La stagione d’opera 2018/2019 del Teatro alla Scala si chiude con il secondo titolo straussiano della stagione; dopo Ariadne auf Naxos dello scorso maggio è andata in scena (per la prima volta al Piermarini) Die Ägyptische Helena proposto in un nuovo allestimento firmato da Sven-Eric Bechtolf e diretto da Franz Welser-Mӧst.
Lo spettacolo ideato da Sven-Eric Bechtolf (che tornava alla Scala dopo il non esaltante Ernani dello scorso anno e lo splendido Hänsel und Gretel del 2017) ambienta l’intera vicenda all’interno di una grande radio Jugendstil (che occupa gran parte del palcoscenico – le scenografie sono curate da Julian Crouch) cercando di richiamare alla mente dello spettatore alcune sensazioni e pulsioni culturali della Mitteleuropa secessionista degli anni in cui l’opera fu composta da Strauss. Non è una sfida facile rappresentare un testo così complesso e dalla trama così intricata tra personaggi mitologici e personaggi fantastici. Bechtholf ci riesce in maniera abbastanza lineare rendendo la vicenda mitologica elaborata da Hofmannsthal una sorta di radiodramma narrato da una diva (la Conchiglia onnisciente) e che prende vita all’interno della grande radio che si apre, andando a rappresentare così i diversi ambienti dove si svolge la vicenda. Molto affascinanti i costumi curati da Mark Bouman, perfettamente in linea con il periodo storico della composizione dell’opera.
La parte musicale è stata affidata a Franz Welser-Mӧst (che aveva diretto anche Ariadne auf Naxos in maggio) che, seguito da un’orchestra scaligera in splendida forma, ha saputo dar voce al sontuoso lirismo di questa partitura, dando slancio e giusto colore all’esotismo di queste melodie. Di buon livello i protagonisti coinvolti, specialmente i due protagonisti, a cominciare dal Menelao di Andreas Schager. Grazie ad una voce di grande intensità, ottimamente proiettata e con uno sfavillante registro acuto, il tenore austriaco affronta senza paura la tessitura di questo temibile ruolo. Ne esce un Menelao sfrontato e veemente che bene riesce a comunicare il senso di spaesamento che vive il personaggio all’interno della vicenda. Al suo fianco abbiamo trovato l’Helena di Ricarda Merbeth. Allo stesso modo di Schager, anche il soprano tedesco affronta in modo spavaldo la sua impegnativa parte vocale, sottolineandone i lati più impetuosi. Buona la prova anche di Eva Mei negli eleganti panni della maga Aithra, mentre delude Thomas Hampson in quelli di Altair. Completavano il cast l’ottimo Da-ud di Attilio Glaser e l’Hermione di Caterina Maria Sala. Per finire, ottimi anche gli interventi fuori scena del Coro del Teatro alla Scala preparato come di consueto da Bruno Casoni.
Grande successo per tutto il cast per questo titolo straussiano di grandissimo fascino e che per troppo tempo è mancato dal Piermarini.
Davide Marchetti
Teatro alla Scala
Milano | 20 novembre 2019
Die Ägyptische Helena
Opera in due atti
libretto di Hugo von Hofmannsthal
musica di Richard Strauss
Helena | Ricarda Merbeth
Menelas | Andreas Schager
Hermione | Caterina Maria Sala
Aithra | Eva Mei
Altair | Thomas Hampson
Da-ud | Attilio Glaser
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
direttore | Franz Welser-Mӧst
maestro del coro | Bruno Casoni
regia | Sven-Eric Bechtolf
scene | Julian Crouch
costumi | Mark Bouman
luci | Fabrice Kebour
video | Josh Higgason
ph. Brescia & Amisano