Dopo lunga attesa e discussioni (e dopo ben 11 edizioni del Triennale Design Museum) l’8 aprile al Palazzo dell’Arte della Triennale di Milano ha finalmente aperto il Museo del Design Italiano; il primo allestimento museale permanente in Italia dedicato al design. Nato dalla forte volontà del presidente della Triennale, Stefano Boeri, e dallo stimolo del comitato scientifico che riunisce alcune delle figure di più alto rilievo del mondo del design e dell’architettura italiani come: Paola Antonelli, Mario Bellini, Andrea Branzi, Antonio Citterio, Michele De Lucchi, Piero Lissoni, Claudio Luti, Fabio Novembre, Patricia Urquiola.
Curato da Joseph Grima, il Museo del Design Italiano – Parte I presenta, negli spazi della curva al piano terra del Palazzo dell’Arte (occupando una superficie di 1300 mq), una selezione di circa 200 pezzi, tra i più di 1600 che compongono la collezione della Triennale di Milano, che cerca di illustrare la storia del design italiano tra il 1946 e il 1981 (la data è stata suggerita dal comitato scientifico per la concomitanza con la mostra del gruppo postmodernista Memphis che diede il via ad una nuova era nella produzione del design). Un allestimento semplice (forse un po’ troppo affastellato), lineare e luminoso (che sfrutta le grandi vetrate e mette bene in mostra l’architettura di Giovanni Muzio) affianca accanto ai pezzi più iconici del design italiano (come la Superleggera di Giò Ponti; la Lettera 22 di Marcello Nizzoli e Giuseppe Veccio; il Posto dei giochi di Enzo Mari o ancora la Poltrona Prust di Mendini), i modelli lignei di Giovanni Sacchi (concessi in deposito alla Triennale da Regione Lombardia per mostrare così l’evoluzione del progetto dalla fase di studio e sviluppo fino alla sua realizzazione e messa in produzione) e i materiali in gran parte inediti provenienti dagli Archivi della Triennale: fotografie, campagne pubblicitarie, packaging originali, che dovrebbero aiutare a contestualizzare gli oggetti esposti. Resta solo il dubbio sul criterio che ha guidato la scelta degli oggetti esposti.
Se (come suggerito da Mario Bellini nella sua riflessione alla presentazione del museo alla stampa) il design altro non è che lo stile proprio dei nostri giorni, quello appena inaugurato dalla Triennale, se non vuole diventare un museo dell’archeologia del design, non può che essere la prima tappa di un percorso più ampio. Un percorso che dovrebbe iniziare già nelle prossime settimane quando verrà nominato un comitato dedicato al vaglio delle nuove acquisizioni (perchè sebbene ampia la collezione della Triennale non è certamente completa), ma soprattutto quando verrà lanciato il concorso di progettazione internazionale per l’ampliamento degli spazi espositivi che saranno dedicati al Museo del Design. L’espansione prevede sia nuovi spazi espositivi (in grado di accogliere l’intera collezione) che anche nuovi spazi per le aree destinate ai servizi per il pubblico, oltre ad una riorganizzazione degli Archivi, per un totale di 6.000 mq, che andranno ad estendersi in uno spazio ipogeo al di sotto dell’attuale giardino della Triennale, senza modificare le volumetrie esistenti del Palazzo dell’Arte di Muzio.
Una sfida vinta a metà (per ora!), che va a colmare una grave lacuna nell’offerta culturale di Milano, ma che deve (e può!) essere migliorata!
Triennale di Milano
Palazzo dell’Arte
Museo del Design Italiano – Parte I
a cura di Joseph Grima
catalogo Electa editore
ph. © Triennale Milano – foto Gianluca Di Ioia