Myung-Whun Chung dirige il Fidelio di Beethoven per questa ripresa estiva della produzione inaugurale della stagione 2014/2015. Lo spettacolo di Deborah Warner è sontuoso nel segno di della tradizione e segue le indicazioni del libretto in modo intelligente lasciando all’azione scenica la possibilità di farsi fruire senza inutili elucubrazioni. Chloe Obolenski firma l’imponente impianto scenico così come i costumi dal carattere novecentesco. Funzionale è poi il disegno luci di Jean Kalamn, ripreso in quest’occasione da Valerio Tiberi.
Alla recita del 2 luglio Leonore è Jacquelyn Wagner, già applaudita lo scorso anno nel ruolo di Eva nei Meistersinger. I due ruoli non sono idealmente compatibili ma, nonostante della sua Eva se ne fosse apprezzata la pregevolezza complessiva della linea di canto, Leonore richiede una voce da soprano drammatico (ben lontana dalla natura lirica di cui è in possesso la Wagner). La dizione è impeccabile ma il fraseggio non è autorevole e nei punti più drammatici, come il quartetto n.14 del secondo atto, frasi come geschworen hab ich ihm Trost, Verderben dir così come Der Tod sei dir geschworen scorrono privi della dovuta incisività. Luca Pisaroni (Don Pizarro) non sembra a suo agio nei panni del villain pur apprezzandone l’approccio classico (visto il repertorio nel quale è impegnato abitualmente), lontano dal gusto post-wagneriano al quale i baritoni della seconda metà del ‘900 ci hanno abituati. Bene ne esce poi il tenore Stuart Skelton (Florestan) che, a dispetto di qualche incertezza dell’intonazione nel passaggio der Gattin so gleich, offre una prova soddisfacente se si considerano le temibili insidie di una parte brevissima quale la sua. Eccellente è poi Stephen Milling, un Rocco dalla vocalità autorevole che presta la sua imponente figura a delineare un padre tenero e amorevole; e nell’aria del primo atto, Hat man nich auch Gold beineben, infonde perle di saggezza sul valore del danaro scandendo con dizione perfetta e volume ragguardevole. Corretta è Eva Liebau (Marzelline), promettente Martin Piskorski (Jaquino) e valido Martin Gantner (Don Fernando), nel ruolo del ministro che consente il finale salvifico al termine dell’opera.
Della direzione del maestro Chung non si possono che profondere lodi. L’opera ha inizio con la Leonore n.3 e avvince gli spettatori per la ricercatezza della dinamica e la coerenza con la quale differenti soluzioni ritmiche sono messe in relazione tra loro con la massima coerenza. L’ Orchestra, pur non essendo nelle sue serate migliori, ha offerto una prova nel complesso positiva, e l’unico momento di squilibrio tra orchestra e palcoscenico si è verificato col coro dei prigionieri del primo atto (O welche Lust); spiace ma il coro maschile non si è mostrato compatto e puntuale come di consueto. Grande successo per tutti al termine. Sabato 7 luglio l’ultima rappresentazione per questa stagione.
Alessio Guabello
Teatro alla Scala
Milano | 2 luglio 2018
Fidelio
Opera in due atti
musica | Ludwig van Beethoven
libretto | Joseph Ferdinand Sonnleithner e Georg Friedrich Treitschke
Don Fernando | Martin Gantner
Don Pizzarro | Luca Pisaroni
Florestan | Stuart Skelton
Leonore/Fidelio | Jacquelyn Wagner
Rocco | Stephen Milling
Marzelline | Eva Liebau
Jaquino | Martin Piskorski
primo prigioniero | Massimiliano di Fino
secondo prigioniero | Marco Granata
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
direttore | Myung-Whun Chung
maestro del coro | Bruno Casoni
regia | Deborah Warner
scene e costumi | Chloe Obolensky
luci | Jean Kalman
riprese da Valerio Tiberi
ph. Brescia & Amisano