La rinata Staatsoper Unter den Linden di Berlino ha ospitato anche quest’anno in occasione della Pasqua (tra il 24 marzo e il 2 aprile) gli ormai tradizionali FESTTAGE, nati per volontà di Daniel Barenboim (che ne è ancora oggi l’assoluto protagonista) nel 1996 e giunti quest’anno alla loro ventiduesima edizione. Per quest’anno oltre ai concerti che hanno visti impegnati la Staatskapelle di Berlino, i Wiener Philharmoniker, con Martha Argerich e con molti altri, sono stati messi in scena i due ultimi capolavori di Wagner e di Verdi; il 25 marzo ha debuttato la nuova produzione, firmata da Mario Martone, del Falstaff di Verdi mentre il 30 marzo ha debuttato la ripresa del Parsifal di Wagner nell’allestimento firmato da Dmitri Tcherniakov per i Festtage del 2015. Noi abbiamo assistito alla rappresentazione del Falstaff del 1 aprile di cui vi parliamo qui sotto.
Come già detto, la nuova produzione operistica di quest’anno era il Falstaff verdiano firmato da Martone che per l’occasione si è affidato allo stesso team artistico dell’Andrea Chénier scaligero (Margherita Palli per le scene, Ursula Patzak per i costumi e Pasquale Mari per le luci) operando però in maniera completamente diversa. In questo allestimento il regista napoletano rilegge l’opera verdiana ambientandola ai giorni nostri e facendo del cavaliere inglese un vecchio rivoluzionario mancato, disilluso e disincantato dalla società odierna e dalla borghesia, che vive circondandosi di gioventù (forse per sentirsi ancora giovane) ai limiti della società. Si tratta di una lettura che per Martone nasce dall’analisi del tempo in cui Verdi scrive la sua ultima opera, un’epoca di disillusione nei confronti delle aspettative verso l’Italia unita, un’epoca che ritiene non troppo lontana da quella dell’Europa attuale. Ecco quindi che sir John Falstaff è un vecchio che cerca di fregare il sistema prestabilito, incarnato dalle borghesi Alice Ford e Meg Page, finendo poi per essere ovviamente lui stesso vittima della sua burla. Le ambientazioni scelte quindi sono urbane e decisamente berlinesi: un centro sociale, una villa con piscina e spa e un cantiere abbandonato. Lo spettacolo mantiene un’ottima coerenza e diverte facendoci riflettere e riuscendo così a farci comprendere quanto attuali e universali siano ancora i sentimenti che vengono rappresentati.
La parte musicale era affidata a Daniel Barenboim che si trova a dare una lettura più disincantata che giocosa della partitura verdiana, dilatando in alcune situazioni troppo i tempi e mancando di ridare quella vivacità farsesca di cui è intrisa la partitura verdiana. Ottimo il cast radunato sul palcoscenico della Staatsoper, con una serie di veterani nei rispettivi ruoli. Accanto a loro debuttavano nei ruoli di Falstaff e Nannetta Michael Volle e Nadine Sierra. Siamo abituati ad ascoltare il baritono tedesco nel repertorio tedesco e specialmente in quello wagneriano (lo ricordiamo ottimo Hans Sachs nei recenti Meistersinger scaligeri) e quindi era lecito chiedersi come se la sarebbe cavata con un ruolo così diverso come quello di Falstaff. A dispetto di alcuni miglioramenti necessari per quanto riguarda la dizione, Volle ha offerto un’ottima prova vocale, calibrata e perfettamente adatta al tipo di personaggio pensato da Martone, arrabbiato e con fari decisamente poco cavallereschi. Il soprano statunitense Nadine Sierra prestava per la prima volta la sua eterea voce a Nannetta, facendo sfoggio di una bella e rotonda voce lirica, capace di svettare senza problemi nell’acuto. Vicino a Nannetta, stava il Fenton di Francesco Demuro, uno dei veterani di Falstaff, che ottimamente incarna il giovane innamorato con una bella e solare voce tenorile. Buona la coppia borghese dei Ford interpretata da Barbara Frittoli, ottimamente a suo agio nel ruolo lirico di Alice, e dal baritono messicano Alfredo Daza. Daniela Barcellona ha vestito i panni di una provocante Mrs. Quickly, ben cantata e interpretata. Completava il cast dei protagonisti la Meg di Katharina Kammerloher. Buoni anche i comprimari che però hanno un po’ faticato con la dizione italiana: Jürgen Sacher (Dr. Cajus), Stephan Rügamer (Bardolfo) e Jan Martinik (Pistola).
Grande successo alla termine per tutti i fautori dello spettacolo, con ovazioni per Daniel Barenboim, amatissimo dal suo pubblico. In una fredda Pasqua berlinese il Falstaff verdiano è riuscito di nuovo a ricreare la magia dell’opera nella rinnovata sala della Staatsoper Unter den Linden.
Davide Marchetti
Staatsoper Unter den Linden
Berlino | 1 aprile 2018
Falstaff
musica | Giuseppe Verdi
regia | Mario Martone
scene | Margherita Palli
Daniel Barenboim
Sir John Falstaff | Michael Volle
Ford | Alfredo Daza
Fendon | Franceso Demuro
Mrs. Alice Ford | Barbara Frittoli
Nannetta | Nadine Sierra
Mrs. Quickly | Daniela Barcellona
Mrs. Meg Page | Katharina Kammerloher
Dr. Cajus | Jürgen Sacher
Bardolfo | Stephan Rügamer
Pistola | Jan Martinik
Staatsopernchor | Staatskapelle Berlin
ph. Matthias Baus