DIE ENTFÜHRUNG AUS DEM SERAIL; Teatro alla Scala, Milano, Mozart, Strehler, Mehta, Italia, Damiani, ratto dal serraglio

Il Ratto mozartiano di Strehler torna alla Scala

Dopo la ripresa de La Bohème storica firmata da Zeffirelli, è tornato in scena alla Scala (dopo ben 23 anni) il Singspiel mozartiano Die Entführung aus dem Serail e lo fa per celebrare i 20 anni dalla scomparsa del grande e indimenticato Giorgio Strehler, regista proprio di questo spettacolo, le cui scene e costumi erano curati da Luciano Damiani, di cui ricorrono i 10 anni dalla scomparsa. Titolo mozartiano non tra i più fortunati a Milano (pochissime le rappresentazioni in Scala, ma tra le interpreti troviamo addirittura una giovanissima Maria Callas nella versione italiana nel 1952), Die Entführung rappresenta la prima opera che potremmo definire “buffa” del Mozart maturo, nella quale troviamo i protomi della grandezza che negli anni immediatamente successivi riuscirà a portare in scena ne Le Nozze di Figaro e nella Così fan tutte. Questo Singspiel è figlio di un momento di spensieratezza del Mozart ventiseienne, momento che non si ripeterà più in modo così unico nella vita del genio salisburghese. Lo spettacolo di Strehler bene si inserisce in questo clima di serenità nel quale l’opera è stata composta, riuscendo a ricreare un ambiente fiabesco ed etereo, giocando in modo delicato con l’idea del metateatro, grazie anche al teatrino con quinte dipinte pensate da Luciano Damiani. Assolutamente affascinante il gioco di luci che porta i cantanti impegnati nei momenti solistici fuori dalla scena in completa oscurità, visibili solamente come silhouettes, peccato però che il gioco prospettico funzioni solamente per una piccola parte degli spettatori scaligeri (coloro seduti più lateralmente non potevano goderne appieno). Lo spettacolo rimane, ieri come oggi, molto interessante, figlio di un modo puro di concepire il teatro così come Strehler ha voluto insegnare. Forse potrebbe sembrare oggi a tratti un po’ statico nella recitazione, ma è innegabile quanto alcune trovate risultino ancora oggi efficaci e divertenti, riuscendo ad affascinare gli spettatori per la poesia delle luci e dei colori.

La parte musicale era affidata a Zubin Mehta alla testa delle compagini scaligere. Mehta dirige quest’opera in modo solenne e calibrato, mancando in taluni momenti di sottolinearne gli aspetti più spumeggianti. Per un titolo così spensierato avremmo preferito una direzione più dinamica e meno eterea e composta. Buona sia a livello canoro che a livello interpretativo la coppia “minore” formata dal Pedrillo di Maximilian Schmitt e dalla Blonde di Sabine Devieilhe. Meno bene ha fatto invece Mauro Peter nel ruolo di Belmonte, dalla bella voce tenorile, ma in difficoltà soprattutto nelle numerose agilità che il ruolo prevede. Konstanze era invece il soprano olandese Lenneke Ruiten, impegnata già nel ruolo a gennaio ad Amsterdam, è riuscita nell’impervio ruolo sopranile, cantando con bella voce sopranile leggera e riuscendo, se non con qualche difficoltà, anche in Martern aller Arten. Insieme alle due coppie sta Osmin, interpretato egregiamente dal giovane basso Tobias Kehrer che ha convinto vocalmente, ma ha conquistato interpretativamente, divertendo il pubblico. Completava il cast il ruolo recitato del Pascià Selim, interpretato da Cornelius Obonya, amato attore viennese che curerà prossimamente la regia de Die Fledermaus di Johann Strauss.

Buon successo per tutti alla fine della recita, con particolari apprezzamenti per Zubin Mehta. Le recite continueranno fino al 1 luglio.



Teatro alla Scala
Milano – 19 giugno 2017

Die Entführung aus dem Serail

musica di Wolfgang Amadeus Mozart
libretto di Christoph Friedrich Bretzner


Selim
Cornelius Obonya
Konstanze Lenneke Ruiten
Blonde Sabine Devieilhe
Belmonte Mauro Peter
Pedrillo Maximilian Schmitt
Osmin Tobias Kehrer
Servo muto Marco Merlini

Coro e Orchestra del Teatro alla Scala

direttore Zubin Mehta
maestro del coro Bruno Casoni
regia Giorgio Strehler
ripresa da Mattia Testi
Scene e costumi Luciano Damiano


teatroallascala.org

Ph. Marco Brescia & Rudy Amisano

 

 

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