La Galleria Borghese di Roma ospita fino al 3 febbraio 2019 la mostra Picasso. La scultura, un percorso attraverso 56 sculture, provenienti da musei e collezioni private di tutto il mondo. La mostra, inaugurata lo scorso 24 ottobre, è curata da Anna Coliva, direttrice della Galleria Borghese, e da Diana Widmaier-Picasso, nipote e studiosa della produzione scultorea dell’artista spagnolo. La rassegna romana è la prima in Italia dedicata interamente alla scultura di Picasso e prosegue l’indagine sul concetto di scultura moderna avviata dalla Galleria Borghese con precedenti mostre (Bernini, 2017). La mostra si inserisce nella manifestazione triennale Picasso Méditerranée (2017 – 2019), avviata da Laurent Le Bon – direttore del Musée National Picasso di Parigi – che intende indagare i luoghi dell’ispirazione picassiana attorno al Mediterraneo, attraverso una serie di iniziative internazionali di cui fa parte anche la mostra milanese Picasso Metamorfosi in corso a Palazzo Reale.
Picasso. La scultura è un viaggio cronologico nella produzione artistica di Picasso tra il 1905 e il 1964, attraverso i grandi temi cari all’artista (il nudo femminile; gli animali; gli strumenti musicali; la metamorfosi; il mito; gli oggetti; i frammenti; il dramma). Senza dubbio, quello che si vuole creare sono delle consonanze visive e concettuali tra l’opera di Picasso e gli eterni capolavori della Galleria Borghese, avviando spunti di riflessione sul linguaggio scultoreo dell’artista spagnolo e il suo rapporto con i maestri classici. È proprio durante un viaggio a Roma e Napoli nel 1917, insieme a Jean Cocteau e al compositore Igor Stravinskij, che Picasso ha modo di studiare da vicino la scultura classica, Michelangelo, la pittura pompeiana e quasi sicuramente anche la collezione del cardinal Scipione.
Nel Salone d’ingresso, i busti di Giovan Battista della Porta (1542 – 1597) e le sculture romane incontrano una serie di busti e teste femminili, in cemento o in bronzo, realizzati da Picasso nei primissimi anni Trenta, tra cui spiccano Busto femminile (1931) e Testa femminile (1931 e poi fusa nel 1944), le opere più monumentali realizzate nell’atelier di Boisgeloup ed inspirate a Marie-Thérèse Walter, modella e amante dell’artista. Proseguendo, nella Sala degli Imperatori i temi dominanti sono il frammento e il dettaglio anatomico, intesi da Picasso come parte dell’opera in divenire. Occhio (gesso, 1931 – 1932) e Mano (gesso con carta di giornale e uncino, 1932) evocano gli amuleti apotropaici egizi e romani, e sono esposti quasi come objet trouvé. Completano la sala, Mano destra (gesso stampato, 1937) e Mano sinistra (bronzo, 1937), veri calchi delle mani di Picasso, che definiscono lo spazio nel segno della mano, accanto a quel Ratto di Proserpina (1621 – 1622) del Bernini dove il cuore dell’opera è proprio la mano di Plutone che afferra con forza la fanciulla. Spunto di riflessione sono anche i richiami tra La lettrice (legno, oggetti metallici, chiodi, viti e gesso, 1951) e Paolina Borghese (1804 – 1808) di Canova entrambe distese e appoggiate sul braccio, ma se la scultura neoclassica è un esempio di bellezza femminile, la scultura di Picasso è il risultato dell’assemblaggio di oggetti, successivamente fusi, che trovano un nuovo significato nel comporre il soggetto; e ancora Donna seduta (legno tagliato e dipinto, 1958), che fa parte della serie dei Bagnanti e ispirata alla sua nuova compagna Jacqueline Roque, si trova a dialogo con la scultura classica Cavaspina (XVI – XVII sec.).
Non mancano gli animali, altro soggetto del repertorio picassiano, di cui La capra (bronzo, 1949) è senz’altro la più nota, insieme alla Testa di toro (bronzo, 1950), suo alter ego. Sono esposti anche gli assemblage – le piccole sculture in rilievo – di chitarre realizzate nel 1926 con oggetti di uso quotidiano (corda, bottoni, fermacapelli, chiodi) in sintonia con la teoria surrealista della casualità degli oggetti. I capolavori Giullare (bronzo, 1905) e le due teste di Fernande del 1906 e 1909, sono i primi esercizi plastici di Picasso, appena arrivato a Parigi al Bateau Lavoir. Chiudono il percorso, una serie di fotografie d’atelier inedite che immortalano Picasso e alcune delle opere esposte in mostra, dove fa capolino, tra le sculture dello studio di Mas de Notre-Dame-de-Vie, anche una copia in gesso dello Schiavo morente di Michelangelo a riprova del suo legame con la scultura classica e rinascimentale.
L’evento, sostenuto da FENDI (partner ufficiale della Galleria Borghese), è accompagnato da un ricco catalogo edito da Officina Libraria con contributi di Anna Coliva, Diana Widmaier – Picasso, Olivier Berggruen, Clemente Marconi, Donatien Grau e Silvia Loreti.
Silvia Mazzeo
Galleria Borghese
Roma | 24 ottobre 2018 – 3 febbraio 2019
Picasso.
La Scultura
a cura di
Anna Coliva e Diana Widmaier – Picasso
catalogo
Officina Libraria
#PicassolaScultura
ph. Pablo Picasso, Testa femminile (1931), Bronzo unico, 86 × 32 × 48,5 cm
Parigi, Musée national Picasso – Paris
Foto: Domenico Ventura © Succession Picasso by SIAE 2018