Come ormai da tradizione l’arrivo di settembre porta a Milano e Torino una vera e propria ventata di musica grazie a MiTo, il festival musicale diffuso che da due anni sviluppa la propria programmazione intorno ad un tema specifico. Quest’anno MiTo racconta al pubblico delle due città la danza grazie a proposte musicali pensate per far scoprire il rapporto intenso e biunivoco tra danza e musica.
Ad aprire la rassegna la Royal Philharmonic Orchestra, importante compagine sinfonica inglese, diretta da Marin Alsop, direttrice statunitense che dirige stabilmente la Baltimore Symphony Orchestra e che dal 2019 sarà anche direttrice principale della Radio-Symphonieorchesters Wien. Il programma prevedeva un programma tutto russo che metteva in relazione tra di loro tre generazioni di compositori russi: Cajkovskij, Stravinskij e Borisova-Ollas. L’apertura è stata decisamente onirica grazie al brano eseguito in prima esecuzione in Italia della compositrice russa Victoria Borisova-Ollas che orchestra il celeberrimo brano di Robert Schumann Träumerei dalle Kinderszenen. Musica eterea che per quei pochi minuti vibra dolcemente sul filo dell’emozione in un’esecuzione ottimale e potremmo dire vellutata dell’orchestra inglese. Il primo tempo prevedeva poi uno dei brani più celebri per violino e orchestra, il Concerto in re maggiore di Cajkovskij. Solista doveva essere la violinista tedesca Julia Fischer, costretta a cancellare il concerto di Torino e di Milano a causa di una brutta bronchite. A sostituirla il violinista russo Sergej Krylov che ha offerto un’ottima e applauditissima interpretazione del brano, in una vera e propria danza tra lo strumento solista e l’orchestra. Krylov si è lanciato in un’interpretazione realmente virtuosistica e tecnicamente impressionante, capace di tenere con il fiato sospeso il pubblico (soprattutto nel finale del primo movimento e nel terzo movimento), ma anche di emozionare nei momenti più lirici, carichi di emozione e vividamente sentiti nota dopo nota dal violinista russo. Marin Alsop insieme alla Royal Philharmonic hanno ben accompagnato il solista nonostante il poco tempo a disposizione per provare insieme. Il pubblico ha tributato un grandissimo successo a Sergej Krylov che, in chiusura del primo tempo della serata, ha proposto come bis il Capriccio n. 24 di Paganini eseguito in modo funambolico. Nella seconda parte del concerto è stata l’orchestra ad essere la protagonista con L’oiseau de feu di Igor Stravinskij, un brano che con si fa tutt’uno con la danza. Marin Alsop offre un’interpretazione precisa ed equilibrata, molto elegante che ha fatto ben emergere le dinamiche di questo brano che parte con ritmi lenti per approdare a ritmi incalzanti che non possono lasciar indifferente lo spettatore. L’orchestra ha saputo ben seguire il gesto di Marin Alsop e ha sostenuto i ritmi prescelti, suonando in modo preciso e puntuale, con un plauso per la sezione degli ottoni. Grandissimo successo per questo primo concerto di MiTo, tributato a tutti alla fine del concerto, tanto che al pubblico è stato offerto come bis la festosa ouverture dal Candide di Bernstein (in programma per festeggiare il compositore americano in occasione del centenario dalla sua nascita) che ha saputo trascinare il pubblico verso un grande e fragoroso applauso finale.
Quello di Julia Fischer non è stato l’unico importante forfait in questo inizio di festival. Purtroppo dopo il grande successo del concerto di Torino, la pianista argentina Martha Argerich non ha potuto presenziare al concerto di Milano per una piccola caduta che le ha purtroppo impedito di suonare al fianco della Neojiba Orchestra, l’Orchestra giovanile dello Stato di Bahia in Brasile. E’ sicuramente un peccato non aver potuto ascoltare la grande solista in un brano come il Concerto in la minore di Schumann, ma lo spirito dei ragazzi dell’orchestra giovanile, la loro freschezza unita alla fortuna di aver trovato un solista d’eccezione all’ultimo minuto per poter comunque proporre un programma invariato hanno fatto si che la serata sia stata un altro vero e proprio trionfo. A sostituire Martha Argerich è stato lo stesso direttore d’orchestra Ricardo Castro che ha offerto un’ottima interpretazione romantica e appassionata, delicata e precisa, veramente accorata nel magnifico Intermezzo che poi sfocia nell’impetuoso Allegro vivace. Sorprendente il rapporto tra Castro e la sua orchestra che lo segue senza il gesto del direttore. E’ magnifico constatare quanto i ragazzi dell’orchestra giovanile brasiliana suonino coesi e in piena sintonia con il loro direttore impegnato in questo caso al pianoforte. Il pubblico ha tributato un grande successo sia a Castro che all’orchestra, con alcuni membri visivamente commossi da una performance che, come possiamo immaginare, debba essere stata una vera e propria sfida. Il secondo tempo era dedicato tutto ai ritmi musicali affascinanti e infervorati della musica di Bernstein e Gershwin, insieme a quella del brasiliano Wellington Gomes e del messicano Arturo Márquez. Il programma comincia con l’esplosione sonora dell’ouverture da West Side Story per passare al racconto angosciante del brasiliano Wellington Gomes (il brano Sonhos Percutidos era in prima esecuzione italiana). Di George Gershwin la Neojiba Orchestra ha interpretato la sfavillante e gioiosa Cuban Ouverture per terminare con l’affascinante Danzón n. 2 di Arturo Márquez. Tutti i brani sono stati accolti da grandi applausi da un pubblico attento e coinvolto, pronto a tributare successo a questi ragazzi che hanno suonato in modo sentito, preciso e pulito, pienamente all’interno della musica. E’ stata una vera e propria festa terminata con il consueto bis Tico-Tico no fubá di Zequinha de Abreu che ha scatenato i ragazzi dell’orchestra e anche il pubblico. Nonostante l’inizio di serata sia stato un po’ amaro per la mancanza di Martha Argerich, i ragazzi della Neojiba Orchestra insieme al loro direttore non hanno fatto sentire la sua mancanza.
MiTo prosegue fino al 19 settembre con ancora molti concerti e grandi nomi attesi sui palcoscenici di Torino e Milano, su tutti Myung-Whun Chung e Gianandrea Noseda.
#Mito2018