In questo periodo di difficoltà e di confinamento forzato, la lettura ci permette di evadere dalla nostra quotidianità e, perché no, di sognare cosa fare nel futuro, una volta che la vita di tutti noi ricomincerà e le nostre abitudini torneranno lentamente alla normalità. Visitare teatri e soprattutto frequentarli è una di quelle attività che più mancano agli appassionati in questi mesi di chiusura. Nell’attesa di tornare a popolare le platee, di rivivere le emozioni che solo il teatro sa dare, vi vogliamo consigliare un libro che ci porta alla scoperta dell’Italia dei teatri: Andare per teatri scritto da Nicola Fano ed edito da il Mulino nell’interessante collana “Ritrovare l’Italia”.
Partendo dall’essenzialità del teatro come metafora stessa della società, il piccolo ed agile volumetto (150 pagine che si leggono in un battibaleno) ci conduce in un excursus della storia del nostro paese attraverso le sale teatrali, approfondendo le motivazioni che lungo più di duemila anni di storia hanno spinto l’uomo a costruire teatri e come la forma e le caratteristiche architettoniche giochino un ruolo fondamentale nello spiegarci i cambiamenti della nostra società. E’ una narrazione emozionante e molto interessante che parte dai teatri della Magna Grecia e arriva fino alla recente costruzione dell’Auditorium del Parco dell’Aquila dopo il terribile terremoto del 2009.
Quali differenze ci sono tra i teatri della Magna Grecia e quelli romani presenti in giro per l’Italia? Cosa succede nel Medioevo? Come nascono i teatri di corte? Qual è il primo teatro all’italiana del nostro paese? Queste sono solo alcune delle tantissime curiosità trattate nei primi capitoli del libro fino ad arrivare alla nascita del melodramma che, grazie alla sua estrema e trasversale popolarità, portò alla moltiplicazione delle sale teatrali in giro per l’Italia. La storia continua con l’avvento del varietà e quindi le piccole sale ad esso dedicate fino ad arrivare agli interessanti spazi del teatro sperimentale. Nelle pagine si susseguono storie interessantissime di teatri più o meno noti: dal Teatro alla Scala alla Pergola di Firenze, dal Teatro all’Antica di Sabbioneta al Teatro Margherita di Bari, dall’Ambra Jovinelli di Roma al Trianon di Napoli, dal Teatro di Documenti a Roma al piccolissimo Teatro Cortesi di Sirolo, solo per citarne alcuni.
All’interno del volume non mancano riflessioni che ci spingono a ragionare sul ruolo del teatro nella storia italiana. É il caso, per esempio, delle considerazioni sulla presenza capillare sul territorio nazionale di piccoli, piccolissimi, medi e grandi teatri all’italiana, tutti piuttosto simili tra loro, ma, come ben sappiamo, nati in un contesto storico in cui l’Italia non era geograficamente un paese unito. E’ in quei teatri così tutti simili tra loro che l’identità nazionale si è plasmata: “Quel che contava […] era che la relazione tra immaginario ed emozione fosse la stessa ovunque, in Italia.” e dove ancora oggi in un certo senso continua a vivere.
Se amate il teatro, se amate l’opera, se frequentate quei luoghi magici che sono i teatri, lasciatevi trasportare da questo piccolo libro alla scoperta di quegli spazi che popolano le nostre città e che, una volta superata questa crisi, torneranno ad essere centrali per raccontarsi di nuovo e per riavvicinarsi.
“[…] un buon teatro deve indurre il pubblico a pensare che quel che succederà sia bello. Ed è con questo fine che per oltre due millenni individui tenaci e testardi hanno costruito teatri. Ed individui tenaci e testardi li hanno frequentati: in nome di un’emozione che, fin dall’inizio, è bella perché ignota.”
editore il Mulino
pp.157