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I visionari collezionisti che hanno creato il Guggenheim

Ad ottant’anni dalla sua fondazione, a centocinquanta dalla nascita Frank Lloyd Wright e a venti dall’apertura del museo di Bilbao, il Guggenheim Museum di New York celebra se stesso, la sua storia, i suoi fondatori e i donatori, attraverso una grandiosa mostra che raccoglie alcune delle più importanti opere della collezione nei monumentali spazi della rotonda di Wright.

La mostra, curata da Megan Fontanella, celebra i sei moderni pionieri del collezionismo (Solomon R. Guggenheim, Hilla Rebay, Katherine S. Dreier, Karl Nierendorf, Peggy Guggenheim e Justin K. Thannhauser) che con la loro attività e le loro donazioni hanno reso possibile la nascita e lo sviluppo di un’istituzione culturale come il Guggenheim.

Visionaries dà la straordinaria opportunità ai visitatori di vedere riuniti insieme, per la prima volta, i maggiori capolavori che hanno reso famosa la Collezione Guggenheim, a partire dallo straordinario nucleo di capolavori di Vasily Kandinsky (una decina circa), provenienti dalla donazione originale di Solomon Guggenheim, tra cui spiccano: Der blaue Berg (1908-1909), Improvisation 28 (zweite Fassung) del 1912, Einige Kreise (1926) e Komposition 8 (1923). Sempre dalla collezione di Solomon Guggenheim provengono alcune delle altre opere simbolo del museo come i tre capolavori di Marc Chagall: Paris par la fenêtre (1913); Le soldat boit (1911-1912) e La calèche volante (1913); Formes Circulaires (1930) di Robert Delaunay e Carafon, pot et compotier (1909) di Pablo Picasso.
Dalla Thannhauser Collection provengono invece alcuni capolavori dei maestri francesi come: Devant la glace (1876) di Manet, Danseuses vertes et jaunes (1903) di Degas, Palazzo Ducale di Venezia visto da San Giorgio Maggiore (1908) di Monet, oltreché ad alcune splendide opere di Van Gogh come Montagnes à Saint-Remy (1889) e ad una serie di capolavori di Picasso tra cui segnaliamo La repasseuse (1904) e la celeberrima Femme aux cheveux jaunes (1931).
Dalla donazione di Hilla Rebay provengono invece: Composition N.1: Lozenge with Four Lines (1930) di Piet Mondrian e due splendide realizzazioni di Alexander Calder: Yucca (1941) e Untitled (1942). Della donazione di Katherine Dreier sono state esposte, tra le varie opere, Journal et compotier (1916) di Juan Gris e la celeberrima Composition (1929) di Piet Mondrian. Proviene invece dalla donazione di Karl Nierendorf il nucleo di sei opere di Paul Klee, tra le quali ricordiamo Der bayerische Don Giovanni (1919) e Roter Ballon (1922), della stessa donazione ricordiamo anche Maisons à Paris (1911) di Juan Gris e Contraste de formes (1913) di Fernand Léger.
L’ultima parte della mostra è dedicata all’altra grande collezionista della famiglia, ossia Peggy Guggenheim, nipote di Solomon e fondatrice del museo che oggi porta il suo nome a Venezia, un nutrito nucleo delle opere della sua collezione fa ritorno a New York per la prima volta dopo la grande mostra a lei dedicata nel 1969 dal museo. Tra i capolavori esposti spiccano: Nu (esquisse), jeune homme triste dans un train (1911-1912) di Duchamp, Maiastra (1912) di Brancusi, l’Atelier (1928) di Picasso, La voix des airs (1931) di Magritte e The antipope (1941-1942) di Max Ernst. La sezione (e la mostra) si concludono con un’opera dell’artista che più di altri è legato al nome di Peggy Guggenheim, ossia Jackson Pollock, di cui è esposto uno dei suoi grandi capolavori, Alchemy (1947) che torna ad essere esposto in America per la prima volta dopo più di 40 anni.

Fino al 6 settembre (se siete a New York) non perdete l’occasione di avventurarvi lungo la spirale di Wright per ammirare (da Pissarro a Pollock) i più grandi capolavori della collezione Guggenheim, cercando di immaginare la sensazione provata dai visitatori del 1943 quando il Guggenheim di Wright aprì le sue porte. 150 opere che ci raccontano della fortuna di una (o più di una) collezione, ma allo stesso tempo di una passione e di una lungimiranza che portò questi pionieri a sostenere i grandi artisti del loro tempo. Un percorso che può rivelarsi quasi un percorso mistico, visto che  di rampa in rampa ci si ritrova di fronte ad alcuni dei più grandi capolavori del XIX e XX secolo che per qualche mese ancora potranno essere ammirati, uno accanto all’altro, all’interno di un altro capolavoro (questa volta architettonico) com’è il museo stesso.
E se durante la vostra visita al Guggenheim vi dovesse capitare la necessità di una sosta al bagno, non perdete l’occasione di utilizzare una vera e propria opera d’arte, infatti nei bagni del terzo livello Maurizio Cattelan lo scorso settembre ha inaugurato una sua nuova opera dal titolo America che non mancherà di soddisfare le vostre esigenze, offrendovi allo stesso tempo un’esperienza sicuramente irripetibile.


Visionaries: Creating a Modern Guggenheim

Solomon R. Guggenheim Museum – New York
10 febbraio – 6 settembre 2017

a cura di Megan Fontanella

 

#Guggvisionaries

guggenheim.org

 

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