Iphigénie en Tauride di Gluck | Opernhaus di Zurigo

Una cupa Iphigénie en Tauride di Gluck con Cecila Bartoli

Dopo le recite de La cenerentola di Rossini a cavallo del nuovo anno, Cecilia Bartoli torna ad esibirsi all’Opernhaus di Zurigo, protagonista della nuova produzione di Iphigénie en Tauride di Gluck. Sul podio c’è Gianluca Capuano; Andreas Homoki, che del teatro è anche Intendant, firma la produzione che sostituisce la precedente, di Claus Guth, disponibile anche in dvd.

La direzione di Capuano, alla guida de La scintilla si dimostra equilibrata e sensibile dal punto di vista dell’attenzione rivolta alla dinamica e giova alla protagonista che nel tonnellaggio vocale non ha la propria carta vincente. A dispetto degli applausi calorosi e delle acclamazioni finali, la Bartoli, forte di un fraseggio curato e di una presenza scenica vibrante e carismatica, fatica ad imporsi dal punto di vista strettamente vocale. L’impressione si riferisce comunque alla recita dell’8 febbraio (la sua quarta ed ultima per questo ciclo di rappresentazioni). Il versante maschile del cast vede schierati tre ottimi interpreti che risollevano le sorti della serata. Jean François Lapointe è tonante ed autorevole pur se relegato al piccolo ruolo di Thoas, Frédéric Antoun è un Pylade dalla linea vocale uniforme dalle ottime doti sceniche sino ad arrivare a Stéphane Degout (Oreste), che nel suo repertorio si conferma un artista a tutto tondo. Ottima nel suo breve intervento la Diane di Birgitte Christensen. 

Andreas Homoki confeziona uno spettacolo cupo e monotono nel complesso. Per cercare di supplire alla staticità del libretto e imporre la propria visione fa agire in scena per tutto il tempo Clitennestra, che nell’intervento cantato del finale si scoprirà poi essere Diana. A lei si affiancano ovviamente due fanciulli, un ragazzo e una ragazza che mimano verosimilmente Iphigénie e Oreste da bambini. Homoki sottolinea, inoltre, il più possibile il legame tra Oreste e Pilade e, seguendo la più logica spiegazione secondo i canoni estetici attuali, trasforma il loro rapporto in una relazione omosessuale. La scena di Michael Levine asettica, nera, illuminata da Frank Evin. I costumi femminili (dalla fattura magnifica) sono tutti uguali. Nonostante ciò il carattere pregiato dei tessuti, l’aspetto teso, il rigonfiamento dei panier sui fianchi, la lunghezza ridotta nella parte anteriore, dimostra come l’artigianato in scena sia ancora possibile, a dispetto dei tanti pezzi dal carattere dozzinale che si vedono sempre più spesso.

Le prossime recite del 20, 23 e 28 febbraio vedranno Birgitte Christensen subentrare a Cecilia Bartoli nel ruolo del titolo. Biglietti disponibili in tutti i settori, fermo restando che per i giovani, presentandosi in biglietteria un’ora prima dello spettacolo e munendosi di un tagliando è possibile acquistare un biglietto a soli 30 CHF in tutti i settori. Per gli spettatori che invece necessitano in ogni caso di acquistare in prevendita è comunque possibile acquistare i posti a scarsa visibilità a 29 CHF.  


Opernhaus
Zurigo | 8 febbraio 2020

Iphigénie en Tauride
Tragedia in quattro atti
musica di Christoph Willibald Gluck
libretto di Nicolas-François Guillard

Ifigenia | Cecilia Bartoli
Oreste | Stéphane Degout
Pylade | Frédéric Antoun
Thoas | Jean-François Lapointe
Diane | Brigitte Christensen
Femme Greque | Katia Ledoux
giovane Iphugénie | Noelia Finocchiaro
giovane Oreste | Immanuel Otelli

Orchestra La Scintilla
coro dell’Opera di Zurigo

direttore | Gianluca Capuano
maestro del coro | Janko Kastelic
regia | Andreas Homoki
scene | Michele Levine
luci | Franck Evin
drammaturgia | Beate Breidenbach

 

opernhaus.ch

 

ph. Monika Rittershaus

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