Al Teatro Regio di Parma per la stagione lirica è in scena uno dei titoli più noti e amati del repertorio operistico, Il barbiere di Siviglia di Rossini. Questa ripresa rappresenta l’occasione per il Regio di Parma di rimettere in scena il bello spettacolo pensato da Beppe de Tomasi. La vicenda è ambientata dallo scenografo Poppi Ranchetti in una Siviglia tratteggiata da enormi decori in ferro battuto che, insieme alle volute che rappresentano il cielo, sono di grande impatto visivo e donano leggerezza alla scena, pur rappresentando bene gli spazi ora esterni ora interni. Al centro della scena c’è la gigantesca gelosia (non il sentimento, ma la gabbia che costringe Rosina all’interno della sua casa-prigione) alla quale si fa menzione più volte durante l’opera. Questa diventa ora balcone, ora casa di Bartolo e serve a disporre gli attori su più livelli e creare una scena più tridimensionale. La regia di Beppe de Tomasi, ripresa in questa occasione da Renato Bonajuto, appare molto bene studiata, specialmente nei piccoli gesti e nei movimenti dei singoli personaggi, sintomo da un lato di un minuzioso lavoro del regista, ma anche della presenza di interpreti molto dotati dal punto di vista attoriale, capaci di calarsi nel personaggio costruendone al meglio la caratterizzazione. Bellissimi i colori delle luci, curate da Andrea Borelli, che segnano il passare del giorno sulla scena. Così come i costumi sempre meravigliosi di Artemio Cabassi, che diventano parte integrante della scenografia piuttosto monocromatica, alla quale danno il necessario tocco di colore.
Alla testa della buona Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini c’era il Maestro Alessandro d’Agostini che già dalla Sinfonia riesce a rendere vivo e interessante lo spettacolo, grazie soprattutto alla cura posta nelle dinamiche e all’ottimo equilibrio creato tra buca e palcoscenico. Il Conte di Almaviva era Xabier Anduaga. Sin dal’aria di sortita, “Ecco ridente in cielo” ci rivela una voce corposa, non caprina, come già sentito in altri tenorini rossiniani, a suo agio nei piani nei pianissimi e anche nei suoni gravi; non la classica voce che siamo abituati a sentire per questo repertorio, insomma, ma una voce nuova e molto interessante. Il giovanissimo tenore spagnolo ha anche agilità buone e omogenee; deve solo perfezionare qualche dettaglio nella dizione, che è comunque ottima per un cantante straniero. Molto belle le variazioni della seconda serenata del Conte (‘Se il mio nome saper voi bramate‘) così come l’inserimento di melismi che richiamano la canzonetta spagnola. Il Figaro di Julian Kim ha ottimo volume, un timbro piuttosto chiaro, una voce facile all’acuto e una buona dizione. Gestisce bene il difficile sillabato, e duetta ottimamente con il Conte. Buona la prova di Simone del Savio (Don Bartolo), giovane interprete che si trasforma completamente in scena fino ad essere irriconoscibile nei panni del ‘vecchio avaro e brontolone’. Bella voce, sempre a fuoco. Nel rimprovero a Rosina (‘A un dottor della mia sorte‘), il cantante dimostra di avere un ottimo volume, un’interpretazione sia attoriale che vocale molto buona, e risolve bene il “rap rossiniano”, eseguito a velocità sostenuta. Rosina era il mezzosoprano palermitano Chiara Amarù. Basta l’incipit di “Una voce poco fa” per capire con che interprete si ha a che fare: voce scura e ammaliante, che diventa un fuoco d’artificio negli acuti; precisa, agile, regge la scena e fraseggia dando colore e senso alla parola. Velocissima nelle variazioni sulle vertiginose scale e nelle colorature. Acuti penetranti e adamantini, una recitazione magistrale. Prova che quando un cantante padroneggia la tecnica e si sente sicuro, si può concentrare sulle altre sfumature che rendono vivo il personaggio. Il duetto tra Figaro e Rosina è come una pioggia di brillanti; si vede quando un cantante unisce le doti innate a buono studio e grande preparazione. Ottimo anche Roberto Tagliavini nei panni di Don Basilio, con una bella voce duttile, sicura, solida; canta ottimamente la calunnia, con lunghissimi fiati da apneista. Molto apprezzato dal pubblico, che lo applaude con convinzione. Completavano il cast il Fiorello del giovane Lorenzo Barbieri dalla bella voce scura e buona caratterizzazione del personaggio ed Eleonora Bellocci nei panni di Berta, dalla bella voce, fresca, con un buon vibrato e che sfoggia anche qualche puntatura in acuto ben eseguita. Una voce davvero interessante che riascolteremo volentieri.
Alla fine dell’Opera tantissimi applausi ma anche qualche fischio (non condivisibile) per il direttore d’orchestra. Il barbiere di Siviglia sarà in scena fino al 31 marzo.
Roberto Cighetti
Teatro Regio
Parma | 22 marzo 2019
Il Barbiere di Siviglia
Melodramma buffo in 2 atti di Cesare Sterbini
tratto dalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Musica di Gioachino Rossini
Il Conte d’Almaviva | Xabier Anduga
Don Bartolo | Simone del Savio
Rosina | Chiara Amarù
Figaro | Julian Kim
Don Basilio | Roberto Tagliavini
Fiorello | Lorenzo Barbieri
Berta | Eleonora Bellocci
Un ufficiale | Giovanni Bellavia
Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini
Coro del Teatro Regio di Parma
direttore | Alessandro d’Agostini
maestro del coro | Martino Faggiani
regia | Beppe de Tomasi
ripresa da Renato Bonajuto
scene | Poppi Ranchetti
costumi | Artemio Cabassi
luci | Andrea Borelli