Il Teatro alla Scala apre la sua nuova stagione con Madama Butterfly di Giacomo Puccini (un titolo pucciniano torna così ad aprire la stagione della Scala dopo ben 33 anni, risale infatti alla Turandot del 7 dicembre 1983 l’ultima prima scaligera legata a Puccini), il M° Riccardo Chailly (dopo la riproposizione della prima versione delle Fanciulla del West lo scorso anno) ha scelto di proporre questa Butterfly nella prima versione, che debuttò (con uno dei più clamorosi fiaschi che si ricordi) proprio alla Scala il 17 febbraio 1904.
La regia è stata affidata al lettone Alvis Hermanis (che aveva già debuttato alla Scala con la regia dei Due Foscari e con il riallestimento di Die Soldaten) che ha creato uno spettacolo di indiscussa bellezza ed intelligenza e di rara raffinatezza ed eleganza, che va a coronare gli eventi per le celebrazioni dei 150 anni dei rapporti tra Italia e Giappone, (celebrazioni che a Milano si sono aperte con la mostra di Palazzo Reale dedicata a Hokusai, Hiroshige e Utamaro, di cui vi avevamo già parlato qui). Lo spettacolo pensato da Hermanis (che firma anche le scene con Leila Fteita) è estremamente rispettoso del testo originale e (come anche in molti altri spettacoli di Hermanis) ricco di riferimenti artistici (in questo caso proprio le stampe dei maestri giapponesi) che vengono proiettati sulle pareti di carta di riso della “casa a soffietto” di Cio-Cio-San e che aiutano ad ambientare e caratterizzare in maniera estremamente efficace tutta la triste vicenda. Poetico ed emozionante, questo allestimento raggiunge il suo punto massimo a nostro parere nel duetto tra Cio-Cio-San e Suzuki, Muovi quella fronda di ciliegio, dove il giardino di ciliegi in fiore entra letteralmente in casa circondato da stampe giapponesi di Hokusai raffiguranti proprio ciliegi in fiore e così magicamente anche lo spettatore assapora la primavera che la piccola Butterfly vuole spandere per la casa prima dell’attesissimo ritorno di Pinkerton.
Altrettanto belli e raffinati sono i coloratissimi costumi di Kristine Jurjane, impreziositi dalle splendide acconciature riprese direttamente dai famosi ritratti di Utamaro. Da lodare in ogni caso il lavoro di Hermanis e del suo numeroso team, andati alla ricerca di elementi della cultura giapponese dell’epoca che riuscissero a ridarci la storia nel modo più veritiero possibile. Ecco quindi che vediamo movenze provenienti dal teatro kabuki, sia nelle danzatrici che accompagnano alcuni significativi momenti dell’opera, sia nella stessa Butterfly, che alla fine si uccide riproducendo movimento dopo movimento il rituale classico dell’harakiri.
Come abbiamo già detto, musicalmente, la versione scelta da Chailly per questa apertura di stagione è stata la primissima versione di Madama Butterfly, talmente fischiata alla Scala che Puccini tornò a metterci mano per ripresentarla qualche mese dopo con grandissimo successo al Grande di Brescia. Interessante riscoperta quella operata da Chailly che ha permesso di indagare il percorso che ha portato Puccini alla seconda e definitiva versione della tragedia giapponese. E’ proprio grazie all’ascolto di questa versione che forse riusciamo ora ad apprezzare ancora di più la versione che abitualmente ascoltiamo in teatro: più snella, più emotiva e più emozionante, meno dispersiva, rispetto a questa versione originale che troviamo ricca di giapponeserie e momenti che spesso vanno ad interrompere climax drammaturgici centrali. Un esempio su tutti è sicuramente l’aggiunta di un paio di battute all’interno del duetto del finale del primo atto, Viene la sera … E l’ombra e la quiete, che interrompe letteralmente un momento di grande tensione drammatica, dove la struggente musica pucciniana riesce a dare il suo meglio. Il cast era formato in primis dal soprano uruguayano Maria José Siri che debuttava nel ruolo proprio ieri sera, offrendo un’ottima prova. Già da tempo interprete pucciniana, dalla squillante voce lirica, la Siri è riuscita bene a rendere le sfaccettature dell’impegnativo ruolo di Buttterfly, costretta in scena dal momento dell’entrata nel primo atto e per il lungo e gravoso secondo atto che in questa versione dura ben un’ora e mezza. Ha tempo per crescere nell’interpretazione di un ruolo complesso, nel percorso di crescita di una bambina che diventa donna e madre. Carlos Alvarez, di recente un ottimo Conte Almaviva delle Nozze scaligere (qua la nostra recensione), ha saputo offrire una solida interpretazione sia vocale che attoriale del Console. Ottima anche la Suzuki dalla bella voce brunita di Annalisa Stroppa, capace di rendere la fedele serva di Butterfly. Anello debole tra i protagonisti è il tenore americano Bryan Hymel impegnato nell’infame ruolo di Pinkerton. Baldanzoso nel ruolo dell’americano colonialista e conquistatore, risulta a tratti difficile sentirlo dalla sala a causa della voce che fatica a proiettarsi in avanti e lo si trova a volte in difficoltà nella pronuncia italiana di alcune parole del libretto. Ottimi tutti i numerosi comprimari che formano il parentado giapponese di Cio-Cio-San, segnalando l’eccellente Goro di Carlo Bosi.
Emozionante la prova del coro del Teatro alla Scala, impegnato nel magnifico coro a bocca chiusa, momento di transizione fondamentale a metà del secondo atto.
Riccardo Chailly (che ha debuttato nel mondo dell’opera proprio con Madama Butterfly a Chicago nel 1974) si è ritrovato alla testa dell’orchestra del Teatro alla Scala e ha diretto la partitura con estremo trasporto, un tocco decisamente delicato e preciso che ha permesso di mettere in luce ogni tema, evidenziando i momenti più meramente sinfonici della partitura. Pecca solo per il volume dell’orchestra, a tratti troppo forte per sentire appieno i cantanti impegnati in palcoscenico.
Uno spettacolo sicuramente da vedere e un inizio di stagione che speriamo sia di buon auspicio per le prossime opere del cartellone. Domani la prima ufficiale che vi invitiamo a non perdere!
Teatro alla Scala
7 dicembre 2016 – 8 gennaio 2017
Madama Butterfly
Musica di Giacomo Puccini
libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Madama Butterfly (Cio-Cio-San) Maria José Siri
Suzuki Annalisa Stroppa
Kate Pinkerton Nicole Brandolino
F.B. Pinkerton Bryan Hymel
Sharpless Carlos Alvarez
Goro Carlo Bosi
Il principe Yamadori Costantino Finucci
Lo zio Bonzo Abramo Rosalen
Yakusidé Leonardo Galeazzi
Il Commissario imperiale Gabriele Sagona
L’ufficiale del registro Romano Dal Zovo
La madre di Cio-Cio-San Marzia Castellini
La zia Maria Miccoli
La cugina Roberta Salvati
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
direttore Riccardo Chailly
maestro del coro Bruno Casoni
regia Alvis Hermanis
scene Alvis Hermanis e Leila Fteita
costumi Kristine Jurjane
luci Gleb Filshtinsky
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