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Dancing with Myself alla Fondation Pinault di Venezia

Dopo la grande (e irripetibile) mostra dello scorso anno di Damien Hirst, Treasures from the wreck of the Unbelievable, che ha impegnato entrambi gli spazi veneziani della Fondation Pinault; quest’anno a partire dall’8 aprile (e fino al 16 dicembre prossimo) gli spazi di Punta della Dogana ospiteranno la mostra collettiva Dancing with Myself, a cura di Martin Bethenod e Florian Ebner, seconda tappa di un progetto iniziato nel 2016 al Folkwang Museum di Essen, dove la mostra fu proposta in una prima versione profondamente differente e con circa una cinquantina di opere in meno, selezionate appositamente per gli spazi veneziani.

La mostra vuole indagare la necessità (primordiale) dell’uomo di rappresentare l’immagine di se stesso, attraverso 140 opere (116 provenienti dalla collezione Pinault di cui ben 80 mai esposte a Venezia) di 32 artisti diversi, realizzate a partire dagli anni Settanta, che vedono sempre assoluta protagonista l’immagine dell’artista; non parliamo esattamente di autoritratti ma bensì di un’interpretazione ben precisa dell’Io dell’artista, interpretazioni che sono raggruppate in quattro tematiche principali che ricorrono lungo tutto il percorso della mostra, ossia: Melancolia, Giochi d’Identità, Autobiografie Politiche e Materia Prima.

La mostra si apre con l’Untitled (blood) del 1992 di Felix Gonzalez-Torres, un’enorme tenda di perline rosse che sta a simboleggiare proprio il sangue dell’artista. Tra le sale più interessanti di tutta la mostra vi segnaliamo, senza dubbio, la prima delle due grandi sale interamente dedicate a Cindy Sherman che raccoglie un gruppo di sette splendidi ritratti di Cindy Sherman realizzati nel 2016 che riflettono in maniera sofisticata (come solo Cindy Sherman sa fare) sul ruolo tradizionale della donna nella società occidentale. Tra le varie opere da non perdere il toccante Autoritratto (1993-1994) di Alighiero Boetti realizzato subito dopo la scoperta del tumore al cervello che lo avrebbe ucciso l’anno successivo; l’interessantissima opera We [Noi] (2010) di Maurizio Cattelan che altro non è se non una personalissima (ed estremamente intensa) reinterpretazione di Cattelan (che qui omaggia indirettamente Alighiero & Boetti) della famosa fotografia di Gilbert&George In bed With Lorca. Proprio alla coppia di artisti britannici sono dedicate due grandi sale della mostra dove spicca il grandioso Blood, Tears, Spunk, Piss del 1996. La mostra termina nel belvedere con l’autoritratto di Damien Hirst Bust of the Collector, (che chiudeva anche la grande mostra dello scorso anno) che ritrae l’artista britannico nei panni del leggendario collezionista Cif Amotan.

La mostra è accompagnata da un ricco catalogo (360 pagine) che raccoglie i testi dei curatori e di diverse personalità tra cui Jean-Marc Prévost o Angela Vettese. Il catalogo è edito da Marsilio editori in versione trilingue (italiano, inglese e francese); inoltre farà da contrappunto alla mostra un denso programma di conferenze, incontri con curatori e artisti e proiezioni che si terranno nel Teatrino di Palazzo Grassi, che permetteranno di approfondire i temi legati alla mostra.

A Palazzo Grassi (dall’8 aprile 2018 al 6 gennaio 2019) invece, a cura di Caroline Bourgeois, è presentata la grande mostra monografica dedicata al pittore tedesco Albert Oehlen (che prosegue la tradizione delle mostre monografiche dedicate ad artisti contemporanei, iniziata nel 2012 con Urs Fischer e proseguita con le mostre dedicate a Rudolf Stingel, Irving Penn, Martial Raysse, Sigmar Polke e Damien Hirst) dal titolo Cows by the water. La mostra, una delle più grandi di sempre dedicate all’artista, raccoglie una selezione di più di 80 opere, dagli anni 80 ad oggi, provenienti dalla Collezione Pinault e da importanti collezioni private e da alcuni musei. Caroline Bourgeois in stretta collaborazione con Albert Oehlen ha pensato ad un percorso sincopato che non segue l’ordine cronologico ma si adatta ad un dialogo con gli spazi espositivi di Palazzo Grassi.

In occasione della mostra l’artista ha realizzato un progetto denominato Cofftea/Kafftee, i visitatori potranno acquistare per 2€ ad una macchinetta automatica posta nell’atrio di Palazzo Grassi, una speciale bevanda (dal gusto non troppo piacevole) ideata dallo stesso artista che promette ad ogni avventore di non dormire mai più Inoltre, sempre in occasione della mostra Albert Oehlen ha collaborato con TheSkateroom per un’edizione limitata di Skateboard decorati dall’artista (che sono in vendita presso il bookshop della mostra) il cui ricavato sarà destinato a progetti di scolarizzazione in Afghanistan, Cambogia e Sudafrica.



Punta della Dogana

Venezia | 8 aprile – 16 dicembre 2018

Dancing with Myself

a cura di
Martin Bethenod e Florian Ebner

in collaborazione con
Museum Folkwang di Essen

catalogo
Marsilio Editore

 

Palazzo Grassi
Venezia | 8 aprile 2018 – 6 gennaio 2019

Albert Oehlen
Cows by the water

a cura di
Caroline Bourgeois

catalogo
Marsilio Editore

 

palazzograssi.it

 

ph. Cindy Sherman

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