Sono passati 400 anni dalla morte di William Shakespeare e tutto il mondo teatrale celebra l’anniversario del Bardo mettendo in scena le sue immortali pièce teatrali. Esistito o meno, un autore unico o un gruppo di autori poco importa: Shakespeare continua a parlarci del nostro mondo, dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni, attuali ieri come oggi. Dopo il Macbeth di e con Franco Branciaroli presentato al Piccolo Teatro (che abbiamo recensito qui), è toccato al Teatro dell’Elfo omaggiare il grande drammaturgo inglese. Dopo numerose produzioni shakespeariane, quest’anno è stata la volta di Otello, la tragedia della gelosia e l’Elfo ha deciso di presentarla in una traduzione di Ferdinando Bruni, con la regia di Elio De Capitani e Lisa Ferlazzo Natoli. Tragedia della gelosia, ma anche e soprattutto dell’inganno e del male intrinseco nell’animo umano, Otello ci mostra com’è facile ingannare e circuire per la gloria personale; una storia di un uomo in apparenza forte e sicuro che si dimostra fragile e manipolabile. Portare in scena il lungo testo shakespeariano è impresa ardua, per la complessità delle emozioni coinvolte, ma anche per la vera e propria lunghezza del testo. La sfida dell’Elfo è stata sicuramente vinta, riuscendo a tenere alta, altissima l’attenzione degli spettatori per tutte le 3 ore e mezza di spettacolo, senza mai annoiare. Il primo merito va sicuramente a Ferdinando Bruni che propone una nuova traduzione che da un lato si dimostra fedele in toto all’originale, ma allo stesso tempo si dimostra fresca, coinvolgente, musicale, attuale e capace di trasmettere quella commistione di tragico e comico, di lingua alta e lingua bassa sempre presente nelle opere shakespeariane. A nostro parere si è trattato di un ottimo punto di partenza per una produzione di Otello riuscita sotto ogni aspetto e che ha saputo emozionarci e divertirci. Minimaliste e moderne, ma funzionali ed efficaci le scene pensate da Carlo Sala: teloni aprono e chiudono uno spazio centrale realizzato con delle semplici impalcature che contornano il palcoscenico, lasciando intravedere però lo spazio extra scenico che diventa spesso parte integrante della narrazione drammaturgica. Moduli mobili aiutano a creare semplici elementi scenici tra cui il famigerato letto di morte dove Desdemona sarà soffocata. Grazie a pochi movimenti di quei teloni di cui si è detto precedentemente vengono ricreati i vari ambienti della vicenda (per esempio è da dietro un telo trasparente che Otello ascolta la conversazione tra Iago e Cassio che convince il Moro dell’infedeltà di Desdemona) e in modo molto suggestivo viene simulato il mare in tempesta nel primo atto sulla via da Venezia verso Cipro. Ruolo importante anche alla fine della tragedia, dove quello stesso telo ricopre tutta la scena e i corpi dei defunti. Si è trattato di un impianto scenico molto semplice, ma allo stesso tempo davvero incisivo che ha ben coadiuvato le vicende. Altrettanto interessanti i costumi, semplici ed eleganti, sempre curati da Carlo Sala che hanno inserito la vicenda in una dimensione atemporale che ben rispecchia l’immortalità del testo. Il cast era composto da attori ben noti al pubblico avvezzo a frequentare l’Elfo Puccini. Lo stesso De Capitani era impegnato nel ruolo del titolo è dalla sua interpretazione fuoriesce un uomo forte, deciso quando si tratta di combattere, ma debole quando si tratta di confrontarsi con i rapporti sociali e con l’amore. Si dimostra amorevole e servizievole nei confronti della dolce Desdemona, ma non riesce a dominarsi nel momento in cui si trova a doversi fidarsi. Una bella interpretazione a tutto tondo di uno dei personaggi più interessanti della produzione shakespeariana. Coprotagonista a tutti gli effetti, l’alfiere di Otello era interpretato da Federico Vanni che rivela uno Iago spinto dal voler fare del male agli altri per perseguire i suoi scopi, forse non uno Iago affascinante nella sua perfidia, ma convincente proprio per la normalità e per la mediocrità della sua cattiveria, un uomo comune, tagliente e ironico, deciso a prevalere sugli altri. Nobile e decisa la Desdemona di Camilla Semino Favro, calibrata, ma capace di momenti emozionanti di dolcezza. Benissimo anche tutti gli altri personaggi/attori, a cominciare dall’impulsivo Cassio di Angelo Di Genio per continuare con l’Emilia di esperienza di Cristina Crippa, lo sfortunato e divertente Roderigo di Alessandro Averone (impegnato anche nel ruolo del buffone) e gli ottimi Carolina Cametti (Bianca), Gabriele Calindri (Brabanzio/Graziano), Massimo Somaglino (Doge/Montano), Michele Costabile (Ufficiale/Lodovico).
Un ottimo spettacolo, giocato su un ritmo che non cala mai e che aiuta, come abbiamo già detto, a mantenere alta l’attenzione dello spettatore. Uno dei migliori spettacoli di questo inizio stagione è un ottimo modo per festeggiare il Bardo. Lunga vita a Shakespeare!
ph. Luca del Pia