è Don Geronio, vocalmente molto convincente e ben calato nella parte del marito geloso e tradito; Leonor Bonilla è un’avvenente e fascinosa Donna Fiorilla, con una voce di soprano leggero che bene sa piegare ai vezzi della protagonista; Simone Alberghini è un divertente e molto convincente Selim. Completano il cast il valido Don Narciso dell’australiano Boyd Owen, la brava Loriana Castellano nei panni di Zaida e l’Albazar del giovanissimo Manuel Amati. Alla testa dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini c’era il Maestro Giovanni di Stefano che ben ha diretto la compagine istituita da Riccardo Muti, mancando solamente in alcune occasioni di sottolineare il brio della partitura rossiniana. L’allestimento era curato dal giovane regista Federico Bertolani che si avvaleva delle scene di Giulia Zucchetta, dei costumi di Federica Miani e delle luci di Claudio Schmid. Si è trattato di un allestimento molto ben fatto, non inserito in un tempo ben definito, allo stesso tempo semplice e attento alle esigenze drammaturgiche. Lo spazio scenico viene ricreato grazie ad alcuni pannelli che rappresentano la cartina di Napoli formano i vari ambienti della vicenda e i personaggi si muovono all’interno di questa “gabbia scenica”, ma anche fuori. Don Geronio infatti durante l’intervallo si trova in platea per chiedere agli spettatori se hanno visto Donna Fiorilla e canta anche direttamente dalla platea dialogando col palcoscenico. Tante le gag divertenti e quasi farsesche messe in scena dal regista e da questo punto di vista molto carina l’idea di far inseguire Prosdocimo dalla sua macchina da scrivere.
Una serata divertente e frizzante come solo Rossini sa offrire!
Appuntamento il 26 e il 28 febbraio al Teatro Municipale con il capolavoro donizettiano Lucia di Lammermoor, assente da 15 anni dal teatro piacentino.
Il Turco in Italia
Dramma buffo in due atti di Felice Romani
Musica di Gioachino Rossini
Personaggi e Interpreti
Selim Simone Alberghino
Donna Fiorilla Leonor Bonilla
Don Geronio Marco Filippo Romano
Don Narciso Boyd Owen
Prosdocimo Andrea Vincenzo Bonsignore
Zaida Loriana Castellano
Albazar Manuel Amati
Maestro al fortepiano Gianluca Ascheri
Direttore Giovanni di Stefano
Maestro del Coro Corrado Casati
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Regia di Federico Bertolani
Scene di Giulia Zucchetta
Costumi di Federica Miani
Luci di Claudio Schmid
Coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza – Teatro Alighieri di Ravenna