Gazza Ladra, Teatro alla Scala, Milano, Opera, Teatro

Ninetta: la magniloquenza tragica al servizio della realtà rurale

Dopo oltre un secolo La gazza ladra ritorna al Teatro alla Scala in una produzione la cui regia è stata ingiustamente bistrattata. Con Riccardo Chailly sul podio il sublime che permea La gazza ladra dalla prima all’ultima nota ha modo di essere esplorato nelle sue pieghe più recondite. Il dramma semiserio, su libretto del poeta e grammatico meneghino Giovanni Gherardini non è molto affine al gusto del pubblico odierno. Della sua produzione resta ben poco in quanto il Gherardini, considerato all’epoca un intellettuale esimio, in seguito ad un’emiparesi, credendosi spacciato e non desiderando possibili pubblicazioni postume, distrusse quasi tutto ciò che non era stato pubblicato sino a quel momento (tra i quali anche alcuni drammi). Come spesso accade, si sbagliava: visse infatti altri ventisei anni, continuando a soggiornare presso quella che oggi è nota come Casa degli Atellani, in corso Magenta, a Milano, dove morirà ottantatreenne nel gennaio 1861.

Rossini crea un’opera di indescrivibile bellezza riservando per la prima volta a personaggi semplici (motori di una vicenda dalla collocazione rustica) la magniloquenza dei protagonisti del grande teatro classico. Così come mette intelligentemente in luce Chailly nell’intervista rilasciata a Franco Pulcini (pubblicata sul programma di sala): essendo Milano il <<centro dell’illuminismo in Italia… perorando la causa dell’abolizione della pena di morte>> l’insieme delle umiliazioni e la condanna alla pena capitale di Ninetta (cameriera ingiustamente accusata di furto), non poteva che riscuotere un grande successo. Infatti, tra il 1817 e il 1841 vi furono alla Scala circa 159 recite. Di riproposizioni su altri palcoscenici meneghini, chi scrive è solo al corrente di una ripresa nel 1831 al Teatro Carcano, nell’ambito della stagione di carnevale 1830-1831 organizzata dal celebre “triumvirat” Litta – Soresi – Marietti.

Ritornando alla regia, le contestazioni all’indirizzo di Gabriele Salvatores sono francamente ingiustificate. Descrivere la vicenda con delicatezza, attraverso una gestualità nitida e mai grottesca è forse un difetto? Lo sono forse anche il rispetto delle indicazioni didascaliche del libretto e un disegno luci più che variato e ricercato? Se è così allora chi contesta continui a bearsi di produzioni che nulla fanno se non snaturare il senso intrinseco dell’opera con l’unico scopo di esaltare l’individualità del regista (il quale, per carità, ha tutto il diritto di imporre la propria visione, se i responsabili del teatro glielo permettono). Plauso dunque a Salvatores, il quale, forte del gradevole impianto scenico di Gian Maurizio Fercioni ha ricreato uno spazio a metà fra il rurale e il metateatrale, sapientemente illuminato da Marco Filibek. Il corpo mobile posto sulla destra della scena rispetto allo spettatore è articolato su quattro livelli praticabili, così come i palchi di un teatro. Sulla sinistra,invece, la scena si apre in profondità per cinque quinte, usando lo spazio in buona parte della sua potenzialità e questo purtroppo non giova un buon servizio alle voci, che a tratti, a volume, faticano ad imporsi.

Di buon livello complessivo è comunque il cast schierato per l’occasione che trova in Rosa Feola (Ninetta) un’eccellente protagonista. Di Michele Pertusi (Il podestà) non si può dire che bene anche se la parte maggiormente onerosa, tra i due bassi, spetta ad Alex Esposito (Fernando) che vi riesce ugualmente benissimo. Meno convincenti sono purtroppo Teresa Iervolino (Lucia), che parte benissimo nella “cavatinetta” di sortita per poi scemare, e Serena Malfi (Pippo). Un po’ sottotono poi il Giannetto di Edgardo Rocha, e bravi Paolo Bordogna (Fabrizio), Claudio Levantino (nelle duplice vesti di Giorgio e del pretore), Matteo Macchioni (Isacco), Matteo Mezzaro (Antonio) e Giovanni Romeo (Ernesto). Grande e meritato successo al termine della recita del 26 aprile, cui la recensione si riferisce.



Teatro alla Scala
Milano 12 aprile – 7 maggio 2017

La Gazza Ladra
melodramma in due atti
musica di Gioachino Rossini
libretto di Giovanni Gherardini

Direttore Riccardo Chailly

Regia Gabriele Salvatores
Scene e costumi Gian Maurizio Fercioni
Luci Marco Filibeck
Movimenti coreografici Emanuela Tagliavia
Marionette, costumi e animazione a cura della Compagnia Marionettistica Carlo Colla e Figli

Personaggi e interpreti

Ninetta Rosa Feola
Pippo Serena Malfi
Lucia Teresa Iervolino
Fabrizio Vingradito Paolo Bordogna
Giannetto Edgardo Rocha
Fernando Villabella Alex Esposito
Gottardo Michele Pertusi
Ernesto Giovanni Romeo
Giorgio/Il Pretore Claudio Levantino
Antonio Matteo Mezzaro
Isacco Matteo Macchioni
Una Gazza Francesca Alberti

Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
Maestro del Coro Bruno Casoni

teatroallascala.org

Ph. Marco Brescia & Rudy Amisano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *