La Cenerentola di Rossini nella storica produzione di Jean-Pierre Ponnelle (ripresa in quest’occasione da Grisha Asagaroff) è il terzo titolo della stagione scaligere 18/19.
La direzione di Ottavio Dantone è impeccabile per la capacità di calibrare le dinamiche: dopo una splendida ouverture, il primo atto scorre velocemente ed è complessivamente buono. Il secondo atto risente, invece, di una eccessiva lentezza narrativa, non ideale per un’opera che, oltre al carattere patetico circoscritto a determinati numeri, necessita comunque di brio e vitalità. L’organico adottato è intenzionalmente ridotto, il suono degli archi volutamente secco; l’impressione complessiva è di una visione di Rossini più classicista che romantica (verso la quale chi scrive propende per gusto personale). Al fortepiano siede il bravissimo Paolo Spadaro, il cui intervento non si limita ai soli recitativi.
Marianne Crebassa è una protagonista che incanta per la raffinatezza con la quale si approccia al ruolo. Tuttavia, benché sicura nelle colorature, la voce fatica a reggere la tessitura acuta e le numerose incertezze nel salire compromettono l’ottima impressione che invece destano i momenti più intimi e patetici (nei quali la tessitura insiste invece sul registro centrale). Al suo fianco Maxim Mironov (Don Ramiro) è un principe corretto vocalmente e delicato sulla scena: la voce non eccelle per volume ma il fraseggio è curato e il registro acuto è generoso. Ottimo è Carlos Chausson che, nonostante i suoi quasi 70 anni, ha una voce sonora, ferma ed è spassoso a vedersi senza mai scadere nel caricaturale. Ottima la resa di un rossiniano doc come Nicola Alaimo (Dandini) – il più applaudito insieme a Mironov – il cui prossimo step nel repertorio del pesarese sarà Don Magnifico ad Amsterdam il prossimo autunno. Bravo Erwin Schrott (Alidoro) la cui solita, dirompente, presenza scenica è in quest’occasione limitata alla pacatezza che si addice ad un precettore. Bravissima la Tisbe di Anna Doris Capitelli, mentre meno convincente è parsa la Clorinda di Tsisana Giorgadze, che scivola troppo spesso nel parlato.
La produzione che Ponnelle creò nel 1972 mantiene intatto il suo fascino fantastico. Le scene combinano elementi tridimensionali e bidimensionali nel migliore dei modi possibili, arricchite inoltre da costumi di indescrivibile bellezza. Uno spettacolo che non si finisce mai di ammirare e si spera di rivedere a cadenza regolare negli anni a venire.
Marco Bossaglia
Teatro alla Scala
Milano | 19 febbraio 2019
La Cenerentola
dramma giocoso in due atti
libretto di Jacopo Ferretti
musica di Gioachino Rossini
Don Ramiro, Principe di Salerno | Maxim Mironov
Dandini, suo Cameriere | Nicola Alaimo
Don Magnifico, Barone di Monte Fiascone | Carlos Chausson
Clorinda, figlia di Don Magnifico | Tsisana Giorgadze
Tisbe, figlia di Don Magnifico | Anna-Doris Capitelli
Angelina/Cenerentola, figliastra di Don Magnifico | Marianne Crebassa
Alidoro, Filosofo, maestro di Don Ramiro | Erwin Schrott
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
direttore | Ottavio Dantone
maestro del coro | Bruno Casoni
maestro al fortepiano | Paolo Spadaro
regia/scene/costumi | Jean-Pierre Ponnelle
ripresa da Grischa Asagaroff
luci | Marco Filibeck
ph. Brescia & Amisano