Catherine Ashmore, ROHCavPag, Damiano Michieletto, Anna Pirozzi, Fabio Sartori, Roh, Royal Opera House, Covent Garden, Londra, Daniel Oren, Leoncavallo, Mascagni, Cavalleria Rusticana, Pagliacci, Cavalleria Pagliacci, dittico, verismo

La Cavalleria e i Pagliacci di Michieletto a Londra

Alla Royal Opera House di Londra è tornato in scena nelle scorse settimana il dittico verista per eccellenza Cavalleria Rusticana e Pagliacci nell’allestimento del 2015 firmato da Damiano Michieletto, vincitore dell’Olivier Award 2016 come miglior nuova produzione operistica. Accolta con qualche riserva al debutto nel 2015, l’allestimento del regista veneziano ha tutte le carte per diventare un vero e proprio classico. Michieletto non è di certo il primo regista che prova ad unire o comunque a connettere le due opere per creare un tutt’uno nella serata verista, ma riesce a farlo nel modo più italiano possibile con un’ambientazione semplice e vivida al tempo stesso. Michieletto crea una storia nella storia delle due opere, unendole così insieme. Un unico paesino, una piccola comunità con le sue tradizioni pasquali e i piccoli riti quotidiani, come l’andare a prendere il pane. E’ proprio intorno al panificio che si sviluppa la storia di Cavalleria rusticana con Turiddu e Mamma Lucia proprietari del panificio che funge anche da ritrovo del piccolo paese. Mentre veniamo a conoscenza del tradimento di Turiddu con Lola ai danni di Santuzza, vediamo appendere per il paese l’annuncio dello spettacolo Pagliaccio che andrà in scena a breve, con il garzone del panificio che prova a far colpo, riuscendoci, con una ragazza della compagnia teatrale. Il garzone altri è che il giovane Silvio che riesce a conquistare Nedda, moglie di Canio, i protagonisti di Pagliacci di Leoncavallo. Ed è proprio mentre sta per cominciare la recita della compagnia del pagliacci che rivediamo Santuzza che informa Mamma Lucia di essere incinta. Da sempre unite musicalmente, le due opere in questo allestimento si ritrovano più vicine che mai anche drammaturgicamente. Le scene curate da Paolo Fantin contribuiscono a ricreare un veritiero spaccato del nostro paese. Chiunque ha vissuto nell’Italia degli anni Novanta non può non rivedere in quelle scene qualcosa di autentico ed estremamente italiano. Con pochi elementi Michieletto e Fantin ci parlano del nostro paese in modo evocativo e genuino, il tutto amplificato grazie alla musica di Mascagni e di Leoncavallo. Gli attori si muovono sapientemente grazie ad una pedana rotante che ci permette di spostare l’attenzione su diversi ambienti, rendendo l’ambientazione molto fluida in modo suggestivo. A nostro parere si tratta di un allestimento che ha sicuramente meritato il premio che gli è stato attribuito.

Alla testa dell’ottima orchestra della Royal Opera House c’era Daniel Oren che si trova a suo agio con questo repertorio. Il direttore israeliano dirige in modo energico, senza però dimenticare le giuste dinamiche e i colori tipici di questo repertorio. Nel cast di Cavalleria spicca senza dubbio la Santuzza di Anna Pirozzi, lirica ed espressiva, una voce capace di brillare in acuto e di non perdere di compattezza anche nelle note basse, capace di sfumare ogni detto ed ogni parola, senza la veemenza che spesso viene utilizzata in questo repertorio. Accanto a lei nell’opera di Mascagni c’era il tenore americano Bryan Hymel, sentito nel 2016 nella Madama Butterfly inaugurale al Teatro alla Scala, che ha una schietta voce lirica tenorile, ma che fatica a tratti ad amministrare, penalizzato soprattutto da una dizione italiana davvero difficoltosa che rendono complesso il fraseggio nel cantato e in alcuni frasi parlate del ruolo di Turiddu. A completare il terzetto stava l’ottimo baritono romano Roberto Frontali a suo agio nel doppio ruolo di Compar Alfio in Cavalleria e del perfido Tonio in Pagliacci: la voce forse può forse apparire un po’ avida di colori, ma l’esecuzione è ottima, così come anche l’interpretazione. Da segnalare tra gli ottimi altri cantanti coinvolti la buona Lola di Martina Belli, ma soprattutto l’ottima Mamma Lucia di Elena Zilio, interpretativamente ineccepibile nella parte. Altrettanto buono il cast radunato per Pagliacci il cui protagonista era Fabio Sartori nella parte di Canio, al debutto alla Royal Opera House. Il tenore trevigiano ha offerto una prova convincente, migliore dell’ultima occasione in cui lo avevamo potuto ascoltare, offrendo al pubblico voce solida e ben proiettata, nonché un buono slancio verso l’acuto che è stato ripagato dopo il celebre Vesti la giubba. Protagonista femminile, la Nedda di Simona Mihai dalla buona voce lirica che bene si accostava al Silvio di Samuel Dale Johnson. Completava il cast l’ottimo Beppe del tenore portoghese Luis Gomes. Da non dimenticare l’importante prova del coro della Royal Opera House diretto da William Spaulding.

Tanto successo alla fine di entrambe le opere per i due cast e per il magnifico spettacolo. E’ strano come alle ore 12 di un sabato di gennaio il teatro fosse stracolmo, pronto a vivere una vera e propria giornata musicale. Altre latitudini e altre abitudini, un po’ da rimpiangere una volta tornati a casa.


Royal Opera House
Londra 13 gennaio 2018

Cavalleria Rusticana
musica di Pietro Mascagni, libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci

Pagliacci
musica e libretto di Ruggero Leoncavallo


Turiddu | Bryan Hymel

Mamma Lucia | Elena Zilio
Santuzza | Anna Pirozzi
Alfio | Roberto Frontali
Lola | Martina Belli

Tonio | Roberto Frontali
Canio | Fabio Sartori
Nedda | Simona Mihai
Beppe | Luis Gomes
Silvio | Samuel Dale Johnson

Coro e Orchestra della Royal Opera House di Londra

direttore | Daniel Oren
maestro del coro | William Spaulding
regia | Damiano Michieletto
scene | Paolo Fantin
costumi | Carla Teti
luci | Alessandro Carletti

 

#ROHCavPag

roh.org.uk

 

ph. Catherine Ashmore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *