Teatro alla Scala

La folle serata di Figaro alla Scala

Dopo il deludente Flauto Magico di Peter Stein dello scorso settembre, il Teatro alla Scala prosegue con le celebrazione per il  225° anniversario della morte di Mozart (celebrazioni che culmineranno il prossimo dicembre con i concerti diretti da Christoph von Dohnányi) mettendo in scena una nuova produzione di uno dei capolavori più amati in assoluto del genio di Salisburgo, ossia Le Nozze di Figaro.

Iniziamo con una breve premessa: nel 1981 il Teatro alla Scala chiamò per la regia della nuova produzione delle Nozze Giorgio Strehler, (le scene furono affidate a Ezio Frigerio e i costumi a Franca Squarciapino) ciò che ne scaturì fu uno spettacolo di una purezza indimenticabile (anche se non del tutto inedito visto che in realtà era in parte una ripresa dello spettacolo parigino del 1973 che tuttavia Strehler aveva abbandonato all’ultimo). Lo spettacolo, che divenne ben presto una delle produzioni più iconiche della Scala (assieme al Rigoletto di Gilbert Deflo e a La Traviata di Liliana Cavani) è stato ripreso negli ultimi 35 anni in 9 stagioni (per un totale di ben 68 repliche), probabilmente anche alla luce dell’ultima disastrosa ripresa del 2012 si è preferito mettere in disparte (magari anche solo temporaneamente) lo storico spettacolo di Strehler.
Il difficile compito di superare l’eredità di Strehler è toccato al giovane regista inglese Frederic Wake-Walker (giunto alla ribalta dopo un’interessante regia de La finta giardiniera nell’ottobre 2014 a Glyndebourne) che ha portato in scena uno spettacolo senz’altro con luci ed ombre (ombre che si addensano soprattutto tra il terzo e il quarto atto) ma che tuttavia è riuscito a restituire uno spettacolo fresco e divertente che senza stravolgere troppo la storia originale saprà comunicare, a diversi livelli, più facilmente con il pubblico del giorno d’oggi. Wake-Walker propone una complessa lettura metateatrale del testo dapontiano, in cui la farsa settecentesca messa in scena durante i primi due atti finisce per prendere il sopravvento sulla realtà quotidiana dei cantanti (tanto che le Nozze, sembrano svolgersi all’interno di un asettica cappella per matrimoni di Las Vegas dei nostri giorni) mentre l’intero quarto atto si svolge in un candido giardino all’italiana disseminato di sedie nere.

Lo spettatore è introdotto durante l’ouverture, sul palco vuoto, che rapidamente viene animato dai vari personaggi dell’opera richiamati da Figaro che con l’aiuto di uno stuolo di severissime assistenti iniziano rapidamente a montare la scenografia dello spettacolo (una trovata che ricorda molto da vicino l’inizio de La Scala di Seta di Damiano Michieletto, approdata in scala nel 2013), lasciando alla fine visibili allo spettatore comunque elementi del dietro le quinte. La finzione scenica si interseca di continuo con la realtà fuori dalla scena creando situazioni bizzarre e divertenti. Molto carina è per esempio la creazione dei suoni di scena, come il rumore di schiaffi o pugni, creati con strumenti appositi dalle zelanti assistenti, così come spunto di divertimento è la presenza di un suggeritore al lato del palcoscenico che, zelante come le assistenti, segue parola per parola la rappresentazione, pronto a suggerire la battuta quando qualcuno dei personaggi se la dimentica. E’ dopo la celebrazione delle nozze di Figaro e Susanna (e di Marcellina e Bartolo) che la realtà e il gioco del teatro si fondono. Non si vede più dietro le quinte e a ricordarci il gioco metateatrale rimangono solamente le assistenti con alcune piccole incursioni, perché quello che succede dopo è la realtà, ambientata in un tempo più vicino a noi che al Settecento dei primi due atti. La transizione tra le due parti dello spettacolo non è chiarissima allo spettatore e solamente con un po’ di riflessione si può arrivare a comprendere quello che, almeno secondo noi, era l’intento del regista. Rimangono quindi più fruibili i primi due atti che gli ultimi due, che anche visivamente risultano meno accattivanti.

Il cast vocale presente sul palcoscenico scaligero era di primo livello e tutti sono risultati ottimi interpreti sia a livello canoro che a livello interpretativo con un paio di punte di eccellenza. Susanna era Golda Schultz, al suo debutto scaligero. Il soprano sudafricano è risultato divertente e disinvolto sia nella caratterizzazione vocale che in quella attoriale.  così come anche il “saltellante” Figaro di Markus Werba. Elegantemente androgino il Cherubino di Marianne Crebassa, ormai una habituée della Scala che grazie alla sua voce cristallina di mezzosoprano ha convinto anche in questo caso in uno dei ruoli più amati di tutta l’opera. Eccellente la coppia “nobile” dell’opera, Carlos Alvarez nella parte del Conte, protagonista di uno dei momenti musicalmente più belli di tutta la serata, ossia l’aria Hai già vinto la causa, e l’attesissima Diana Damrau nel ruolo della Contessa. Dopo aver cantato Susanna nel 2006 nello spettacolo di Strehler di cui abbiamo parlato precedentemente, ora il soprano tedesco si dedica ad uno dei personaggi più interessanti di tutta l’opera, riuscendo bene a farne fuoriuscire i dissidi interiori, i desideri e le debolezze. Ben cantante e interpretate entrambe le arie, Porgi amor e Dove sono, a lungo applaudite. Bene anche i comprimari impegnati in alcuni casi anche in più ruoli: Anna Maria Chiuri era Marcellina, Andrea Concetti era Bartolo e Antonio, Kresimir Spicer era Basilio e Don Curzio. Completavano il cast tre giovani cantanti dell’Accademia di Perfezionamento per Cantanti Lirici della Scala, Theresa Zisser (Barbarina), Francesca Manzo e Kristin Sveinsdottir (due contadine).
L’anello debole della performance musicale è stata la algida direzione dell’austriaco Franz Welser-Möst, rivelatasi troppo solenne e avara di verve e per questo motivo poco adatta a nostro parere ad una partitura leggera e briosa come quella delle Nozze. Se l’inizio è stato quindi alquanto incerto e lento, segnaliamo che l’andamento è migliorato nel corso degli ultimi due atti.

Il pubblico ha decretato un buon successo a tutti gli interpreti (calorosissimi gli applausi per Diana Damrau) con aperte (e a nostro parere pretestuose) contestazioni al direttore e al regista; si è comunque trattato di uno spettacolo godibile, che si trovava a combattere con un classico del repertorio scaligero e con il ricordo di un regista ad oggi indimenticato e indimenticabile per la città di Milano.  


 

Teatro alla Scala
26 ottobre – 27 novembre 2016

Le Nozze di Figaro

Musica – Wolfgang Amadeus Mozart
Libretto – Lorenzo da Ponte

Nuova produzione Teatro alla Scala

Direttore – Franz Welser-Möst
Maestro del coro – Bruno Casoni
Regia – Frederic Wake-Walker
Scene e costumi – Antony McDonald
Luci – Fabiana Piccioli

Coro e Orchestra del Teatro alla Scala

Il Conte d’Almaviva – Carlos Alvarez
La Contessa d’Almaviva – Diana Damrau
Susanna – Golda Schultz
Figaro – Markus Werba
Cherubino – Marianne Crebassa
Marcelliana – Anna Maria Chiuri
Bartolo/Antonio – Andrea Concetti
Basilio/Don Curzio – Kresimir Spicer
Barbarina – Theresa Zisser

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