Che Vienna sia la capitale mondiale della musica è un dato di fatto. Teatri e sale da concerto, monumenti a grandi compositori del passato e targhe commemorative di ogni sorta ce lo ricordano in continuazione. Vienna e la musica, ma soprattutto Vienna e il Valzer: binomio imprescindibile, vanto cittadino da esportazione quasi quanto la torta Sacher.
Vienna, Valzer… ultimo elemento di questa trinità musicale è il Musikverein; la prestigiosa sala da concerti, sede ufficiale dei mitici Wiener Philharmoniker, dove ogni anno dal 1941 a questa parte, si svolge il tradizionale Neujahrskonzert. Anche se un po’ in anticipo sui tempi, mercoledì 26 ottobre vi si è svolto un concerto che aveva proprio tutto il sapore del capodanno, con la Wiener Johann Strauss Orchester diretta da Alfred Eschwé impegnata in un programma “Alles Walzer”.
Prima di entrare nel merito del concerto, due parole sull’Orchestra. La Wiener Johann Strauss Orchester spegne quest’anno le 50 candeline; fondata con l’obiettivo di preservare e diffondere la musica viennese nel 1966 per volere di Eduard Strauss (discendente diretto della celebre Famiglia di compositori), deve la sua fama internazionale alle intramontabili incisioni discografiche (vere e proprie pietre miliari del genere) con quello che è stato il suo direttore stabile più celebre: Willy Boskovsky. Attuale direttore dell’Orchestra è l’austriaco Alfred Eschwé, classe 1949, valido direttore, ottimo conoscitore del repertorio e ormai ben noto a chi segue il genere. Alla luce di ciò un concerto di celebrazione si rende quindi necessario, certo per l’importante traguardo del mezzo secolo raggiunto dall’Orchestra… ma anche perché il 26 ottobre era festa nazionale in Austria.
Il programma che viene proposto ha un’impostazione del tutto similare a quella dei classici concerti di capodanno, con un’alternanza tra valzer e polke di Johann Strauss jr. (1825-1899) e di Josef Strauss (1827-1870), passando dai brani più popolari ad alcuni meno conosciuti. Apre il nostro percorso musicale l’ouverture della penultima operetta di Johann Strauss jr.: “Waldmeister”. Questo lavoro, oggi poco noto, andò in scena nel 1895 presso il Theater an der Wien ottenendo un buon successo di pubblico e critica, tanto che anche Johannes Brahms, fraterno amico di Strauss, elogiò la partitura al punto tale da definirla “splendida” e addirittura di “ispirazione mozartiana”. Anche a più modesto parere di chi scrive, questa ouverture è da annoverare fra le più raffinate creazioni del Compositore.
Seguono due brani sempre di Johann: la graziosa polka-française “Neues Leben”, Op. 278 (1863) dedicata dal compositore al Duca Ernesto II di Sassonia-Coburgo-Gotha e la frizzante polka-schnell “Die Bajadere”, Op. 351 (1871), basata su temi dell’operetta “Indigo und die Vierzig Räuber” (1870).
L’onore di aprire le danze coi primi valzer in scaletta spetta non a Johann, ma bensì a Josef Strauss. Disse Johann a proposito del fratello minore: “Fra me e Josef, è lui quello con più talento… io sono solo il più famoso”. Josef Strauss è stata l’anima sognatrice e malinconica del valzer viennese. Caratterialmente all’opposto dei suoi fratelli, assai più mondani nella vita ed esuberanti nello stile compositivo, venne paragonato a Schubert per la dolcezza delle sue composizioni; del più malinconico degli Strauss il concerto propone ben quattro brani, tra i quali due pagine pregevolissime: la prima è il nostalgico valzer “Dorfschwalben aus Österreich”, Op. 164 (1864), ispirato all’omonima novella dello scrittore August Silberstein; la seconda è il tenebroso “Transaktionen”, Op. 184 (1865) valzer che, con le sue atmosfere cupe e misteriose, tradisce non poco l’ammirazione nutrita nei confronti di Richard Wagner. Questi due valzer, inframezzati dalla languida polka-mazurka “Die Tanzende Muse”, Op. 266 (1869) e la briosa polka-schnell “Velocipede”, Op. 259 (1869) conducono al termine della prima parte del concerto.
La seconda parte, interamente incentrata su Johann jr., prende il via con un’altra ouverture: “Der Carneval in Rom” (1873), operetta commissionata al compositore in concomitanza con l’inaugurazione dell’Esposizione Universale che proprio quell’anno si svolse nella capitale imperiale. Ed ecco dunque (ri)aprirsi le danze con una delle pagine più note, popolari e amate del repertorio, il celeberrimo valzer “Geschichten aus dem Wienerwald”, Op. 325 (1868). Capolavoro nel capolavoro in questo caso è la pregevole ed elaborata introduzione (quasi un piccolo poema sinfonico) che, mediante una serie di escamotage musicali, trasporta l’ascoltatore nel mezzo di un bosco viennese, con il suono dei flauti ad imitare il canto degli uccelli, i corni che evocano lontane battute di caccia e la cetra che intona un rustico ländler (una danza popolare antenata del valzer). Altrettanto noto anche se di tutt’altro genere è lo scherzo musicale “Perpetuum Mobile”, Op. 257 (1861); brano nel quale Strauss ha modo di cimentarsi e sbizzarrirsi su un terreno già battuto da molti illustri colleghi (basti citare un esempio fra tutti, il famoso “Moto Perpetuo” di Paganini) nel tentativo di creare una melodia infinita.
Si prosegue con lo scalpitante “Klipp-Klapp-Galopp”, Op. 466 (1895) basato su motivi dell’operetta “Waldmeister” di cui s’è detto in precedenza, e con un brano decisamente poco eseguito, ma non per questo meno interessante: la “Martha-Quadrille”, Op. 46 (1848) brano giovanile basato su motivi tratti dalla famosa opera “Martha” di Friedrich von Flotow andata in scena a Vienna nel 1847.
Ultimo brano del programma ufficiale è: il “Kaiser-Walzer”, Op. 437 (1889). Magnificenza, malinconia, dolcezza e joie de vivre si fondono alla perfezione in questo brano dalla fama imperitura, vero e proprio apogeo del valzer viennese. Composto in occasione di un incontro ufficiale a Berlino fra i due kaiser per eccellenza (Francesco Giuseppe d’Austria e Guglielmo II di Germania) ha ben presto finito per essere unicamente identificato col vecchio Imperatore Asburgo.
Giunti a questo punto, come tradizione vuole (e come il pubblico si aspetta), un concerto di musica viennese non può dirsi veramente terminato senza i classici fuori-programma: e così è anche per noi. Ce ne vengono offerti due: il primo è l’infuocata polka-schnell “Éljen a Magyar!”, Op. 322 (1869), omaggio del Compositore al popolo ungherese, mentre il secondo, che non necessita certo di presentazioni, è l’immancabile “Radetzky-Marsch”, Op. 228 (1848) di Johann Strauss padre. Guidati dal Maestro Eschwé, tutti i presenti in sala non si sono certo fatto pregare per scandire a tempo (più o meno!) con il battere di mani l’incedere della famosa Marcia.
Il pubblico, attento e composto ma soprattutto divertito durante tutto lo svolgimento del concerto, non ha mancato di mostrare il proprio apprezzamento, la propria partecipazione e di tributare sinceri applausi al termine di ogni brano in programma, riservandosi quelli più calorosi per la conclusione. Apprezzamento più che condivisibile per due ore trascorse in compagnia di splendida musica ben interpretata; diretta ed eseguita con leggerezza, precisione, tempi corretti e mai esagerati… cosa assai rara per un repertorio che (bisogna dirlo) molto spesso viene sminuito ed eseguito senza troppa cura.
La Wiener Johann Strauss Orchester a distanza di 50 anni dalla fondazione può vantarsi di tenere alto l’onore della musica da ballo viennese, dimostrando ancora una volta di possedere una freschezza e una genuinità nel suono che poche orchestre possono vantare.
Personalmente in questo caso ritengo assai più onesto utilizzare il termine “interpretare”.
In conclusione, Es war so wunderschön!
Andrea Gabrielli
ph. © Wiener Johann Strauss Orchester / Lukas Beck