I Guggenheim a Firenze

A Palazzo Strozzi di Firenze è in corso fino al prossimo 24 luglio la mostra dedicata alle collezioni di Peggy e Solomon Guggenheim dal titolo Da Kandinsky a Pollock. La grande arte dei Guggenheim.

Nelle nove sale del piano nobile del grande palazzo fiorentino sono esposti circa 100 capolavori (realizzati tra gli anni ‘20 e gli anni ‘60 del Novecento) a testimonianza della straordinaria parabola collezionistica di due dei principali mecenati delle arti del XX secolo. La mostra, realizzata da Palazzo Strozzi e dalla stessa Guggenheim Foundation è stata curata da Luca Massimo Barbero (che è curatore associato della collezione Peggy Guggenheim di Venezia) e vuole essere un omaggio della città di Lorenzo Magnifico a una delle ultime famiglie di mecenati del nostro tempo; oltre a volersi idealmente ricollegare con quella prima esposizione europea, della Collezione di Peggy Guggenheim, fatta nel 1949 proprio negli spazzi di Palazzo Strozzi, prima che la collezione prendesse definitivamente la via di Venezia (ben ventisei delle opere presenti in mostra erano state esposte già nel 1949).

La mostra si apre con un confronto diretto tra lo zio e la nipote; la sala è infatti divisa in due parti a destra la collezione dello zio Solomon (tra cui spiccano: Kompositie XI del 1918 di Theo van Doesburg e Courbe dominante del 1936 di Kandinsky), a sinistra invece il visitatore troverà le opere della collezione di Peggy (solo per citarne alcune: Il pomeriggio soave di Giorgio de Chirico del 1916 e Le Baiser di Max Ernst del 1927); il tutto sottolineato dalle grandi riproduzioni fotografiche appese alle pareti che mostrano gli interni del Guggenheim Museum progettato da Frank Lloyd Wright per Solomon e della galleria-museo aperta da Peggy a New York (Art of this Century) tra il 1942 e il 1947.

La mostra ruota principalmente attorno a due nuclei: il primo è ovviamente quello di Jackson Pollock e il secondo è quello di Mark Rothko. Nella sala dedicata a Jackson Pollock sono esposte ben 18 opere (realizzate tra il 1940 e il 1951) provenienti per lo più dalle collezioni dei Guggenheim (oltre che da alcune collezioni europee) citiamo solo il bellissimo Sentieri ondulati (1947) donato da Peggy alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma nel 1950 e il Number 18 (1950) del Guggenheim di New York.

La sala dedicata a Mark Rothko, l’unica con le pareti nere e la luce soffusa, raccoglie un significativo nucleo di 6 opere dell’artista (quasi tutte provenienti dalle collezioni Guggenheim) realizzate tra il 1946 e il 1970 che ben testimoniano l’evoluzione dell’artista; tra le opere esposte ricordiamo: Untitled (red) del 1968 e Untitled (Black on Gray) entrambi del Guggenheim di New York.

Una delle sale della mostra che più ha catturato la nostra attenzione è quella intitolata la grande pittura americana dove sono esposte le opere di quella generazione di  artisti che succedette agli espressionisti astratti; questi sono Robert Motherwell (presente con il potentissimo Elegy to the Spanish Republic No. 10 del 1971), Morris Louis, Kenneth Noland, Frank Stella (di cui è esposto Gray Scramble del 1968-1969) e Alexander Calder di cui sono esposti ben cinque dei cosiddetti mobiles (realizzati tra il 1934 e il 1966); a Calder fu dedicata una mostra al Guggenheim di New York già nel 1964.

Una sala della mostra è dedicata all’arte europea del dopoguerra, vi sono esposte opere di Dubuffet, Fontana, Burri, Vedova e Tancredi Parmeggiani, tutti artisti apprezzati e amati da Peggy dopo il suo arrivo a Venezia. Proprio al soggiorno veneziano di Peggy è dedicata una sala che cerca di ricostruire attraverso fotografie e alcune opere quello che doveva essere l’interno di Palazzo Venier dei Leoni, residenza veneziana di Peggy e oggi sede del museo che porta il suo nome.

La mostra si chiude emblematicamente con l’arte degli anni ‘60 che vede le ultime propaggini delle avanguardie d’inizio secolo arrivare ai massimi traguardi con Cy Twombly (Untitled del 1967) e Lucio Fontana (Concetto spaziale, Attese del 1965) ma che vede anche la nascita della Pop Art qui rappresentata simbolicamente con Preparedness di Roy Lichtenstein del 1968.

La mostra è accompagnata da un ricco catalogo edito da Marsilio e contenente sei saggi che indagano le collezioni dei due Guggenheim, e i rapporti di Peggy con Jackson Pollock e con l’Italia (oltre all’approfondimento di Ludovica Sebregondi sulla mostra di Firenze del 1949).

Un percorso tra la grande arte (soprattutto americana) del Novecento, un omaggio di Palazzo Strozzi e di Firenze ai due grandi mecenati del XX secolo che tanto hanno influenzato gli artisti attorno a loro.


Da Kandinsky a Pollock
La Grande arte dei Guggenhem

Firenze – Palazzo Strozzi
19 marzo – 24 luglio 2016

a cura di
Luca Massimo Barbero

realizzata da
Fondazione Palazzo Strozzi,
The Solomon R. Guggenheim Foundation, New York e Venezia

allestimento di
Luigi Cuppellini e Carlo Pellegrini

catalogo edito
Marsilio Editore

palazzostrozzi.org

ph. Untitled (Green Silver), Jackson Pollock, 1949, New York, Museo Solomon R. Guggenheim. Donazione, Sylvia e Joseph Slifka, 2004.63. Photo by Kristopher McKay © Pollock-Krasner Foundation / Artists Rights Society, ARS, New York, by SIAE 2016

 

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