Al Teatro Comunale di Bologna, dopo vent’anni di assenza è tornato in scena uno dei capolavori verdiani più complessi ed amati, il Don Carlo, nella versione in quattro atti in italiano del 1884 realizzata per la Scala di Milano.
Sul podio troviamo il Maestro Michele Mariotti, direttore musicale del Comunale, che continua con questo titolo il suo percorso artistico alla scoperta delle opere verdiane, dopo il recente successo al Regio di Torino con I Lombardi alla Prima Crociata. Don Carlo è opera molto complessa, ma il maestro pesarese riesce a darne una lettura calibrata e omogenea, sottolineando le tinte più fosche del dramma. Si tratta di un ottimo punto di partenza per un’interpretazione che siamo sicuri crescerà nel tempo. Di buon livello il cast impegnato in questa produzione bolognese. Il protagonista era il tenore romano Roberto Aronica, dalla voce ben proiettata e dallo squillo molto interessante che bene ha interpretato il ruolo dell’Infante indeciso e insicuro, in preda all’amore per la madre. Elisabetta era Maria José Siri, dalla voce svettante nell’acuto, è riuscita a dare il meglio negli ultimi due atti con un’emozionante e coinvolgente esecuzione di Tu che le vanità per continuare con il successivo duetto con Carlo che conduce alla fine dell’opera. Ottima la prova di Veronica Simeoni come Eboli, mezzosoprano la cui voce si trova a suo agio più nella parti più acute della tessitura che in quelle gravi, ma che risolve il ruolo con veemenza e disinvoltura, ottenendo una vera e propria ovazione alla fine del suo O don fatale. Ovazioni dopo Morrò, ma lieto in cor per Luca Salsi, interprete in ottima forma di Rodrigo, che si conferma come uno dei baritoni più interessanti della sua generazione, dalla voce baritonale setosa e suadente, capace di offrire anche un’ottima interpretazione del ruolo in uno spettacolo che, come vedremo più avanti, risulta sicuramente superficiale. Tra i protagonisti, il basso ucraino Dmitry Beloselskiy (Filippo II) rappresenta l’anello debole, con un registro grave un po’ debole che quindi fatica ad imporsi nei momenti più drammatici della partitura. Meglio è andata la celeberrima aria Ella giammai m’amò che è stata accolta dagli applausi convinti del pubblico. Buona invece la prova del basso Luiz-Ottavio Faria nei panni del Grande Inquisitore, così come ottima anche la prova dei comprimari coinvolti: il frate di Luca Tittolo, il Tabaldo di Nina Solodovnikova, il Conte di Lerma di Massimiliano Brusco, l’araldo di Rosolino Claudio Cardile e la voce dal cielo di Erika Tanaka.
Le note dolenti di questa nuova produzione del Comunale di Bologna si concentrano tutti nella parte registica, affidata a Henning Brockhaus (che ha curato anche le luci). Non risulta per niente chiara la lettura che il regista tedesco ha voluto dare allo spettacolo, in quanto ritroviamo lungo tutta l’opera gli elementi più disparati che non contribuiscono a dare una lettura coerente dello spettacolo. Le grandiose scenografie (firmate da Nicola Rubertelli) allo stesso modo risultano anonime e in definitiva alla stregua di grandi gusci vuoti che poco contribuiscono alla comprensione dello spettacolo. Praticamente inesistente sembra essere stato il lavoro attoriale con i cantanti, che paiono lasciati liberi di interpretare il personaggio senza aver avuto indicazioni. Senza apparente senso anche i costumi di Giancarlo Colis che appartengono a epoche totalmente diverse, ma senza capirne il motivo.
L’ottima prova musicale data dalla direzione di Mariotti insieme a quella del cast è purtroppo vanificata da una regia che non rende giustizia ad un’opera affascinante e complessa come Don Carlo che offre numerosissimi spunti di riflessione.
In chiusura, se volete continuare a ricercare quelle ambientazioni spagnoleggianti ricreate della musica di Verdi, vi segnaliamo il libro di Marco Cicala, edito da Neri Pozza, Eterna Spagna, che approfondisce e indaga le radici di alcune delle leggende e dei miti spagnoli che hanno contribuito maggiormente a creare l’immaginario collettivo che tutti abbiamo in mente al parlare della Spagna.
Teatro Comunale
Bologna | 10 giugno 2018
Don Carlo
Opera in quattro atti
musica di Giuseppe Verdi
libretto di Joseph Méry e Camille Du Locle
traduzione italiana di Achille De Lauzière e Angelo Zanardini
Filippo II | Dmitry Beloselskiy
Don Carlo | Roberto Aronica
Rodrigo | Luca Salsi
Il Grande Inquisitore | Luiz-Ottavio Faria
Un frate | Luca Tittoto
Elisabetta di Valois | Maria José Siri
La Principessa Eboli | Veronica Simeoni
Tebaldo | Nina Solodovnikova
Il Conte di Lerma | Massimiliano Brusco
Un Araldo Reale | Rosolino Claudio Cardile
Una voce dal cielo | Erika Tanaka
direttore | Michele Mariotti
maestro del coro | Andrea Faidutti
regia e luci | Henning Brockhaus
scene | Nicola Rubertelli
costumi | Giancarlo Colis
coreografie | Valentina Escobar
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
ph Rocco Casalucci