Le incisioni di Giambattista Piranesi e le fotografie di Gabriele Basilico dialogano negli spazi al secondo piano di Palazzo Cini a Venezia all’interno della mostra Piranesi Roma Basilico, visitabile fino al 23 novembre 2020.
L’esposizione, che celebra il terzo centenario della nascita dell’artista veneto, si ricollega alla precedente Le arti di Piranesi, tenutasi presso la Fondazione Giorgio Cini nel 2010, per la quale era stato chiesto al fotografo Gabriele Basilico di immortalare i soggetti delle incisioni di Piranesi, in particolare Roma, Tivoli e Paestum, per coglierne le trasformazioni a distanza di tre secoli. Alcuni degli scatti, frutto di quella campagna fotografica, sono ora esposti accanto alle acqueforti di Piranesi, eseguite attorno al 1745-46 durante il suo soggiorno romano.
Proprio nel XVIII secolo ingenti campagne di scavo riportavano alla luce le rovine dell’antichità romana, spingendo numerosi artisti a viaggiare, intraprendendo il Grand Tour. Le incisioni erano il mezzo più conosciuto per diffondere le nuove scoperte e Piranesi ne è stato uno dei massimi esponenti, distinguendosi per la capacità di andare oltre la fedele restituzione topografica dei luoghi, creando vere e proprie opere d’arte che celebravano la maestosità e l’antichità delle rovine e della città. L’urgenza di divulgare le nuove scoperte non ha impedito a Piranesi di soffermarsi sui dettagli: ad uno sguardo attento, infatti, le sue incisioni risultano ricche di particolari aggiunti, non solo per sottolineare il carattere di rovina, come nel caso delle acqueforti dedicate al Tempio di Minerva Medica e alle Terme di Tito con tracce di vegetazione a ricoprirne i resti, ma soprattutto per far prevalere la grandezza architettonica, irraggiungibile e ineguagliabile. Ne sono un ulteriore esempio le riproduzioni della Piazza di Monte Cavallo (l’attuale Piazza del Quirinale) e dell’interno del Pantheon.
Le fotografie di Basilico registrano invece una realtà più fedele e “distaccata”, andando a cogliere il monumento, la piazza o la rovina secondo il punto di vista del fotografo, dando un ruolo chiave alla luce. Essa ne diventa infatti protagonista assoluta, a tratti più incisiva, come nel caso della fotografia dedicata all’Arco di Costantino o nelle scene d’interno della Basilica di San Giovanni in Laterano e del Pantheon, a tratti più tenue per alcune vedute di esterni, come per gli scatti che immortalano il Campidoglio e Ponte Sant’Angelo.
Lo spettatore inizia il viaggio alla scoperta di Roma e dei suoi tesori da un’incisione che raffigura il Colosseo, addentrandosi poi nella “città eterna” con le riproduzioni, tra le altre, del Tempio di Minerva Medica, dell’Arco di Costantino, delle Terme di Tito, del Pantheon. Accanto trovano posto gli scatti in bianco e nero di Basilico con gli stessi soggetti, creando un suggestivo gioco di rimandi e invitando il visitatore al confronto continuo tra visione antica e contemporanea.
Ciò che accomuna entrambi gli artisti è la volontà di creare immagini dinamiche, per sottolineare le continue trasformazioni che le stesse architetture hanno subìto nel corso dei secoli, e per staccarsi dalla comune rappresentazione dell’architettura come corpo statico. Le inquadrature diventano così l’elemento fondamentale per dare vita a delle interpretazioni personali, volte ad enfatizzare i caratteri di reperto e magnificenza dei soggetti rappresentati.
La mostra è quindi un’occasione unica per avventurarsi con occhi nuovi, attraverso l’arte dell’incisione e della fotografia, alla scoperta di una città viva come Roma, presentata in un contesto, quello veneziano, anch’esso in continua trasformazione.
Nicoletta Gaetani
Palazzo Cini
Venezia | 20 giugno – 23 novembre 2020
Piranesi Roma Basilico
a cura di Luca Massimo Barbero