Al Teatro alla Scala di Milano in chiusura della stagione 2017/2018 è tornata in scena l’Elektra di Richard Strauss, nello splendido allestimento firmato da Patrice Chéreau nel 2013 (ultimo spettacolo del regista francese scomparso poco dopo il debutto al festival d’Aix-en-Provence) con le maestose scene metafisiche di Richard Peduzzi e i costumi di Caroline De Vivaise. Poco da dire su questa ripresa, un vero e proprio omaggio ad uno dei giganti della regia operistica con una delle sue produzioni meglio riuscite.In una vicenda dove quasi nulla accade, Chéreau riesce a emozionare e caratterizzare i personaggi della vicenda grazie ad un lavoro attoriale minuzioso, dove ogni movimento ed ogni gesto contribuiscono a fare entrare lo spettatore all’interno della tragedia familiare che coinvolge Elektra, la sorella Chysothemis e la madre Klytämnestra. Così per esempio i movimenti spesso convulsi di Elektra riflettono la sua smania, il suo desiderio di rivalsa sulla madre e sul patrigno che hanno ucciso l’amato padre Agamennon mentre quelli bambineschi, quasi infantili, di Chysothemis ci parlano della sua semplicità. Il tutto è poi ambientato nella maestosa scenografia metafisica e quasi soffocante di Richard Peduzzi che potremmo dire che partecipi direttamente allo sviluppo della vicenda. Per esempio, è proprio Elektra che dall’inizio fino all’uccisione della madre e di Aegisth si muove smaniosa nello spazio sottostante l’entrata del palazzo, senza mai riuscire neanche a salire quei pochi gradini per arrivare alla soglia del palazzo. E così ci sembra un’ape impazzita in quel piccolo spazio che risulta in questo modo più soffocante che mai.
La direzione musicale, inizialmente era stata affidata a Christoph von Dohnányi che tuttavia è riuscito a condurre solamente la prima recita, per poi essere sostituito dal M. Markus Stenz, impegnato in questi stessi giorni in Scala con Fin de partie, la nuova opera di György Kurtág. Senza purtroppo aver avuto il tempo di provare, il direttore tedesco ha diretto in modo equilibrato e ben lasciando uscire la grande potenza teatrale di questo dramma violento e intenso, senza mai perdere di vista il rapporto tra buca e palcoscenico. La protagonista di questa ripresa è stata Ricarda Merbeth, che fino ad oggi aveva cantato in Elektra il ruolo di Chysothemis. Debuttaca quindi alla Scala nell’impegnativo ruolo del titolo. Siamo abituati solitamente a sentire soprani drammatici interpretare Elektra, mentre la Merbeth ha voce più lirica. Non le manca il temperamento e bene si cala nel personaggio, dando il massimo, anche se la parte è molto onerosa dal punto di vista vocale inducendola a qualche picco sfasamento. Chysothemis era Regine Hangler, dalla schietta voce sopranile, ben proiettata e perfettamente adatta a ridare la vivacità e l’ingenuità della sorella minore, quella che “Eh’ ich sterbe, will ich auch leben!”. Completava il terzetto delle protagoniste, Waltraud Meier nei panni di Klytämnestra. Nonostante si senta l’affaticamento vocale dovuto principalmente all’età, la Meier non smette di affascinare per l’eleganza della linea vocale e dell’interpretazione, nonché per il magnetismo che esprime dal momento stesso in cui entra in scena. Orest era Michael Volle, come sempre tonante, dalla voce ben emessa e interpretativamente ben delinea il vendicatore del padre. Aegisth era lo squillante e virile Roberto Saccà. Il cast era poi completato dai numerosi personaggi di contorno, a partire dagli ottimi interventi delle ancelle (Bonita Hyman, Judit Kutasi, Violetta Radomirska, Anna Samuil e Roberta Alexander) insieme alla sorvegliante/confidente di Renate Behle, per finire con il precettore di Orest di Frank van Hove insieme ai servi Michael Laurenz e Ernesto Panariello. Buoni gli interventi del coro femminile guidato da Alberto Malazzi.
Grande successo per tutti gli interpreti alla fine della rappresentazione, con punte di entusiasmo per Waltraud Meier. Ultima recita in programma il 29 novembre con Henrik Nánási sul podio della compagine scaligera, al suo debutto al Piermarini.
Davide Marchetti
Teatro alla Scala
Milano | 23 novembre 2018
Elektra
tragedia in un atto
musica di Richard Strauss
libretto di Hugo von Hofmannsthal
Klytaemnestra | Waltraud Meier
Elektra | Ricarda Merbeth
Chysothemis | Regine Hangler
Aegisth | Roberto Saccà
Orest | Michael Volle
Der Pfleger des Orest | Frank van Hove
Die erste Magd | Bonita Hyman
Die zweite Magd | Judit Kutasi
Die dritte Magd | Violetta Radomirska
Die vierte Magd | Anna Samuil
Die fünfte Magd | Roberta Alexander
Die Aufseherin/Die Vertraute | Renate Behle
Ein junger Diener | Michael Laurenz
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
direttore | Markus Stenz
maestro del coro | Alberto Malazzi
regia | Patrice Chéreau
ripresa da Peter Mc Clintock
scene | Richard Peduzzi
costumi | Caroline De Vivaise
luci | Dominique Bruguière
riprese da Marco Filibeck
ph. Brescia/Amisano