Al Teatro alla Scala in scena in questi giorni nell’ambito del progetto Barocco diretto dallo specialista del repertorio Diego Fasolis, La Finta Giardiniera di Mozart, titolo che mancava a Milano dal 1971, ma che tuttavia debutta in questa occasione all’interno della sala del Piermarini, in quanto all’epoca fu messo in scena nella cosiddetta Piccola Scala. La Finta fu commissionata da Massimiliano III, principe elettore di Baviera, ad un giovanissimo Mozart (era infatti appena diciottenne) e sebbene la giovane età, proprio in quest’opera troviamo già i germogli delle grandi opere della trilogia dapontiana: musicalmente con l’alternanza di momenti buffi e seri, nel trattamento dei personaggi e nella tematica. E’ ben evidente quanto questa opera rappresenti un vero e proprio gioiello all’interno della produzione giovanile mozartiana.
L’allestimento scelto per l’occasione è quello firmato nel 2014 da Frederic Wake-Walker (già visto all’opera in Scala in occasione de Le Nozze di Figaro e che ritroveremo il prossimo anno per Ariadne auf Naxos di Strauss) per il Festival di Glyndebourne, che ha consacrato il giovane regista inglese come uno dei più interessanti registi della sua generazione. Lo spettacolo si dimostra fresco e coinvolgente, capace di mostrarci sia dal punto di vista interpretativo che da quello visivo l’evoluzione della psicologia dei sette personaggi. Sia i nobili che i servi sono tutti alla ricerca dell’amore e impegnati all’inizio a fingere di essere qualcosa che non sono: la Marchesa Violante finge di essere morta e si fa passare per la giardiniera Sandrina per vendicarsi del Contino che aveva cercato di ucciderla in un momento d’ira, ma che lei continua ad amare; la serva Serpetta gioca con il servo Nardo innamorato di lei, ma in realtà vorrebbe stare con il Podestà; Nardo finge di essere il fratello di Sandrina, ma in realtà è il suo servo Roberto; il Contino finge di amare Arminda, ma in realtà è ancora innamorato di Violante che crede di aver ucciso. E’ un gioco di finzione e di inganni che si evolve fino alla risoluzione finale in cui Violante e il Contino si giurano di nuovo amore, così come Arminda e Ramiro e persino Serpetta alla fine cede all’affetto di Nardo. Il regista ci mostra questa evoluzione grazie alla recitazione che passa dall’essere fortemente stereotipata e farsesca, con movimenti tipici della Commedia dell’arte, ad essere via via sempre più naturale, man mano che i personaggi rivelano la loro vera natura e i loro veri sentimenti (non a caso, quando i personaggi parlano dei propri sentimenti più reconditi si spogliano, quasi a volersi togliere quella maschera che la situazione e la soscietà impone loro di indossare). Allo stesso modo è la scenografia (realizzata da Antony McDonald) a seguire l’evoluzione della situazione, andando disgregandosi insieme alle apparenze che cadono. Sono così Sandrina e il Contino a distruggere tutti i resti delle scene, una volta che la follia fa comprendere il loro amore.
Alla testa dell’Orchestra della Scala (impegnata a suonare su strumenti storici) come abbiamo già detto c’era Diego Fasolis. Il direttore svizzero si trova perfettamente a suo agio in questo repertorio e lo dirige con la consueta competenza, in modo equilibrato: brillante nei momenti più giocosi e introspettivo in quelli più lirici e malinconici. Ottimo il rapporto tra la buca e il palcoscenico e l’intesa con l’ottima compagnia di canto impegnata in questa produzione. Hanna-Elisabeth Müller è stata una magnifica Sandrina/Violante, capace di coglierne gli aspetti più malinconici e lirici attraverso la voce splendente e la precisa coloratura. Il suo innamorato, il Contino Belfiore, era Bernard Richter, dalla voce ben proiettata e luminosa, perfettamente a suo agio nella tessitura e nell’interpretazione, nonché idealmente complementare a quella della Müller, capaci così di offrire insieme momenti musicali di altissimo livello. Altrettanto buona la prova dell’altro tenore del cast, il Podestà di Kresimir Spicer. Il tenore si dimostra interpretativamente esilarante nei suoi maldestri tentativi di seduzione di Sandrina e vocalmente a tratti un pochino strabordante: a fronte di una voce dal timbro seducente, Spicer si dimostra a volte poco preciso. Anett Fritsch era la nipote del Podestà, Arminda. Il soprano tedesco bene interpreta la gentildonna arcigna e impulsiva, rendendo il personaggio molto coinvolgente e divertente. Buona e solida pure la prova vocale, seppur con qualche piccola difficoltà talvolta nella zona acuta. Lucia Cirillo era invece impegnata nell’ostico ruolo del Cavalier Ramiro. La voce ha un bel timbro brunito e ottima coloratura e risolve bene un ruolo pensato in realtà per castrato, dando il meglio nei momenti più patetici. Il cast era completato dalla coppia di servi, nello specifico il Nardo di Mattia Olivieri e la Serpetta di Giulia Semenzato. Dopo aver interpretato la giovane coppia di Zerlina e Masetto nel Don Giovanni della scorsa stagione, entrambi hanno offerto un’ottima prova anche in questa Finta Giardiniera. Mattia Olivieri è un Nardo perfetto, sia nella strabordante interpretazione, sia nell’esecuzione vocale che culmina con l’aria A forza di martello perfettamente eseguita, grazie ad una voce brunita e sonora. Gli fa da contraltare Giulia Semenzato che veste perfettamente i panni della servetta, capace di fare la civettuola con Nardo, mentre soffre per colpa dei suoi sentimenti nei confronti del Podestà. La voce è musicale e la coloratura precisa.
Buon successo per tutto il cast e per il direttore Diego Fasolis che porta così a compimento il terzo successo del progetto Barocco del Teatro alla Scala. Ancora una recita, martedì 29 ottobre, per poter vedere questa Finta Giardiniera che si presenta come una delle produzioni meglio riuscite della stagione che sta per volgere al termine.
Davide Marchetti
Teatro alla Scala
Milano | 23 ottobre 2018
La Finta Giardiniera
dramma giocoso in tre atti
musica di Wolfgang Amadeus Mozart
libretto di Giuseppe Petrosellini
Don Anchise, podestà di Lagonero | Kresimir Spicer
La Marchesa Violante, sotto il nome di Sandrina | Hanna-Elisabeth Müller
Il Contino Belfiore | Bernard Richter
Armida, gentildonna milanese | Anett Fritsch
Il Cavalier Ramiro | Lucia Cirillo
Serpetta, cameriera del podestà | Giulia Semenzato
Nardo, amante non corrisposto di Serpetta | Mattia Olivieri
Basso continuo e fortepiano | James Vaughan
Cembalo | Paolo Spadaro
Violoncello | Simone Groppo
Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici
direttore | Diego Fasolis
regia | Frederic Wake-Walker
scene e costumi | Antony McDonald
luci | Lucy Carter
produzione Festival di Glyndebourne
ph. Marco Brescia & Rudy Amisano