James Bradburne prosegue nel suo cammino di rinnovamento della Pinacoteca di Brera con l’obiettivo oramai fisso su quel 2018, che dovrebbe vedere la nascita di quella “Grande Brera” sognata ormai tanti (forse troppi) anni fa da Franco Russoli; infatti nel corso del 2018 è prevista l’apertura di Palazzo Citterio, che dovrebbe andare ad ospitare le collezioni novecentesche di Brera (e probabilmente anche alcune opere provenienti dalle collezioni del Comune di Milano e oggi esposte al Museo del Novecento).
Dopo primo intervento (decisamente più soft) coronato dal “Primo Dialogo” che ha visto esposto accanto allo Sposalizio di Raffaello, quello di Perugino, è seguito il ben più importante intervento di riallestimento che ha interessato le prime sale della pinacoteca e che soprattutto ha visto ricollocato, in maniera più adeguata, il Cristo Morto del Mantegna; infine solo poche settimane fa è stata riaperta la Porta Gregotti e risistemata per intero la zona d’ingresso e la biglietteria del museo (eliminando il fastidioso passaggio obbligatorio sia in entrata che in uscita dal bookshop).
In occasione del nuovo intervento, che ha visto il riallestimento delle sale dalla XXVII all XXXII, è stato presentato un “Terzo Dialogo” incentrato attorno al Caravaggio. Questo terzo dialogo ha comportato un deciso salto di qualità, non tanto per le opere esposte (inarrivabile il primo dialogo con Raffaello e Perugino) ma bensì per la proposta culturale che vede, finalmente, il museo porsi non come semplice luogo espositivo ma come luogo di studio, ricerca, confronto e di dialogo, dove ragionare attorno alle opere.
L’acceso dibattito sorto attorno a questo dialogo è stato suscitato dalla decisione di esporre accanto alla Cena in Emmaus di Caravaggio, la Giuditta che decapita Oloferne, quadro riscoperto solo nel 2014 a Tolosa e attribuito da alcuni tra mille polemiche al Merisi; accanto a questa tela Brera presenta anche la Giuditta che decapita Oloferne (1607) di Louis Finson, proveniente dalle Gallerie d’Italia di Napoli, ritenuta una copia dell’originale di Caravaggio; l’accostamento delle due opere permetterà a chiunque decida di visitare la pinacoteca nei prossimi mesi (l’esposizione proseguirà fino al 5 febbraio prossimo) di farsi una propria idea sull’attribuzione dell’opera. Completano il dialogo altre tre opere che possono aiutare il visitatore a riflettere sul mondo dei copisti di Caravaggio: Sansone e Dalila (dopo 1600-1617) di Louis Finson del Musée des Beaux-Arts di Marsiglia; la Maddalena in estasi (1612) sempre di Louis Finson e anche questa proveniente dai Marsiglia completa l’esposizione un ulteriore copia della Maddalena in estasi di collezione privata.
Abbandoniamo ora le polemiche attributive per parlare della vera vincitrice di questo dialogo, ossia la Pinacoteca stessa, che può finalmente vantare una nuova sistemazione delle sale dedicate ai manieristi e al barocco (ossia ben 7 sale). Le prime cose che saltano all’occhio sono senza dubbio l’eliminazione del giallo alle pareti (sostituito dal bordeaux e dal grigio) e la penombra diffusa (vero filo conduttore del riallestimento di Bradburne); altro elemento fondamentale di questa risistemazione è lo spostamento della Cena in Emmaus di Caravaggio, che viene finalmente valorizzata in maniera adeguata (togliendola dall’angolo a cui era stata relegata); infine è stata pensata una nuova illuminazione delle singole opere (donata da alcuni dei membri degli Amici di Brera); questa nuova illuminazione riesce a dare nuova vita ad alcuni capolavori del Seicento che fino ad ora erano resi muti e quasi dimenticati.
Terzo dialogo
Attorno a Caravaggio
Pinacoteca di Brera – Milano
10 novembre 2016 – 05 febbraio 2017
a cura di Nicola Spinosa
catalogo edito da Skira
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