A pochi giorni dall’inizio della nuova stagione d’opera scaligera (che aprirà con Madama Butterfly di Puccini, diretta da Riccardo Chailly e con la Regia di Alvis Hermanis) vogliamo fare un bilancio di questa stagione 2015/2016 del Teatro alla Scala. Si è trattata della seconda stagione interamente ideata dal sovrintendente Alexander Pereira e la prima per Riccardo Chailly come direttore musicale. Tanti gli spunti positivi all’interno della programmazione scaligera di quest’anno, con alcuni spettacoli che sicuramente non dimenticheremo. Non abbiamo avuto l’opportunità di vedere tutte le opere in cartellone, ma qui di seguito trovate un nostro commento sulla stagione appena trascorsa, con la nostra personale classifica.
La delusione più grande sicuramente viene dalla nuova produzione de Die Zauberflöte, in scena dopo l’estate come spettacolo riservato dell’Accademia del Teatro alla Scala. Diversamente da quanto solitamente fatto con l’Accademia, da questa stagione si è deciso di affidare ad un grande regista la produzione di un’opera con un nuovo allestimento, invece che puntare sulla ripresa di uno spettacolo già visto. Quest’anno l’onore e l’onere è andato a Peter Stein che però ha disatteso le aspettative creando un fin troppo semplicistico Flauto Magico, soprattutto se paragonato all’elegantissimo e suggestivo Flauto di William Kentridge visto in Scala nel 2011. Tolto questo che a nostro parere è stato il peggior spettacolo della stagione, possiamo dire che la stagione si è dimostrata molto interessante, capace di affascinare il pubblico con alcuni grandi titoli del repertorio più amato, ma allo stesso tempo aprendo la Scala a titoli meno conosciuti, ma che si sono rivelati altrettanto stimolanti e interessanti. Tra i grandi titoli del repertorio che hanno rinnovato il loro successo vogliamo segnalare innanzitutto il Rigoletto nello storico allestimento di Gilbert Deflo che ha vantato la presenza di un terzetto di protagonisti d’eccezione che ha fatto veramente faville: Leo Nucci come Rigoletto, la debuttante Nadine Sierra come Gilda e il tenore Vittorio Grigolo come Duca di Mantova, tutti e tre applauditissimi. Altrettanto positiva la ripresa dell’affascinante allestimento di Federico Tiezzi del Simon Boccanegra, che ha accolto alla bacchetta il ritorno di Myung-Whun Chung con un doppio cast che ha riscosso grande successo capitanato da due leoni del palcoscenico, Leo Nucci e Placido Domingo accompagnati da Carmen Giannattasio e Krassimira Stoyanova nel ruolo di Amelia, Dmitry Beloselskiy, Giorgio Berrugi e Massimo Cavalletti. Nel segno di Verdi si era anche aperta la stagione con l’allestimento di una delle sue opere di galera, di certo poco amata e poco conosciuta, la Giovanna d’Arco, che ha convinto per la parte musicale grazie alla bella direzione di Riccardo Chailly e alla presenza degli ottimi Anna Netrebko e Francesco Meli, supportata dalla coinvolgente e intrigante regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier. A nostro parere, nonostante la buonissima riuscita dello spettacolo in toto, la scelta della Giovanna come opera inaugurale è stata un po’ azzardata. Un’opera del repertorio più noto ha potuto godere di una nuova produzione e parliamo delle chiacchieratissime Nozze di Figaro di cui vi abbiamo già ampiamente raccontato, con una direzione algida di Franz Welser-Möst, un buon cast in cui spiccavano la Contessa di Diana Damrau e il Conte di Carlos Alvarez, portata in scena con l’altalenante allestimento del giovane regista britannico Frederic Wake-Walker che ha diviso il pubblico scaligero.
Due parole ora sulle opere meno battute del repertorio, ma che hanno saputo sicuramente conquistare noi e gli spettatori del Teatro alla Scala. Nell’intento di portare al Piermarini il repertorio barocco, per la stagione 2015/16 è stato presentato in forma scenica l’oratorio di Händel Il trionfo del tempo e del disinganno in una criptica ed intellettuale produzione di Jürgen Flimm proveniente da Zurigo e Berlino e diretta da un esperto del repertorio come Diego Fasolis. All’opposto troviamo la decadente straussiana Rosenkavalier nel rarefatto ed elegante allestimento di Harry Kupfer per il Festival di Salisburgo che ha fatto sognare gli spettatori con le sue vedute viennesi accompagnate da un’ottima esecuzione musicale, guidata da Zubin Mehta con la grande Mareschallin di Krassimira Stoyanova. Veniamo ora alle due punte di diamante della stagione, i due spettacoli che più ci hanno emozionato: da un lato la produzione pucciniana di quest’anno curata da Riccardo Chailly, La Fanciulla del West nell’allestimento emozionante e cinematografico firmato da Robert Carsen e dall’altro il dittico di Maurice Ravel L’heure espagnole e L’enfant et les sortilèges dirette da Marc Minkowski nell’allestimento proveniente da Glyndebourne. Entrambe sono riuscite a farci entrare nei rispettivi mondi e a farci immergere del tutto nelle rispettive storie: dalla California dei cercatori d’oro e dei banditi alla Toledo dell’orologiaio Torquemada per poi approdare nel mondo fantastico fatti di tazze e alberi parlanti che animano la mente dell’enfant. Anche il livello musicale delle due performance è stato molto buono (anche se con alcuni problemi per la protagonista della Fanciulla, causa indisposizione dell’interprete prevista in origine), completando così due serate musicalmente e teatralmente da ricordare.
In attesa quindi della prima scaligera della prossima settimana, ecco la nostra personale classifica delle produzioni di quest’anno con un rimando alle nostre recensioni, con l’augurio alla Scala di una buona nuova stagione!
- La Fanciulla del West
- L’heure espagnole e L’enfant et les sortilèges
- Rigoletto
- Nozze di Figaro
- Rosenkavalier
- Simon Boccanegra
- Giovanna d’Arco
- Trionfo del tempo e del disinganno
- Die Zauberflöte