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Festival Verdi 2018 | Le Trouvère

In occasione del Festival Verdi 2018 il Teatro Farnese di Parma ha ospitato dal 29 settembre al 20 ottobre una nuova produzione di Le Trouvère di Giuseppe Verdi, firmata da Robert Wilson e diretta da Roberto Abbado. La messa in scena di Le Trouvère è stata l’ultimo tassello del progetto che ha portato negli ultimi anni alcuni dei registi più visionari e apprezzati dei nostri giorni a confrontarsi all’interno dell’antico Teatro Farnese con alcuni dei titoli del repertorio verdiano (nel 2016 Giovanna d’Arco nell’allestimento di Peter Greenaway e nel 2017 Stiffelio per la regia di Graham Vick). Come si diceva, per questa edizione del Festival la scelta è caduta sulla trasposizione francese di una delle opere più apprezzate del Cigno di Busseto, Le Trouvère, adattamento che Verdi cura per l’Opéra di Parigi tra il 1856 e il 1857. Non si tratta di una riscrittura dell’opera, ma di un adattamento che ad un primo approccio risulta molto simile all’originale che siamo soliti ascoltare, ad eccezion fatta per l’inserimento dei ballabili nel terzo atto, per un cambiamento sostanziale nel finale dell’opera e per qualche piccolo rimaneggiamento in alcuni dei numeri musicali (ad esempio nella cavatina di Léonore del primo atto o nel duetto Azucena-Manrico del secondo atto). E’ interessante però che il Festival Verdi abbia proposto questa versione francese in edizione critica per poter permettere così al pubblico di ascoltarla e di ampliare la propria conoscenza del repertorio verdiano.

All’interno del complesso spazio del Teatro Farnese, Robert Wilson è chiamato a dialogare con la presenza che potremmo definire “ingombrante” di uno spazio monumentale che già da solo riesce a carpire l’attenzione degli spettatori. Come è d’uso fare, Wilson crea uno spazio onirico e simbolico, disegnato solamente da fredde luci blu, bianche ed azzurre (solo in pochissimi momenti lo spazio si colora di rosso) e asciuga ogni tipo di movimento scenico e di gestualità. Questo aspetto gioca in forte contrasto con la musica che è piena di pathos, irruenza e sentimento e aiuta così enormemente lo spettatore a focalizzarsi del tutto sulla musica e sulla sua bellezza. I personaggi dell’opera sembrano quasi essere usciti dal ricordo di un vecchio che troviamo in palcoscenico all’ingresso nella sala teatrale e che ritornerà in altri momenti della vicenda, insieme ad altre comparse che parrebbero far parte del suo stesso mondo (una donna anziana, due bambine e una donna ad un pozzo). Sarà proprio questo vecchietto ad assistere divertito ad un incontro di boxeur di ogni età nel momento dei ballabili. Si tratta di una sorta di realtà parallela che accostata a quella de Le Trouvère porta lo spettatore ad interrogarsi e a trovare nuove e diverse chiavi di lettura. Wilson firma anche le scene e (soprattutto) le luci, fondamentali per la sua poetica visiva. I semplici, ma sempre eleganti costumi sono invece di Julia Von Leliwa, ormai storica collaboratrice di Robert Wilson, dai tempi di Life & Death of Marina Abramovic.

La concertazione era affidata a Roberto Abbado, da questa edizione anche direttore musicale del Festival Verdi. Alla testa dell’Orchestra del Comunale di Bologna, Abbado offre una lettura perfettamente calibrata, capace di entrare nei tempi e nelle dinamiche che questa versione francese prevede: più psicologica e meno irruenta rispetto alla versione “fuoco e fiamme” italiana. Il direttore riesce perfettamente a entrare nei colori adatti a questa versione, riuscendo ad ottenere un ottimo rapporto tra la buca e il palcoscenico, in piena sintonia con la regia di Wilson e a dispetto dell’acustica poco felice del Teatro Farnese. Ottima la prova anche del cast radunato per l’occasione, a cominciare dalla Léonore di Roberta Mantegna. Perfettamente a suo agio vocalmente nel ruolo e forte di una solida tecnica, il soprano palermitano riesce a offrire una prova maiuscola, partecipe ed emozionante, culminata in una toccante esecuzione di Brise d’amour fidéle che le è valso un caloroso applauso del pubblico. Ottimo anche Franco Vassallo nei panni del Compte de Luna. Il baritono milanese ha voce morbida e calda, ben proiettata e capace di risolvere appieno le difficoltà di questo ruolo. In concordanza con la regia ne esce un personaggio forse meno avvinto dalle fiamme amorose, ma più gelido e calcolatore nel riuscire ad ottenere quello che desidera. Nino Surguladze con successo dava voce e corpo alla zingara Azucena. La voce dal bel colore brunito appare omogenea e raggiunge senza difficoltà le zone più acute previste dalla partitura. Interpretativamente riesce perfettamente a far trasparire il dramma della madre, reso ancora più intenso dalla recitazione ieratica che le è stata richiesta. Manrique era il tenore Giuseppe Gipali.  Interpretativamente, Gipali fa del Trovatore un personaggio nobile e la sua esecuzione musicale ben si accosta a questa interpretazione. La voce è lirica ed elegante e bene supera la prova della pira francese, Bûcher infame. Completa il cast l’ottimo Fernand dalla voce tonante di basso di Marco Spotti insieme all’Inès di Tonia Langella, allo zingaro di Nicolò Donini e al Ruiz/messaggero di Luca Casalin.

Buon successo per tutti gli interpreti con qualche immancabile contestazione al termine dei ballabili per via della scelta registica. Con la sua visione di Le Trouvère, Wilson ha ampiamente vinto la sfida lanciatagli dal Festival Verdi di confrontarsi con il temibile quanto affascinante spazio del Teatro Farnese.

Davide Marchetti


Festival Verdi 2018
Teatro Farnese
Parma | 20 ottobre 2018

Le Trouvère
Opera in quattro atti su libretto di Salvadore Cammarano
traduzione francese di Émilien Pacini
musica di Giuseppe Verdi
edizione critica a cura di David Lawton
The University of Chicago Press e Casa Ricordi

Manrique, le Trouvère | Giuseppe Gipali
Le Comte de Luna | Franco Vassallo
Fernand | Marco Spotti
Ruiz | Luca Casalin
Léonore | Roberta Mantegna
Azucena, la Bohémienne | Nino Surguldaze
Inès | Tonia Langella
Un Bohémien | Nicolò Donini
Un messager | Luca Casalin

Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna

Maestro concertatore e direttore | Roberto Abbado
Maestro del coro | Andrea Faidutti
Ideazione, regia, scene e luci | Robert Wilson
Co-regia | Nicola Panzer
Collaboratore alle scene | Stephanie Engeln
Collaboratore alle luci | Solomon Weisbard
Costumi | Julia Von Leliwa
Make-up design | Manu Halligan
Assistente alla regia | Giovanni Firpo
Video design | Tomek Jeziorski
Drammaturgia | José Enrique Maciàn

Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
in coproduzione con Fondazione Teatro Comunale di Bologna e Change Performing Arts

 

teatroregioparma.it

 

ph. Lucie Jansch

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