Domenica abbiamo assistito a uno spettacolo meraviglioso nella cornice dell’affascinante Teatro Fraschini di Pavia. L’ultima recita pavese del Guglielmo Tell di Gioachino Rossini è stata un trionfo grazie al lavoro congiunto di regia, direzione e compagnia di canto.
La nota ouverture ci introduce in un salotto borghese, dove vediamo un bambino rovinare l’elegante cena di famiglia svelando una tresca amorosa tra due dei commensali. Rimproverato dai genitori, il bambino si mette a leggere con grande interesse delle avventure di Gugliemo Tell. Come per magia, i personaggi del libro prendono vita e invadono la stanza, allestendo davanti ai suoi e ai nostri occhi una scenografia di cartapesta e altri materiali semplici, che ci ricorda i giochi dei bambini nei quali la fantasia crea luoghi e avventure fantastiche.
Nel ruolo dell’eroe svizzero abbiamo il giovane e aitante baritono Michele Patti. Nonostante sia stata annunciata una sua indisposizione, riesce comunque a portare a casa la serata più che dignitosamente, con piccole limitazioni dovute all’indisposizione solo nella zona dei gravi e in alcuni suoni un po’ ingolati. Si muove molto agevolmente nei centri e negli acuti, dove la sua voce risulta sonora, corposa e dal buon volume. Molto bene la sua aria “Resta immobile”. Nei primi due atti è un po’ troppo legato alla direzione d’orchestra per gli attacchi, e perde di spontaneità nella recitazione, ma recupera dopo la metà dell’opera, recitando con più naturalezza. Nonostante lo stato di salute non ottimale, quindi, ci regala uno spettacolo davvero molto buono. Anche Matteo Falcier, che interpreta Arnoldo, si fa annunciare indisposto a inizio recita, ma di tale indisposizione non c’è traccia. Ottima voce rossiniana, non si risparmia nel volume. Suoni pieni, ben proiettati e appoggiati, dal vibrato piacevole. Falcier ha la voce giusta per gli eroi rossiniani, corposa in tutti i registri, anche quello più grave, ma è nell’acuto che dà il meglio. La sua aria “Sul limitar malgrado mio m’arresto” del IV atto è resa con sentimento e acuti generosi, con la voce che corre bene per tutto il teatro. La cabaletta seguente è meno vivida ma è cantata comunque bene. È evidente che il cantante conosce la sua voce, la padroneggia e sa girare bene i suoni. Jemmy, il figlio di Guglielmo Tell, è il soprano Barbara Massaro. La giovane ha una voce limpida e fresca, con acuti svettanti. Timbro melodioso, ottimo legato, in pieno stile belcantistico. Acuti facilissimi e sovracuti che ‘bucano’ coro e orchestra. Grazie alla visione del regista il ruolo di Jemmy passa da parte secondaria a protagonista assoluto, praticamente sempre in scena, una sorta di demiurgo, che dà vita a luoghi e personaggi e guida lo svolgimento della vicenda, attraverso la sua lettura e la sua fantasia. Favorita dal physique du rôle e da una buona recitazione, entra totalmente nella parte risultando del tutto credibile nei panni del bambino-narratore. Matilde ha la bella voce di Clarissa Costanzo, soprano lirico-drammatico con un timbro a tratti quasi mezzosopranile, pastoso e vellutato, ricco di armonici. Ottima la sua aria “Selva opaca”, con i melismi rossiniani risolti molto bene. Centri e gravi pieni, emessi con belle note di petto, acuti e sovracuti generosi e incisivi. Buono anche il duetto con Arnoldo. Pollice in su per il Melchthal di Pietro Toscano, dal bel timbro scuro, decisamente a suo agio nelle sue parti, specialmente nel registro più grave, sonoro e pieno. Irene Savignano, che interpreta Edwige, ha un bellissimo timbro vocale mezzosopranile. Ben eseguita l’aria “Tu che l’appoggio de’ debol sei”. Pur non avendo una voce molto corposa nei gravi, le note centrali di petto e il registro acuto sono davvero molto buoni. Eccellente il Leutoldo di Luca Vianello: buon volume, bel timbro, vibrato piacevole. Poco sonoro il Rodolfo di Giacomo Leone. Avrebbe anche una bella voce, ma viene un po’ penalizzata per il volume non elevato. Molto bene il Pescatore di Nico Franchini: ha una bella voce dal timbro limpido, fresca ma corposa. Buona la sua aria “Gentil come la rosa”. Gualtiero Farst è Davide Giangregorio: bel timbro, bel colore, ma la voce non suona piena né molto voluminosa. Un po’ poco sonoro anche il Gessler di Rocco Cavalluzzi, ma il timbro vocale è piacevole.
La direzione del Maestro Jacopo Brusa non è mai soverchiante, anzi è sempre adatta al momento. Anche nei momenti più concitati dove, giustamente, i volumi crescono, mantiene l’equilibrio e non lavora mai contro i cantanti, staccando tempi improbabili o richiedendo volumi disumani agli orchestrali, ma sempre con loro e per loro. Coro preparatissimo (grazie al Maestro Massimo Fiocchi Malaspina), molto sonoro, coinvolgente e convincente. La resa è vigorosa, il canto è a tempo, sincronizzato anche nella parte a canone. Buoni soprattutto i bassi, nell’atto secondo, che spiccano per sonorità. L’unica cosa che ci lascia perplessi è il fatto che in una scena in cui il coro è stato messo per scelte registiche fuori scena, si sia scelto di utilizzare dei microfoni per amplificare la loro voce. I microfoni in un’opera lirica fanno sempre storcere il naso, senza se e senza ma.
Molto interessante la regia di Arnaud Bernard, che può farsi forza anche dei costumi di Carla Galleri e delle bellissime scene e luci di Virgile Koering. Come dicevamo in apertura, si assiste a un continuo parallelismo tra le vicende di Guglielmo Tell e quelle familiari del bambino-narratore. Il mondo fantastico creato dall’immaginazione del bambino ci riporta all’infanzia e ai giochi che tutti facevamo creando avventure visibili solo attraverso i nostri occhi e la nostra mente. I giochi di luce sono molto evocativi, e riescono a cambiare il colore della scena, passando dai toni dell’oro a quelli dell’argento. Il senso di meraviglia si accende quando compaiono la Luna e le stelle all’interno della stanza di Jemmy, in una incantevole scena notturna molto suggestiva. Bellissime anche la pioggia di petali rossi e la neve che cadono dall’alto.
Il finale “Tutto cangia, il ciel si abbella” riesce a emozionare come sempre, facendo venire la pelle d’oca a più di uno spettatore. Sicuramente merito del genio di Rossini, ma anche della direzione del Maestro Brusa e degli interpreti. Tantissimi applausi per tutto il cast, la direzione e l’orchestra, con vere e proprie ovazioni per il coro, che ha dato il meglio di sè. Un cast eccellente che si spinge al massimo delle proprie potenzialità, con una resa vocale e scenica davvero notevole, pur considerando la difficoltà della partitura e la rapidità dei cambi di scena che sono richieste agli interpreti per muoversi tra il mondo reale, quello del bambino che legge, il mondo della fantasia narrato all’interno del libro.
Lo spettacolo prosegue nel fine settimana a Bergamo e successivamente a Pisa. Consigliatissimo!
Roberto Cighetti
Teatro Fraschini
Pavia | 19 gennaio 2020
Guglielmo Tell
Melodramma tragico in quattro atti
musica di Gioachino Rossini
libretto di Étienne de Jouy e Hyppolite Bis, tratto dall’omonimo dramma di Friedrich Schiller
traduzione ritmica italiana di Calisto Bassi
Guglielmo Tell | Michele Patti
Arnoldo | Matteo Falcier
Matilde | Clarissa Costanzo
Gualtiero Farst | Davide Giangregorio
Melchthal | Pietro Toscano
Jemmy | Barbara Massaro
Edwige | Irene Savignano
Un pescatore | Nico Franchini
Leutoldo | Luca Vianello
Gessler | Rocco Cavalluzzi
Rodolfo | Giacomo Leone
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Coro OperaLombardia
Maestro concertatore e Direttore d’orchestra | Jacopo Brusa
Maestro del coro | Massimo Fiocchi Malaspina
Regia | Arnaud Bernard
Scene e Video | Virgile Koering
Costumi | Carla Galleri
Assistente alla regia | Yamala Irmici
ph. Alessia Santambrogio