Al Teatro Regio di Parma, in occasione del Festival Verdi 2019 è in scena una nuova produzione di una delle opere più amate del giovane Verdi; stiamo parlando del Nabucco diretto da Francesco Ivan Ciampa e firmato dal duo Ricci/Forte. Passata la tempesta della prima in occasione della quale il pubblico ha fortemente contestato il cast creativo dietro al progetto dello spettacolo, alle recite successive questa produzione di Nabucco si è andata affermandosi come la punta di diamante di questa edizione del Festival.
Il progetto drammaturgico di cui tanto si è parlato sposta l’azione nel 2046, in un futuro distopico non troppo lontano dal nostro presente. Il mondo è in desolazione e il potente Nabucco con Abigaille si muovono a bordo di una nave militare, assoggettando tutti i popoli che incontrano sul loro cammino. E’ quindi con un vero e proprio pugno nello stomaco degli spettatori che l’opera comincia: cantando Gli arredi festivi gli ebrei con tanto di giubbotto salvagente vengono scaraventati nel ventre della nave, smistati, schedati, ormai assoggettati al tiranno e servi di un mondo basato sull’apparenza. Abigaille infatti, accompagnata sempre da un operatore, si mostra magnanima solo a favore delle telecamere davanti alle quali vince sempre l’apparenza. Sono queste le premesse su cui Ricci/Forte hanno costruito questo toccante spettacolo che racconta al pubblico di oggi di una società futura volta alla smaterializzazione dell’identità e all’ignoranza (i libri vengono infatti triturati a favore del culto dell’immagine). Gli ebrei prigionieri intonano così il Va’ pensiero in una specie di caveau con all’interno le opere d’arte che ricordano il tempo passato, mentre alcuni dei performer leggono alcuni libri superstiti, forse gli unici che possono riuscire a restituire la libertà. La speranza però forse non è morta perché Nabucco stesso si ravvede alla fine dell’opera, tornando alla ragione dopo l’impiccagione di Abigaille. La recitazione dei cantanti è curata nei minimi dettagli e accompagnata da ottimi performer che di volta in volta vestono panni differenti, ricoprendo un ruolo fondamentale nel dare senso alla narrazione. Di grande impatto le scenografie di Nicolas Bovey, così come molto appropriate le luci di Alessandro Carletti. Possiamo dire quindi che il duo registico realizza uno spettacolo forte, dando voce ai timori della nostra società e invitandoci a riflettere, strizzando l’occhio non solo alla nostra attualità, ma anche alla letteratura distopica (da Fahrenheit 451 a Il racconto dell’ancella).
Questa produzione può inoltre contare su una prova musicale di alto livello, già apprezzata fin dalla prima rappresentazione. Sul podio della Filarmonica Toscanini c’è il giovane direttore Francesco Ivan Ciampa che mantiene un ottimo rapporto tra buca e palcoscenico, attento alle dinamiche per sottolineare gli aspetti più violenti di questa partitura, così come si dimostra capace di dare voce ai momenti più introspettivi. Ottimo anche il terzetto dei protagonisti, a cominciare da Amartuvshin Enkhbat nei panni di Nabucco. Lungi ormai dall’essere una scoperta, il baritono mongolo si conferma una delle voci baritonali più interessanti dell’odierno panorama operistico. Oltre ad una voce solida tecnicamente e dal colore caldo e suadente, si fa apprezzare per la dizione impeccabile, nonché per l’appropriatezza dell’interpretazione, ben calato nei panni del tiranno. Nel ruolo di Abigaille troviamo Saioa Hernàndez dalla voce sicura e omogenea in tutti i registri, riesce perfettamente a venire a capo di una parte ostica, ma che non sembra darle nessun problema. Ottima anche la parte interpretativa che la vedono partecipe nei panni della tiranna preda, però, dei ricordi nostalgici e poi del rimorso. Michele Pertusi come Zaccaria offre un’altra prova eccelsa, mandando in visibilio il pubblico del Regio grazie ad una voce sicura e precisa e ad un fraseggio impeccabile. Accanto a loro altrettanto ottima la prova della Fenena di Annalisa Stroppa (molto emozionante il suo Oh, dischiuso è il firmamento) e buona quella di Ivan Magrì come Ismaele. Completavano il cast Gianluca Breda (Il Gran Sacerdote di Belo), Manuel Pierattelli (Abdallo) e Elisabetta Zizzo (Anna). Menzione speciale per il Coro del Regio di Parma preparato da Martino Faggiani: magistrale la loro prova vocale, così come quella interpretativa.
Al termine grandi applausi ed ovazioni per tutti, a suggello di uno spettacolo che, nonostante le difficoltà iniziali, è riuscito a far breccia nel cuore del pubblico. L’ultima replica è in programma per domenica 20 ottobre.
Davide Marchetti
Festival Verdi 2019
Teatro Regio
Parma | 13 ottobre 2019
Nabucco
Dramma lirico in quattro parti su libretto di Temistocle Solera
dal dramma Nabuchodonosor di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu e
dal ballo Nabuccodonosor di Antonio Cortesi
Musica di Giuseppe Verdi
Nabucco | Amartuvshin Enkhbat
Ismaele | Ivan Magrì
Zaccaria | Michele Pertusi
Abigaille | Saioa Hernàndez
Fenena | Annalisa Stroppa
Il Gran Sacerdote di Belo | Gianluca Breda
Abdallo | Manuel Pierattelli
Anna | Elisabetta Zizzo
Filarmonica Arturo Toscanini
Orchestra Giovanile della Via Emilia
Coro del Teatro Regio di Parma
direttore | Francesco Ivan Ciampa
maestro del coro | Martino Faggiani
progetto creativo | Ricci/Forte
regia | Stefano Ricci
scene | Nicolas Bovey
costumi | Gianluca Sbicca
luci | Alessandro Carletti
coreografie | Marta Bevilacqua