La Pinacoteca di Brera guidata dal suo energico ed istrionico direttore, James Bradburne, prosegue spedita nel suo percorso di rinnovamento e modernizzazione.
Dopo il primo eccezionale dialogo tra lo Sposalizio della Vergine di Raffaello e quello di Perugino (che proseguirà fino al 26 giugno prossimo e di cui abbiamo parlato qui) che ha dato il via al riallestimento del primo lotto di sale, il prossimo 16 giugno aprirà al pubblico il secondo dialogo attorno a Mantegna.
Per questa seconda non-mostra (così come sono stati definiti questi eventi dallo stesso Bradburne) al Cristo morto del Mantegna delle collezioni braidensi, sono stati affiancati il Cristo morto e strumenti della Passione (1583-1585) di Annibale Carracci della Staatsgalerie di Stoccarda e il Compianto sul Cristo morto (1615) di Orazio Borgianni della Galleria Spada di Roma.
Sicuramente un confronto meno pop e meno mediatico di quello tra Perugino e Raffaello ma non meno interessante, vediamo infatti qui l’influenza della composizione del Mantegna arrivare intatta fino al primi decenni del Seicento.
Tuttavia è innegabile che l’attesa maggiore questa volta fosse (più che per le opere a confronto con il Mantegna) per il riallestimento delle sale, e in particolar modo per la ricollocazione del Cristo morto di Mantegna dopo il tragico allestimento pensato da Ermanno Olmi nel 2013 su commissione dell’allora direttrice Sandrina Bandera, che annegava il capolavoro del Mantegna in una parete nera ponendolo a pochi centimetri dal suolo.
Ma andiamo con ordine, questa seconda tappa nel percorso di riallestimento del museo, voluto da Bradburne riguarda oltre al corridoio d’ingresso le sale dall I alle VII che ospitano le opere che vanno dal Duecento alle opere venete di primo Cinquecento.
Il corridoio d’ingresso è stato liberato degli affreschi strappati del Bramante e del Luini (che verranno restaurati e saranno ricollocati nel 2018, al termine dei lavori di Palazzo Citterio, nel corridoio ora occupato dalla collezione Jesi) per far posto ad un apparato didascalico introduttivo funzionale alla visita del museo e ad una grande porta vetrata che servirà da filtro in previsione del riallestimento dei servizi di accoglienza posti all’ingresso (biglietteria, audioguide, info-desk, e un caffè che aprirà ad ottobre) e della riapertura del portone principale del museo (chiuso dagli anni Trenta).
Le piccole sale dedicate ai fondi oro, che aprono il percorso della pinacoteca, sono state completamente trasfigurate; le pareti (delle sala II-III-IV) sono ora di un intenso rosso che assieme ad una penombra diffusa e alla ricercata illuminazione delle singole opere conferiscono una finora inedita dignità alle tavole due-trecentesche della pinacoteca.
La sala V (che ospita ora opere rinascimentali dell’Italia Centrale) mantenendo la penombra introduce il colore blu (un blu-grigio) nella sequenza delle nuove sale; un blu (molto più acceso) diviene il vero protagonista delle sale VI e VII che ospitano i capolavori del rinascimento veneto (tra i quali spiccano oltre al Cristo morto del Mantegna, la Madonna greca, sempre del Mantegna, la Pietà e La Madonna con il Bambino di Giovanni Bellini e la Pala con San Pietro in trono di Cima da Conegliano).
Il Cristo morto di Mantegna, riguadagnata la sua cornice originale che Ermanno Olmi aveva eliminato nel 2013, è stato ricollocato alla corretta altezza (per poter ammirare l’incredibile scorcio prospettico senza doversi inginocchiare) a metà del lungo corridoio (dedicato ai capolavori veneti del Quattrocento della collezione) su di una struttura autoportante (in acciaio brunito e legno) che si erge isolata come simbolico spartiacque tra la pittura del Quattrocento e quella del primo Cinquecento della sala successiva.
Questo isolamento, oltre al simbolismo di cui sopra crea un interessante gioco prospettico dall’inizio del corridoio e inoltre permette, ultimo ma non meno importante, di creare lo spazio vuoto necessario attorno all’opera per una migliore fruizione (anche da parte dei gruppi).
Vi invitiamo a tornare a Brera per scoprire tutte le novità delle sale riallestite (tra cui anche le nuove didascalie firmate in parte dalla scrittrice inglese Sarah Dunant) e per riscoprire tutti i suoi capolavori.
Attendiamo ora impazienti (e fiduciosi) il prossimo novembre quando verrà presentato il terzo dialogo attorno alla Cena in Emmaus di Caravaggio e il conseguente riallestimento delle sale dedicate al Seicento (tra le più obsolete dell’intera pinacoteca).
Secondo Dialogo
Attorno a Mantegna
Milano
Pinacoteca di Brera
16 giugno 25 settembre 2016
a cura di
Keith Christiansen
catalogo
Skira
allestimento sale I-VII a cura di
Giovanni Agosti, Marina Gargiulo,
Maria Cristina Passoni, Cristina Quattrini
progetto e direzione allestimento sale I-VII
James M. Bradburne, Alessandra Quarto,
Angelo Rossi
ph. sala 7 © James O’Mara