Come preannunciato già da qualche mese, la grande mostra monografica dedicata dalle due sedi veneziane della Fondazione Pinault (Palazzo Grassi e Punta della Dogana) a Damien Hirst, si è rivelata come uno dei principali (se non il più importante) evento espositivo visto (almeno fino ad ora) quest’anno in Italia.
Con il grande progetto veneziano, sviluppato dall’artista britannico nel corso di più di un decennio, Damien Hirst torna ad esporre opere inedite, dopo alcuni anni di inattività artistica, anni durante i quali ha (tra le varie cose) inaugurato il suo spazio espositivo, la Newport Street Gallery di Londra. Come accennato poco fa, per la prima volta la Fondazione Pinault ha affidato ad un unico artista l’onere e l’onore di occuparsi di entrambe le sedi veneziane e così facendo, ha reso possibile la realizzazione di un grande progetto e di rendere reale un sogno di Hirst, ossia quello di raccontare tramite circa 200 opere una sua personalissima favola.
I presupposti della mostra veneziana di Hirst sono raccontati dalla curatrice Elena Geuna, nel testo che apre il catalogo. Tutto nascerebbe infatti dal fantastico ritrovamento avvenuto nel 2008, a largo delle coste dell’Africa sudorientale, del relitto dell’Apistos, il leggendario vascello del ricchissimo liberto Cif Amotan II, affondato verso la fine del I secolo d.C. Il naufragio dell’imbarcazione avrebbe trascinato con sé, negli abissi dell’Oceano Indiano, la favolosa collezione che Amotan aveva riunito negli anni; secondo la leggenda la ricchissima collezione del liberto era in viaggio per essere portata in dono ed esposta all’interno di un grande tempio, costruito per l’occasione dallo stesso Amotan, nei pressi di Asit Mayor. L’affondamento dell’imbarcazione consegnò alla leggenda il favoloso tesoro di Amotan, almeno fino ad oggi… o forse no.
L’espediente narrativo (di manzoniana memoria) del ritrovamento serve a Hirst per impaginare una mostra incredibile che non ha nulla a che vedere con quanto fatto fino ad ora dall’artista britannico. Dimenticate gli animali in formaldeide, i pallini colorati, le composizioni di farfalle e insetti o i teschi tempestati di diamanti, per quest’occasione Hirst ha vestito (per lo più) i panni del narratore, ideando non solo le fantasmagoriche opere esposte (opere di cui vi parleremo tra poco) che compongono la mostra, ma soprattutto, ideando una mitologia, una storia ed un universo che potessero contenere, giustificare e dare una lettura a tutte le opere esposte.
Nelle due sedi della mostra è raccolto l’intero strabiliante contenuto del fantasmagorico relitto dell’Apistos; statue, vasi, maschere, monili lingotti e monete popolano i suggestivi spazi di Punta della dogana e le eleganti sale di Palazzo Grassi; tra le più impressionanti realizzazioni c’è sicuramente la grande statua (alta 18 metri) Demon with Bowl che accoglie i visitatori nella corte interna di Palazzo Grassi e i due grandi gruppi raffiguranti Hydra and Kali che si fronteggiano occupando il cuore dello spazio di Punta della dogana. Estremamente affascinante la sala 23 di Palazzo Grassi, che oltre ad ospitare una minuziosa riproduzione in scala dell’Apistos, (con tanto di presunta disposizione a bordo dei vari reperti) raccoglie 44 disegni che testimonierebbero la diffusione del mito del naufragio dell’imbarcazione di Amotan nel corso dei secoli. Bellissime anche le numerose fotografie dei ritrovamenti subacquei dei reperti, che disseminate per varie sale della mostra aiutano lo sviluppo della narrazione della mostra di Hirst.
La mostra è accompagnata da un prezioso (e poderoso) catalogo edito in Italiano, Inglese e Francese pubblicato da Marsilio Editore e da Other Criteria.
Una mostra incredibile che non può non conquistare i visitatori (o lasciare indifferenti) a cui viene richiesto un vero e proprio atto di fede. Damien Hirst con questa grande mostra(e con la cura maniacale per ogni dettaglio) è prepotentemente tornato al centro della scena artistica mondiale proponendo al pubblico una grandiosa Wunderkammer, frutto della sua sfrenata fantasia; l’artista inglese ha creato (grazie al supporto di Pinault) qualcosa di veramente strabiliante e che difficilmente sarà replicabile. Quella organizzata dalla Fondazione Pinault è senza dubbio uno degli avvenimenti culturale più interessanti realizzati in Italia negli ultimi anni, una mostra che vi consigliamo di non farvi sfuggire.
Treasures
for the Wreck
of the Unbelievable.
Damien Hirst
Palazzo Grassi | Punta della Dogana
Venezia | 9 aprile – 3 dicembre 2017
Pinault Collection
a cura di Elena Geuna
progetto museografico Wilmotte & Associés Architectes
catalogo edito da Marsilio Editori e Other Criteria
#DamienHirstTreasures
ph. Photographed by Christoph Gerigk © Damien Hirst and Science Ltd. All rights reserved, DACS/SIAE 2017