Al Teatro Regio di Torino è andato in scena uno degli appuntamenti più interessanti della stagione in corso. Parliamo della prima rappresentazione in epoca moderna di Agnese composta dal parmigiano Ferdinando Paër nel 1809. Anche se oggi ci è difficile crederlo vista la sua totale scomparsa dal repertorio, Agnese è stato un grandissimo successo all’epoca della sua composizione. Scritta originariamente per l’inaugurazione di un teatrino privato all’interno della dimora vicino a Parma del conte Fabio Scotti, Agnese fu subito molto apprezzata e in pochi anni (e con qualche rimaneggiamento da parte del compositore) venne rappresentata nei principali teatri europei con numerose critiche positive. Allo stesso modo, lo stesso Paër, oggi poco noto, è stato alla sua epoca una figura di spicco del panorama musicale europeo, ricoprendo anche il ruolo di direttore del Théâtre-Italien di Parigi dove lavorò alacremente per portare il meglio della produzione italiana, come per esempio la primissima produzione rossiniana. Travolto dalla forza senza pari del melodramma ottocentesco, Paër e la sua Agnese finirono così per scomparire dal repertorio.
Oggi grazie al lavoro del musicologo Giuliano Castellani e all’impegno del direttore svizzero Diego Fasolis abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare quest’opera in tempi moderni e di poterne così apprezzare la qualità artistica e la sua attualità rispetto al periodo di composizione. Dramma semiserio, Agnese affronta in modo comico e patetico un tema all’epoca di vivido interesse: quello della pazzia e delle sue potenziali cure, tema che con approcci e risultati diversi verrà ampiamente trattato in seguito dai grandi operisti romantici. Ad essere pazzo in questo caso è Uberto, padre di Agnese, impazzito dopo essersi convinto della morte della figlia, che in realtà era solo scomparsa. Finito in manicomio, sarà l’innovativa cura del dottor Girolamo a salvarlo, restituendolo all’amore di sua figlia. Come già detto, alla testa dell’orchestra del Regio di Torino è stato chiamato il maestro Diego Fasolis, che nel 2008 aveva già proposto un’esecuzione di Agnese in forma di concerto a Lugano e che in questa occasione ha proposto la partitura in modo integrale, inserendo al suo interno anche i pezzi musicali aggiunti in un secondo momento da Paër per la messinscena parigina. Come è solito fare, il direttore svizzero entra appieno nello spirito di quest’opera, riuscendo a metterne in luce gli aspetti compositivi più interessanti, per alcuni versi un vero preludio al Rossini buffo intriso di un velato romanticismo. Fasolis dirige in modo preciso e senza sbavature l’organico ridotto dell’Orchestra del Teatro Regio, creando un ottimo rapporto tra buca e palcoscenico.
Di buon livello il cast vocale, a cominciare dalla protagonista, il soprano spagnolo María Rey-Joly, dalla morbida voce lirica, sicura sia nei momenti più patetici, sia in quelli più schiettamente belcantistici come per esempio l’aria aggiuntiva Da te solo, o Ciel clemente. Buona anche la prova del tenore Edgardo Rocha impegnato a disegnare in modo preciso e luminoso con voce fresca e limpida Ernesto, il marito fedifrago, ma pentito di Agnese. Markus Werba invece vestiva i panni di Uberto, il padre “impazzito”. Il baritono austriaco convince in toto grazie ad un ottimo fraseggio e ad un’interpretazione sentita e coinvolta. Accanto a loro sul palco c’era il vivace e comico Don Pasquale di Filippo Morace, direttore del manicomio in cui è rinchiuso il povero Uberto, ben caratterizzato dalla calda voce del basso-baritono campano. Completavano il cast il buon Don Girolamo di Andrea Giovannini, la deliziosa Lucia Cirillo nella parte di Carlotta, il giovane soprano leggero Giulia Della Peruta nei panni di una disinvolta Vespina e Federico Benetti come custode dei pazzi. Menzione speciale per Esmeralda Bertini, la bimba che per tutta la recita ha vestito i panni della figlia di Agnese. Ottimo inoltre l’apporto del Coro del Teatro Regio preparato da Andrea Secchi.
La regia dello spettacolo è stata affidata a Leo Muscato che ha deciso di sottolineare l’aspetto più fiabesco della vicenda, ambientandola quindi all’interno di piccoli micromondi: la foresta dove si perde Agnese, lo studio del direttore del manicomio, la camera di Uberto. Questi micromondi sono inseriti all’interno di piccole scatole, come se fossero carillon che una volta aperti svelano mondi diversi. Appropriatamente però queste scatole assomigliano a quelle dei medicinali di inizio Novecento. Un’idea registica ben riuscita che aiuta a rendere la fruizione di quest’opera leggera, divertente e giocosa, con personaggi ben costruiti anche grazie all’attento lavoro registico. Meravigliose le scene di Federica Parolini così come i costumi di Silvia Aymonino. A rendere il tutto fiabesco hanno contribuito anche le luci di Alessandro Verazzi.
Ottimo successo per tutti gli interpreti e soprattutto per Fasolis, principale fautore di questa bella riscoperta che ha contribuito ad aprire lo squarcio su una produzione operistica “di passaggio”, spesso dimenticata, ma non per questo priva di interesse.
Teatro Regio
Torino | 24 marzo 2019
Agnese
dramma semiserio in due atti
libretto di Luigi Buonavoglia
dalla commedia Agnese di Fizendry di Filippo Casari
tratta dal romanzo The Father and Daughter di Amelia Opie
musica di Ferdinando Paër
Agnese | Maria Rey-Joly
Uberto | Markus Werba
Ernesto | Edgardo Rocha
Don Pasquale | Filippo MOrace
Don Girolamo | Andrea Giovannini
Carlotta | Lucia Cirillo
Vespina | Giulia Della Peruta
Il custode dei pazzi | Federico Benetti
Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino
direttore | Diego Fasolis
maestro del coro | Andrea Secchi
maestro al cembalo | Carlo Caputo
regia | Leo Muscato
scene | Federica Parolini
costumi | Silvia Aymonino
luci | Alessandro Verazzi
assistente alla regia | Alessandra De Angelis
assistente alle scene | Anna Varaldo
direttore dell’allestimento | Paolo Giacchero
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