Seconda produzione operistica dei FESTTAGE 2018 della Staatsoper di Berlino è stata la ripresa del Parsifal di Richard Wagner nell’allestimento ideato nel 2015 (sempre per il festival pasquale) dal regista russo Dmitri Tcherniakov. Si potrebbe dire che l’opera pasquale per eccellenza è diventata ormai una tradizione berlinese per i Festtage della Staatsoper, visto che siamo ormai arrivati alla quarta ripresa dell’allestimento pensato per lo Schiller Theater.
La vicenda è ambientata per il primo e per il terzo atto in una sorta di cappella ottagonale (che richiama la Cappella palatina di Aquisgrana ma soprattutto la scena della prima produzione del Parsifal del 1882) che ricrea così un luogo fortemente simbolico in cui vediamo raggrupparsi una setta religiosa maschile. Il luogo geografico in cui la vicenda è inserita non è chiara, ma dai costumi possiamo intuire che si tratti di un paese nordico. Il luogo è oscuro e ciò che proviene da fuori sembra essere quasi magico, tanto che ogni volta che si apre la porta verso l’esterno di questo ambiente fumoso e soffocante il palcoscenico è tagliato dalla suggestiva luce del sole. E’ da questo mondo esterno luminoso (e quindi sembra dirci Tcherniakov speranzoso) che arriva il giovane Parsifal, il puro folle (qua una sorta di giovane esploratore che sembra ritrovarsi per caso all’interno di una dimensione parallela) che riuscirà a curare la ferita di Amfortas e a salvare la comunità dei cavalieri. Il secondo atto è ambientato in uno spazio di identiche dimensioni e forma, ma asettico, luminoso e bianco. E’ il palazzo del mago Klingsor dove Kundry attira il giovane Parsifal. Si tratta di un luogo disturbante in cui il mago si circonda di giovani bambine dai vestiti floreali dove lo spettatore conoscerà la storia di Parsifal e dove lo vedrà crescere fino a comprendere la sua missione come salvatore del Graal. Tcherniakov segue lo sviluppo della vicenda in modo coerente, rendendola attuale senza stravolgerla, riuscendo a comunicarne gli aspetti più brutali (come la assoluta e scottante necessità di credere e di perpetrare il sacro rito religioso a dispetto delle sofferenze altrui) e mostrandone allo stesso tempo l’immensa solennità. Il regista russo riesce bene a rendere il maschilismo insito nelle religioni cristiane (non per nulla in questa versione Gurnemanz ucciderà alla fine Kundry), così come a delineare la crescita del personaggio di Parsifal dall’ingenuo puro folle a redentore che riuscirà a curare Amfortas portando quindi la salvezza.
Daniel Barenboim dirigeva la Staatskapelle Berlin e l’intesa tra lui e la sua orchestra è palpabile e assoluta. Barenboim mette in luce gli aspetti più intimi e sofferti della vicenda, prediligendo una lettura sofferta del capolavoro wagneriano, sostenuta dal suono morbido e lucido dell’orchestra. Il connubio tra orchestra, direttore e palcoscenico è solidissimo e Barenboim non manca di porgere ai cantanti un tappeto di suono capace di sostenere il canto e di valorizzarlo. Ottimo il cast ritrovato anche stavolta per questa ripresa. Veterano Il Gurnemanz di René Pape che ha sulle spalle numerose opere wagneriane e numerosi Parsifal. Il basso tedesco è tuttora un Gurnemanz di riferimento, sia dal punto di vista interpretativo che da quello vocale, capace di suonare tonante e solenne. Il baritono Lauri Vasar era il giovane Amfortas, perfettamente calato nella parte sofferente, ben cantata, nonostante un timbro di voce piuttosto leggero. Ottimo il mago Klingsor era interpretato da Falk Struckmann e tonante il Titurel di Reinhard Hagen. Commovente e coinvolgente la Kundry di Nina Stemme, perfettamente a suo agio nel ruolo e ben capace di ridare le parti incentrate nel registro medio della voce, così come le sferzanti e sicure salite verso l’acuto. Parsifal era il tenore austriaco Andreas Schager, uno dei nomi di riferimento oggi nel repertorio tedesco e soprattutto wagneriano. La voce è da autentico tenore eroico, capace di correre facilmente per tutta la sala, senza nessun problema a salire fino alle note più acute della sua parte. Dopo aver avuto la possibilità di sentirlo nel temibile ruolo di Apollo nella Daphne straussiana, sentirlo come Parsifal ha ribadito la caratura di questo tenore. Ottimo il coro della Staatsoper diretto da Martin Wright.
Grande trionfo alla fine per questa opera che ci mostra il legame inscindibile del Maestro Barenboim con la sua orchestra, il suo teatro e il suo pubblico. Al termine degli applausi il maestro Barenboim ha anche salutato, commosso, Jürgen Flimm per il suo ultimo giorno come sovrintendente della Staatsoper unter den Linden. Il lavoro di Flimm insieme a quello di Barenboim ha saputo restituire a Berlino la propria Lindenoper, connotandola oggi come uno dei palcoscenici operistici più importanti al mondo.
Il prossimo anno, per i Festtage 2019 appuntamento con Il matrimonio al convento di Prokofiev diretta da Barenboim con la regia di Dmitri Tcherniakov e con la ripresa de Die Meistersinger von Nürnberg di Wagner, sempre diretti da Daniel Barenboim con la regia di Andrea Moses.
Staatsoper Unter den Linden
Berlino | 30 marzo 2018
Parsifal
musica e libretto | Richard Wagner
regia e scene | Dmitri Tcherniakov
direttore | Daniel Barenboim
maestro del coro | Martin Wright
Amfortas | Lauri Vasar
Gurnemanz | René Pape
Parsifal | Andreas Schager
Klingsor | Falk Struckmann
Kundry | Nina Stemme
Titurel | Reinhard Hagen
ph. Ruth Walz