Al Teatro alla Scala di Milano è tornato in scena in queste settimane Il Pirata di Vincenzo Bellini, titolo che mancava al Piermarini dal lontano 1958, quando il M° Votto diresse una produzione che vedeva impegnati Ettore Bastianini, Maria Callas e Franco Corelli.
A sessant’anni di distanza la Scala nell’ambito del progetto per la riscoperta del repertorio belcantistico italiano torna quindi a mettere in scena l’opera di Bellini in un allestimento di Emilio Sagi realizzato in coproduzione con il Teatro Real di Madrid e la San Francisco Opera. Lo spettacolo rappresenta uno degli elementi più negativi di questa produzione. La vicenda è inserita in un scatola scenica realizzata attraverso pareti traslucide con un soffitto, anch’esso specchiato, che si alza e si abbassa permettendo quindi agli spettatori di vedere i diversi fondali. L’impianto scenico curato da Daniel Bianco, tutto giocato su tinte fosche e oscure, può apparire fascinoso, ma non aiuta lo spettatore a leggere e interpretare la vicenda che non trova collocazione geografica o temporale. In linea i bei costumi (specialmente quelli di Imogene) di Pepa Ojanguren. Il regista spagnolo punta ad una recitazione tradizionale, con movimenti scenici molto semplici. Il momento sicuramente più riuscito e scenografico dell’opera è stato il finale dove la protagonista canta la famosa scena Col sorriso d’innocenza … Oh, sole! ti vela di tenebre oscure avvolta in un lugubre e immenso manto nero con cui arriva a coprire tutto il palcoscenico.
Tanto si è già parlato della parte musicale di questa produzione che era diretta da Riccardo Frizza, direttore che negli ultimi anni sempre più si è dedicato al repertorio belcantistico. Qui alla Scala si trova a riproporre per la prima volta dal 1830 l’integrale dell’opera belliniana che non si era più ascoltata al Piermarini. Il direttore bresciano dirige in modo corretto, scegliendo in alcuni passaggi tempi dilatati, riuscendo a sostenere ottimamente il canto e mettendosi al totale servizio degli interpreti. Il pirata non è di certo opera facile per gli interpreti che si trovano a dover affrontare parti scritte da Bellini per alcuni grandi interpreti dell’epoca. Da questo punto di vista esemplificativo è il ruolo di Gualtiero, scritto per il celebre tenore Giovanni Battista Rubini che prevede una notevole estensione vocale. Alla Scala nei panni del pirata c’era Piero Pretti che ha affrontato coraggiosamente e con impeto un ruolo molto impegnativo e dalla tessitura impervia per una voce tenorile come la sua, riuscendo a venirne comunque a capo. Pare evidente che il repertorio in cui può davvero far risplendere la sua bella voce è un altro e che forse sarebbe stato auspicabile trovare un tenore con caratteristiche più adatta alla partitura, tanto più trattandosi del protagonista dell’opera. Il soprano bulgaro Sonya Yoncheva debuttava nel ruolo di Imogene (dopo aver debuttato solamente in questa stagione altri impegnativi ruoli quale Luisa Miller, Tosca ed Elisabetta di Valois) e ne esce vincitrice. La voce è sufficientemente drammatica e ben proiettata, magari non precisissima in alcuni punti della coloratura, ma egregia nell’emozionante scena della pazzia finale, dove dà il meglio di se stessa. Anche interpretativamente la Yoncheva riesce bene a risolvere la parte della donna affranta e combattuta. Terzo protagonista, Nicola Alaimo era il marito di Imogene, Ernesto. Nonostante la linea di canto e la coloratura siano buone, la prova parte un po’ sottotono per poi diventare più incisiva nel duetto con Imogene. Bene i comprimari (Francesco Pittari come Itulbo, Riccardo Fassi come Goffredo e Marina de Liso come Adele) e ottimo il coro preparato Bruno Casoni.
Alla fine della recita, una sala forse un po’ troppo vuota dato il titolo, ha tributato un discreto successo per tutti i protagonisti, anche se dobbiamo segnalare delle contestazioni dirette verso Sonya Yoncheva.
Davide Marchetti
Teatro alla Scala
Milano | 17 luglio 2018
Il Pirata
melodramma in due atti
musica | Vincenzo Bellini
libretto | Felice Romani
Ernesto, duca di Caldora | Nicola Alaimo
Imogene, sua moglie | Sonya Yoncheva
Gualtiero, capo dei pirati aragonesi | Piero Pretti
Itulbo, compagno di Gualtiero | Francesco Pittari
Goffredo | Riccardo Fassi
Adele, damigella di Imogene | Marina De Liso
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
direttore | Riccardo Frizza
maestro del coro | Bruno Casoni
regia | Emilio Sagi
scene | Daniel Bianco
costumi | Pepa Ojanguren
luci | Albert Faura
Nuova produzione del Teatro alla Scala
in coproduzione con il Teatro Real di Madrid e la San Francisco Opera
ph. Brescia & Amisano | Teatro alla Scala