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Il Falstaff di Verdi al Ponchielli di Cremona

La stanza di un ospedale, un letto, il vecchio Falstaff sdraiato. La scena cambia velocemente per diventare un locale degli anni ‘60 e ‘70 inglesi, con tavolo da biliardo nel quale un Falstaff rinvigorito interagisce con i suoi compari, Bardolfo e Pistola.

La scena disegnata da Emanuele Sinisi è semplice ma mirata. Con pochi elementi riesce a delineare l’ambiente, il periodo storico e lo stile nel quale il regista, Roberto Catalano, ha scelto di collocare la vicenda. Una predominanza dei toni pastello, sia per gli ambienti che per i vestiti, che trasmettono l’idea di una società compassata e forse un po’ ingessata dalle buone maniere e dall’apparenza. Chi esce da questi schemi è solo Falstaff, che si presenta vestito come una rockstar in decadenza (il richiamo ai Rolling Stones non è solo accennato dall’aspetto di Falstaff, ma reso più esplicito dagli sticker con il famoso logo della linguaccia).

L’orchestra dei Pomeriggi Musicali diretta dal Maestro Marcello Mottadelli è sempre a tempo e in alcuni punti sembra commentare le vicende che si svolgono sul palcoscenico. Solo in alcuni momenti è sembrato che il volume fosse un po’ troppo alto, ma le voci dei cantanti non ne sono risultate coperte, e tutte hanno passato l’orchestra senza difficoltà anche nei momenti nei quali suonava più vigorosamente. Mottadelli, già sentito in Nabucco, sempre per OperaLombardia, si conferma un ottimo direttore, dalla grande sensibilità musicale e, in questa occasione, anche prontezza di riflessi e un invidiabile aplomb: riesce infatti a salvare testa e strumento dei musicisti sui quali stava per cadere un pesante vaso da fiori che è rotolato dal palcoscenico fin dentro il golfo mistico. Dopo una brevissima interruzione per concedere a orchestra, pubblico e solisti di ricomporsi, il Maestro si è voltato verso gli spettatori scusandosi pacatamente per l’interruzione e ha ripreso a dirigere musica e canto con disinvoltura. 

Alberto Gazale, debuttante nel ruolo del protagonista, ha una voce sonora che buca l’orchestra. Caratterizza molto bene il personaggio di Sir Falstaff, rendendo vivi sia i momenti più goliardici che quelli introspettivi. Degne di nota, sia dal punto di vista vocale che interpretativo, il terzetto delle allegre comari, formato da Sarah Tisba (Alice), Caterina Piva (Meg) e Daniela Innamorati (Mrs. Quickly). Centri sonori e gravi corposi per la Tisba, che in alcuni momenti sembra avere un timbro quasi mezzosopranile, con un’emissione ad un ottimo volume. Caterina Piva ha una voce dotata di un bel vibrato naturale, mai fastidioso, che risulta corposa anche nelle note gravi. La Innamorati ha una bella voce scura e caratterizza molto bene il personaggio astuto e ammaliatore di Mrs. Quickly, che in questa edizione ricorda molto un’elegante Diane Keaton. Una menzione speciale per i due giovani amanti, Nannetta e Fenton. Maria Laura Iacobellis conquista il pubblico con una voce soave, corposa ma delicatissima nell’emissione, un eccellente appoggio e gli ottimi filati. Tutto ciò unito a una bella presenza. Oreste Cosimo, con un’ottima voce di tenore lirico è perfettamente calato nella parte del giovane innamorato, che scorda tutto e tutti per la sua amata. La sua voce fresca e ben educata, riesce a passare senza problemi l’orchestra e arriva distintamente anche durante l’ottetto del primo atto. Sicuramente questa interessante coppia di giovani interpreti non è da perdere di vista… e udito! Speriamo di poterli risentire presto in altre opere. Ottimo Paolo Ingrasciotta nel ruolo di Ford. Bellissimo nel suo doppiopetto rosa confetto, il giovane baritono ha un’ottima presenza scenica nell’interpretare Mr. Fontana per ingannare Falstaff, una voce scura, dal timbro piacevole, sempre a fuoco. Eccellente il suo duetto sull’amore insieme a Falstaff e magistrale la sua aria “È sogno o realtà?”, resa sia vocalmente che attorialmente in modo molto convincente. Si possono quasi toccare con mano l’angoscia suscitata dalla visione del tradimento e l’ira del marito offeso. Bene il Dottor Cajus di Ugo Tarquini e il Pistola di Pietro Toscano. Il Bardolfo di Cristiano Olivieri va migliorando tra il primo e il secondo atto.

Uno spettacolo che funziona sotto tutti i punti di vista, quindi, sia quelli musicale e vocale, sia quello registico, che hanno reso bene lo spirito dell’opera di Verdi senza mai eccedere né strafare. Questo è ciò che si può ottenere quando dei veri professionisti si ritrovano a lavorare insieme, e dimostra ancora una volta che i teatri di provincia non hanno nulla da invidiare ai grandi teatri. Molto incoraggiante, inoltre, la presenza in sala di tantissimi giovani e giovanissimi, delle scuole locali, che hanno assistito educatamente allo spettacolo, rinnovando la speranza che questo genere musicale possa continuare a vivere ancora a lungo.

Roberto Cighetti


Teatro Ponchielli
Cremona | 30 novembre 2018

Falstaff
commedia lirica in tre atti su libretto di Arrigo Boito
tratto dalla commedia Le allegre comari di Windsor e da Enrico IV diWilliam Shakespeare
musica Giuseppe Verdi

Alberto Gazale | Sir John Falstaff
Paolo Ingrasciotta | Ford
Oreste Cosimo | Fenton
Ugo Tarquini | Dott. Cajus
Cristiano Olivieri | Bardolfo
Pietro Toscano | Pistola
Sarah Tisba | Mrs Alice Ford
Maria Laura Iacobellis | Nannetta
Daniela Innamorati | Mrs Quickly
Caterina Piva | Mrs Meg Page

Orchestra I Pomeriggi Musicali
Coro Opera Lombardia

Marcello Mottadelli | direttore
Massimo Fiocchi Malaspina | Maestro del Coro
Roberto Catalano | Regia
Emanuele Sinisi | Scene
Ilaria Ariemme | Costumi
Fiammetta Baldiserri | light designer

 

teatroponchielli.it

operalombardia.it

 

 

ph. Laila Sormani

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