Rinvenuta una copia autografa della partitura (oggetto della curiosità dei rossiniani riuniti a Venezia per l’occasione) Semiramide di Rossini torna alla Fenice dopo ventisei anni, segnalandosi il più atteso tra gli appuntamenti della stagione che volge al termine.
Cecilia Ligorio propone uno spettacolo lineare e sobrio che non disturba la fruizione dell’azione drammatica. Buono è il gusto complessivo salvo qualche scivolone quale, ad esempio, le corna che indossa l’ombra di Nino mentre si aggira per il palcoscenico nel primo atto (Qual mesto gemito). Le scene di Nicolas Bovey sono caratterizzate dal contrasto cromatico tra l’aureo splendore del primo atto e il nero dominante del secondo, sia per i luoghi teatri che per gli ambienti della reggia. Dei costumi di Marco Piemontese si segnalano gli splendidi outfit riservati a Semiramide e a Idreno, che riescono ottimamente nell’obiettivo che ciascun costumista dovrebbe proporsi: esaltare le potenzialità del solista, coprendone i difetti.
La direzione di Riccardo Frizza ha il gran merito di proporre l’opera nella sua versione integrale (occasione assai rara) ma non quello di distinguersi esaltando le pieghe della raffinata scrittura rossiniana. I tempi sono celeri, e nonostante vi sia una buona propensione nel assecondare le esigenze dei solisti e mantenere un buon equilibrio tra orchestra e palcoscenico, l’impressione che risulta da questa direzione è di una certa meccanicità e tendenza ad evidenziare clangori evitabili. Buona la prova dell’Orchestra della Fenice e del Coro diretto da Claudio Marino Moretti.
Venendo ai solisti, la protagonista Jessica Pratt sopperisce alla mancanza di regalità scenica con una tecnica eccellente. Le variazioni sono copiose, di gran gusto e impervie al punto giusto al fine di mettere in risalto le carte vincenti delle quali dispone il soprano australiano: il canto d’agilità e il registro acuto. L’impressione è comunque ancora quella di una voce in via di maturazione; il registro centrale deve essere ancora “costruito” nota per nota; il volume, ridotto nei gravi e nei centri, si fa via via più adeguato con i primi acuti. Ciò non toglie che la Pratt, dopo dieci anni di carriera, da giovane promessa, sia ormai una certezza del panorama lirico odierno. Alex Esposito (Assur) eccede nella recitazione e forse, in questo ruolo, fatta salva la gran scena del secondo atto (Il di’ già cade), necessita di maggiore sobrietà interpretativa. Vocalmente è solido e sonoro e raccoglie un meritato successo personale. Nonostante la giovane età (ventinove anni appena), Teresa Iervolino (Arsace) è un mezzosoprano affermato e gode di una buona fama. In quest’occasione, la voce non si impone per volume ma l’interprete è sensibile e sicuramente pronta – con lo studio – a levigare le imperfezioni, sopperendovi con la tecnica. Enea Scala (Idreno) emerge per la figura splendida sulla scena e porta a casa la serata senza scivoloni. Buono poi è l’Oroe di Simon Lim e corretti sono infine Enrico Iviglia (Mitrane), Franco Calabrese (L’ombra di Nino) e Marta Mari (Azema).
Grandissimo successo al termine della recita con prolungate acclamazioni all’indirizzo di tutti.
Andrea Cantore
Teatro La Fenice
Venezia | 27 ottobre 2018
Semiramide
melodramma tragico in due atti
musica di Gioachino Rossini
su libretto di Gaetano Rossi
Semiramide | Jessica Pratt
Arsace | Teresa Iervolino
Assur | Alex Esposito
Idreno | Enea Scala
Oroe | Simon Lim
Azema | Marta Mari
Mitrane | Enrico Iviglia
L’ombra di Nino | Francesco Milanese
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
direttore | Riccardo Frizza
maestro del coro | Claudio Marino Moretti
regia | Cecilia Ligorio
scene | Nicolas Bovey
costumi | Marco Piemontese
movimenti coreografici e ballerina | Daisy Ransom Phillips
ballerine | Olivia Hansson, Elia Lopez Gonzalez, Marika Meoli, Sau-Ching Wong
#Semiramide
ph. Michele Crosera