Parsifal di Wagner, l’ultima e la più rappresentativa delle opere della maturità, ritorna in scena alla Bayerische Staatsoper nella produzione che ha debuttato la scorsa stagione. Il podio è affidato al direttore musicale uscente, Kirill Petrenko (un nome, una garanzia), la regia a Pierre Audi e le scene al celebre artista tedesco Georg Baselitz.
La regia è il tasto dolente che affligge questa produzione. La presenza di Pierre Audi si riduce ad un mero contorno. Non si percepiscono intenzioni interpretative né sono visibili scelte che guidino i solisti lungo i tre atti; tutti i gesti e i movimenti sembrano lasciati al libero arbitrio dei singoli. La caratteristica di questa produzione è data dalle scene “figurative” di Georg Baselitz, che non ha certo bisogno di presentazioni. Molto bella l’idea, infine, da attribuirsi non si sa se al regista o allo scenografo, di presentare nel terzo atto il bosco capovolto che aveva caratterizzato il primo atto così come meraviglioso è il sipario del secondo atto.
Kirill Petrenko si produce in una prova eccellente grazie anche al contributo determinante della Bayerisches Staatsorchester in stato di grazia, calibrando il suono in modo da consentire al pubblico una migliore fruizione del testo che i solisti intonano sul palcoscenico con grande cura nella scansione. Il suono che si produce è morbidissimo, ricco di armonici, in sintesi: una meraviglia. Lodi in quantità anche per i cori impegnati che riescono a sostenere ritmi larghi senza il minimo segno di cedimento. Tutto è perfetto, non vi sono sbavature e concorre a delineare il successo esecutivo di una serata compiuta.
Venendo ai solisti, Nina Stemme (Krundry) è una figura felina che si aggira lungo tutto lo spazio scenico. Ora insinuante, ora carezzevole, ora sprezzante, il soprano svedese coniuga brillantemente una voce sontuosa ad intenzioni espressive che, tra le sue colleghe, sono al momento difficili da eguagliare. Il suo Ich sah das Kind è splendido e la veemenza con la quale conclude il secondo atto è tale e tanta che le consegna la palma di trionfatrice della serata. René Pape (Gurnemanz) delinea un personaggio carico di naturale autorevolezza. La voce è ancora bella, sicura in tutta la gamma, piegata al legato senza difficoltà, forte di una efficace tecnica di respirazione che consente al basso sassone di concentrarsi sul fraseggio e cesellare ogni frase. Bravissimo è Michael Nagy che, fatta salva, qualche forzatura nel registro acuto è un Amfortas arrendevole. Meno incisivo è Burkhard Fritz (Parsifal), sicuramente non in serata, che risente di un’intonazione incerta che ne compromette soprattutto il registro acuto. Bravissimo inoltre Bálint Szabó nel ruolo di Titurel.
Accoglienze calorose al termine con ripetute chiamate alla ribalta ed ovazioni riservate alla Stemme e a Petrenko. Concluse per questa stagione le recite di Parsifal.
Davide Marchetti
Bayerische Staatsoper
Monaco di Baviera | 31 marzo 2019
Parsifal
musica e libretto di Richard Wagner
Amfortas | Michael Nagy
Titurel | Bàlint Szabò
Gurnemanz | René Pape
Parsifal | Burkhard Fritz
Klingsor | Derek Welton
Kundry | Nina Stemme
direttore | Kirill Petrenko
maestro del coro | Sören Eckhoff
maestro del coro di voci bianche | Stellario Fagone
regia | Pierre Audi
scene | Georg Baselitz
collaboratore alle scene | Christof Hetzer
costumi | Florence von Gerkan
collaboratore ai costumi | Tristan Sczesny
luci | Urs Schönebaum
Bayerisches Staatsorchester
Coro e coro di voci bianche della Bayerischen Staatsoper
#BSOParsifal
ph. © Ruth Walz