La Ur-Butterfly torna ad essere rappresentata alla Scala riscattando, ad oltre un secolo di distanza, l’insuccesso del 1904. Questa versione, senz’altro più raffinata ma meno compiuta e d’effetto rispetto a quella definitiva (alla quale tutti siamo abituati), inaugura la stagione scaligera 2016/2017 per la direzione di Ricardo Chailly e la regia di Alvis Hermanis.
La resa musicale è l’aspetto che in questa produzione genera la più totale soddisfazione. Il maestro Chailly scava nelle pieghe più recondite del capolavoro di Puccini mettendone in evidenza gli aspetti più particolari. L’orchestra gioca un ruolo fondamentale in questo lavoro di cesello e, così come per La fanciulla del West, suona in modo eccellente. Lo stesso si può dire del contributo del coro cui però, in quest’opera, non è destinata che qualche brevissima parentesi nel primo atto e il famigerato intervento a bocca chiusa in quello che in questa versione è il secondo atto.
Per quanto la cifra estetica risulti nel complesso assai elegante, complice l’eccellente lavoro artigiano dei laboratori scaligeri (tra le quali spiccano le meravigliose parrucche realizzate da Michele Tiano), la regia di Alvis Hermanis non lascia il segno. Tutto è sviluppato secondo una gestualità convenzionale utilizzando inoltre una porzione di piano molto vicina al proscenio, di dimensioni assai contenute. Così facendo si riduce di molto la libertà di azione dei solisti stessi, che ben poco possono di fronte ad una simile staticità. Le scene di Leila Fteita, progettate in collaborazione con lo stesso Hermanis, sono articolate in un impianto praticabile su tre livelli. Al piano inferiore c’è la magione di Butterfly; il primo livello è destinato ai mimi all’ingresso di Butterfly mentre sull’ultimo compare lo zio Bonzo nel rinnegamento. A dispetto delle riserve inerenti la regia i costumi di Kristine Juriane sono davvero degni di nota così come preziosi sono infine il disegno luci di Gleb Fishtinskj e i video di Ineta Sipunova.
Venendo al cast, Maria Josè Siri è un soprano di natura più lirica che drammatica. Il timbro è chiaro e la voce di adeguata sonorità. A dispetto di una figura che poco ha di puerile, assai penalizzata dal trucco, è una Butterfly più che adeguata sia vocalmente che nella recitazione. Eccellente nell’amministrare le proprie risorse nel primo atto, affronta il secondo atto in modo esemplare riscuotendo un meritatissimo successo personale. Bryan Himel, assente dalla scala dalla Carmen dell’autunno 2010, è un validissimo Pinkerton, così come Carlos Alvarez un ottimo Sharpless. Una piacevole sorpresa è invece Annalisa Stroppa, la Emilia dell’ultimo Otello rossiniano del 2015. Il mezzosoprano bresciano mostra in questa sua Suzuki un simile impegno in termini interpretativi che non può che meritare una menzione d’onore. Eccellente è Carlo Bosi (Goro) così come il nutrito stuolo di interpreti impegnati nelle parti di fianco.
Teatro alla Scala
Milano 7 dicembre 2016 – 8 gennaio 2017
Madama Butterfly
musiche di Giacomo Puccini
libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Madama Butterfly (Cio-Cio-San) Maria José Siri
Suzuki Annalisa Stroppa
Kate Pinkerton Nicole Brandolino
F.B. Pinkerton Bryan Hymel
Sharpless Carlos Alvarez
Goro Carlo Bosi
Il principe Yamadori Costantino Finucci
Lo zio Bonzo Abramo Rosalen
Yakusidé Leonardo Galeazzi
Il Commissario imperiale Gabriele Sagona
L’ufficiale del registro Romano Dal Zovo
La madre di Cio-Cio-San Marzia Castellini
La zia Maria Miccoli
La cugina Roberta Salvati
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
direttore Riccardo Chailly
maestro del coro Bruno Casoni
regia Alvis Hermanis
scene Alvis Hermanis e Leila Fteita
costumi Kristine Jurjane
luci Gleb Filshtinsky
ph. Brescia Amisano – Ineta Sipunova