Una Milano uggiosa è quella che a inizio febbraio ha visto aprire al MUDEC la mostra dedicata a Frida Kahlo, senza dubbio uno degli eventi culturali più interessanti (e attesi) della stagione milanese, di cui vi avevamo parlato qui.
Frutto di un lungo e attento lavoro di ricerca, durato più di sei anni, da parte del curatore Diego Sileo (che è anche conservatore del PAC) la mostra del MUDEC, Frida Kahlo. Oltre il mito, cerca di proporre una lettura inedita della grande pittrice messicana, lontana dai più tradizionali e diffusi cliché che negli ultimi anni hanno trasformato Frida Kahlo in una sorta di figura mitologica. Attraverso un’imponente mole di documenti ed opere, spesso mai esposte in Italia, con più di 50 dipinti e numerosissimi disegni e fotografie (provenienti dalla Casa Azul e dagli archivi di Isolda Kahlo, di Miguel N. Lira e di Alejandro Gomez Arias) propongono ai visitatori un ritratto senza troppi fronzoli che scava a fondo alla ricerca della vera Frida e delle tematiche principali che hanno guidato l’evoluzione della sua poetica, come l’espressione della sofferenza vitale, della ricerca cosciente dell’Io e l’orgogliosa affermazione del suo essere messicana.
Attraverso quattro sezioni ampie e articolate (la donna; la terra; la politica e il dolore) la mostra esplora e presenta ai visitatori la vita intrisa di dolore e sofferenza di Frida, donna e artista, figlia del suo tempo e del suo Messico. Tra le numerose opere esposte vi segnaliamo gli immancabili e celeberrimi autoritratti tra cui spiccano: l’Autoritratto con scimmia (1938) della Albright-Knox Gallery di Buffalo (scelto anche come immagine della mostra); o il bellissimo Autoritratto con collana di spine e colibrì (1940) del Harry Ransom Center della University of Texas di Austin. Direttamente dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico arriva il celebre La colonna spezzata (1944). Altrettanto interessanti le stupende (e coloratissime) fotografie scattate a Frida da Nickolas Muray nel 1938 splendida coronazione della loro turbolenta storia d’amore nata nel 1931. Una delle sale più affascinanti della mostra è quella che sta a conclusione del percorso e raccoglie le fotografie scattate da Graciela Iturbide dopo che nel 2005, dopo più di 50 anni dalla chiusura, fu riaperto il bagno di Frida nella Casa Azul (chiuso dallo stesso Diego Rivera nel 1954); il bagno conservava diversi oggetti personali e cimeli della pittrice che testimoniano la sofferenza quotidiana dell’artista.
A quasi tre anni dalla sua apertura, quella di Frida Kahlo è senza dubbio la mostra di maggior respiro e anche di maggior rilievo mediatico che il MUDEC abbia proposto in questi anni. Di grande spessore anche il programma di eventi collaterali alla mostra, che oltre ai laboratori, alle visite e alle conferenze, prevede una piccola mostra nelle vetrine intorno all’Agorà del museo dal titolo: Il sogno degli antenati. L’archeologia del Messico nell’immaginario di Frida Kahlo, a cura di Davide Domenici e Carolina Orsini. La mostra, attraverso una selezione di reperti archeologici messicani, provenienti dalle collezioni del museo, messi direttamente a confronto con fotografie e dettagli delle opere di Frida Kahlo e oggetti legati al suo mondo, vuole indagare uno dei temi portanti della poetica di Frida, ossia la grande influenza della cultura precolombiana sulla sua opera e in qualche modo vuole anche omaggiare l’attività collezionistica di reperte precolombiani di Frida e Diego.
Una mostra davvero imperdibile per avvicinarsi e conoscere più da vicino l’opera di Frida Kahlo e la cultura messicana profondamente radicata nelle opere della pittrice.
MUDEC Museo delle Culture
Milano | 1 febbraio – 3 giugno 2018
Frida Kahlo
Oltre il mito
a cura di
Diego Sileo
una mostra di
24 Ore Cultura
allestimento di
Cesare e Carlotta Mari
in collaborazione con
INBA e Governo della Repubblica Messicana
ph. Nickolas Muray