Mentre i complessi scaligeri sono impegnati ne I Masnadieri verdiani in scena in Finlandia allo scenografico Festival operistico di Savonlinna, al Piermarini va in scena il Progetto Accademia, l’annuale produzione dedicata e realizzata in toto dai ragazzi dell’Accademia del Teatro alla Scala. Questa stagione sono andati in scena due atti unici con un protagonista d’eccezione: il baritono Ambrogio Maestri, impegnato prima nei panni del Maestro di cappella in Prima la musica e poi le parole di Antonio Salieri e successivamente in quelli del protagonista del celebre Gianni Schicchi pucciniano.
L’atto unico di Salieri Prima la musica e poi le parole, nato per essere accoppiato al Singspiel mozartiano Der Schauspieldirektor, non era mai stato rappresentato prima alla Scala. L’allestimento di questa prima parte era a cura dal regista tedesco Grischa Asagaroff, per anni al fianco di Jean-Pierre Ponnelle, che immerge l’azione in un interno fiabesco (disegnato da Luigi Perego, autore anche degli eccentrici costumi) dominato da grandi mobili a forma di strumenti musicali che vanno a ricreare lo studio del Maestro di cappella. Lo spettatore si è trovato di fronte ad un allestimento molto semplice, interessante dal punto di vista visivo, ma in difficoltà nel donare significato e profondità ad un soggetto drammaturgico piuttosto esile. Quattro sono i protagonisti impegnati sul palcoscenico. Oltre ad Ambrogio Maestri, per la prima volta impegnato in una partitura settecentesca e totalmente a suo agio in essa, buona si è dimostrata anche la prova delle altre tre giovani voci: dalla disinvolta Donna Eleonora di Anna-Doris Capitelli all’effervescente Tonina di Enkeleda Kamami, passando dallo spigliato poeta di Maharram Huseynov dalla bella voce di basso.
Punto cruciale della serata, il ben più famoso Gianni Schicchi pucciniano, salito alla ribalta delle cronache per la regia di Woody Allen, da lui realizzata nel 2009 per la Los Angeles Opera. Il cineasta americano ambienta la vicenda in un interno neorealista, un chiaro omaggio al cinema italiano di fine anni Quaranta e inizio anni Cinquanta che tanto è apprezzato oltreoceano. Affascinante risulta la scenografia tutta giocata sul bianco e nero curata da Santo Loquasto e dominata sullo sfondo da un enorme panorama di Firenze. Nonostante la presenza di molti cliché legati all’italianità (giusto per citarne uno: Gianni Schicchi è qua un mafioso che trova il modo di risolvere ingannando il problema dell’eredità dei Donati), lo spettacolo diverte e riesce in modo convincente a muovere sul palcoscenico i numerosi personaggi, tutti ben caratterizzati. Dal punto di vista musicale, ottima si dimostra nuovamente la prova di Ambrogio Maestri, scenicamente carismatico nella parte di Gianni Schicchi e vocalmente ineccepibile. Buona la prova anche di Tsisana Giorgadze nei panni di Lauretta e applaudita dopo la celeberrima O mio babbino caro. Discreti gli altri numerosi componenti della compagnia di canto: dal Rinuccio di Hun Kim (dalla vocalità un po’ esile e dizione perfettibile) alla Zita della giovanissima Valeria Girardello, continuando con il Simone di Eugenio Di Lieto, il Gherardo di Chuan Wang, la Nella di Francesca Pia Vitale, il Betto di Lasha Sesitashivili, la Ciesca di Caterina Piva, il Marco di Giorgio Lomiseli e il Gherardino del piccolo Benjamin Di Falco. Completavano il cast il Maestro Spinelloccio di Ramiro Maturana, il Ser Amantio di Nicolao di Jorge Martinez, il Pinellino di Hwan An e il Guccio di Maharram Huseynov.
I giovani cantanti, soprattutto quelli impegnati nel Gianni Schicchi, sono stati messi in difficoltà dalla direzione del Maestro Ádám Fischer. Il direttore ungherese alla testa dell’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala si è trovato più a suo agio tra le sonorità di Salieri, mentre ha forzato troppo la mano nella partitura pucciniana, tenendo spesso un volume orchestrale troppo alto, inducendo così i cantanti a forzare la voce. Al termine applausi convinti per tutto il cast e ovazioni per Ambrogio Maestri. Il dittico Prima la musica e poi le parole e Gianni Schicchi è in scena fino al 19 luglio. I giovani interpreti dell’Accademia della Scala danno appuntamento al pubblico con Rigoletto a settembre con protagonista Leo Nucci.
Davide Marchetti
Teatro alla Scala
Milano | 15 luglio 2019
Prima la musica e poi le parole
divertimento teatrale in un atto: Operetta a quattro voci
libretto di Giovanni Battista Casti
musica di Antonio Salieri
Un maestro di cappella | Ambrogio Maestri
Un poeta | Maharram Huseynov
Donna Eleonora | Anna-Doris Capitelli
Tonina | Enkeleda Kamami
regia | Grischa Asagaroff
scene e costumi | Luigi Perego
luci | Marco Filibeck
Gianni Schicchi
Opera in un atto
libretto di Giovacchino Forzano
musica di Giacomo Puccini
Gianni Schicchi | Ambrogio Maestri
Lauretta | Tsisana Giorgadze
Zita | Valeria Girardello
Rinuccio | Hun Kim
Gherardo | Chuan Wang
Nella | Francesca Pia Vitale
Gherardino | Benjamin Di Falco
Betto di Signa | Lasha Sesitashivili
Simone | Eugenio Di Lieto
Marco | Giorgi Lomiseli
La Ciesca | Caterina Piva
Maestro Spinelloccio | Ramiro Maturana
Ser Amantio di Nicolao | Jorge Martinez
Pinellino | Hwan An
Guccio | Maharram Huseynov
Buoso Donati | Fabio Vannozzi
regia | Woody Allen
ripresa da Kathleen Smith Belcher
scene e costumi | Santo Loquasto
luci | York Kennedy
riprese da Marco Filibeck
Solisti e Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala
direttore | Ádám Fischer
preparatore della compagnia di canto | Eva Mei
ph. Marco Brescia & Rudy Amisano