Al Teatro alla Scala di Milano è in scena (fino al 2 di novembre prossimo) la nuova produzione del Giulio Cesare in Egitto di Händel, primo titolo del Progetto Barocco che vedrà impegnato il Teatro alla Scala accanto a Robert Carsen nel mettere in scena tre importanti titoli di Händel (il prossimo anno toccherà ad Agrippina, mentre nel 2021 è in programma Ariodante) con sul podio direttori specializzati nel repertorio barocco, mentre in buca l’Orchestra del Teatro alla Scala per l’occasione imbraccerà strumenti storici. Si tratta di un progetto importante per la Scala e per il pubblico milanese che finalmente sta scoprendo la bellezza del repertorio barocco.
Robert Carsen ambienta la vicenda nell’Egitto nei nostri giorni nel bel mezzo di un’ipotetica (ma non inverosimile) guerra senza esclusioni di colpi in Nord Africa per il controllo del petrolio. Tra dune del deserto, sfarzosi ed intriganti interni kitsch egiziani (ricreati da Gideon Davey) gli occidentali guidati da Giulio Cesare fanno guerra ai ricchi arabi/egiziani di Tolomeo, finché ovviamente l’accordo scaturirà dall’amore tra Giulio e Cleopatra che, a fine opera, stringeranno un patto davanti ai media. Ci troviamo di fronte ad uno spettacolo scorrevole ed elegante, capace di adattarsi appieno ai tempi musicali händeliani e di far emergere i momenti più sagaci e ironici dell’opera, e caratterizzato da alcuni momenti di particolare fascino. Non possiamo a questo proposito non citare la proiezione cinematografica a cui Giulio Cesare assiste con protagoniste le più famose Cleopatre del grande schermo insieme alla nuova stella, Lidia/Cleopatra, intenta a conquistarlo. Ottimo si è dimostrato ancora una volta il lavoro del regista canadese sui cantanti, perfettamente calati nei rispettivi ruoli.
Sul podio troviamo Giovanni Antonini, co-fondatore dell’ensemble Il Giardino Armonico, da sempre devoto al repertorio antico e barocco, che riesce ad ottenere un’ottima esecuzione dal complesso orchestrale scaligero, dando il meglio nei momenti più intimi e languidi, capaci di cullare e coinvolgere emotivamente appieno gli ascoltatori in sala. Nelle oltre tre ore di musica proposte dal direttore milanese (pochi i tagli apportati alla partitura händeliana), ottimo è stato inoltre l’accompagnamento del basso continuo.
Di alto livello il cast di specialisti del repertorio radunato per l’occasione sul palcoscenico del Piermarini. Questo Giulio Cesare prevedeva inizialmente la partecipazione di Cecilia Bartoli nei panni di Cleopatra, ma a seguito del mancato rinnovo del contratto dell’attuale sovrintendente Alexander Pereira, il celebre mezzosoprano ha rinunciato alla produzione (e alle successive del Progetto Barocco). A sostituirla è arrivata Danielle De Niese che ha vestito i panni di Cleopatra in numerose famose produzioni. Il soprano australiano non ha fatto rimpiangere Cecilia Bartoli, perché insieme ad una magnetica presenza scenica, la De Niese sfoggia un suadente colore vocale che alla perfezione si intona con i momenti più languidi e struggenti. Le agilità dei momenti di furore non la trovano comunque impreparata, riuscendo a dare forte intensità espressiva ad ogni numero musicale. Insieme a lei sul palco troviamo ben quattro controtenori impegnati nei ruoli maschili principali, a cominciare da quello del titolo. Nei panni di Giulio Cesare c’è Bejun Mehta che si dimostra interprete intenso, elegante ed ironico, anche lui più a suo agio nei momenti patetici che in quelli di furore. Gli si contrappone l’ottimo Tolomeo di Christophe Dumaux, capace di affrontare in modo sprezzante sia le agilità della parte che il malvagio personaggio da interpretare. Nei panni di Sesto troviamo Philippe Jaroussky dal chiaro timbro vocale, perfetto per la parte dell’adolescente capriccioso, ma determinato a vendicare il padre. Tralasciando qualche imperfezione, il controtenore francese ha regalato alcuni emozionanti momenti, come per esempio nell’intenso duetto Son nata a lagrimar insieme a Sara Mingardo. Il contralto italiano interpreta la parte di Cornelia e lo fa da grande specialista del repertorio barocco, con voce di velluto, precisa e ben proiettata accompagnata da una profonda interpretazione. Il quarto controtenore presente nel cast è il Nireno dell’ottimo Luigi Schifano che completa il cast insieme al Curio di Renato Dolcini e all’Achilla di Christian Senn. Puntuale in apertura e chiusura di opera il contributo del coro del Teatro alla Scala preparato da Bruno Casoni.
Al termine grande successo per tutti gli interpreti e per questa produzione che si rivela come una delle migliori di questa stagione scaligera che volge quasi al termine. Giulio Cesare sarà in scena fino al 2 novembre, mentre il pubblico scaligero si ritroverà di nuovo in Egitto per l’ultima produzione della stagione 2018/19, ossia Die ägyptische Helena di Richard Strauss che andrà in scena per la prima volta alla Scala dal 6 al 23 novembre.
Davide Marchetti
Teatro alla Scala
Milano | 23 ottobre 2019
Giulio Cesare in Egitto
Dramma per musica in tre atti
libretto di Nicola Francesco Haym da Giacomo Francesco Bussani
musica di Georg Friedrich Händel
Giulio Cesare | Bejun Mehta
Curio | Renato Dolcini
Cornelia | Sara Mingardo
Sesto Pompeo | Philippe Jaroussky
Cleopatra | Danielle De Niese
Tolomeo | Christophe Dumaux
Achilla | Christian Senn
Nireno | Luigi Schifano
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici
direttore | Giovanni Antonini
maestro del coro | Bruno Casoni
regia | Robert Carsen
scene | Gideon Davey
luci | Robert Carsen e Peter Van Praet
coreografia | Rebecca Howell
video | Will Duke
drammaturgia | Ian Burton