A poco più di dieci anni dall’apertura al pubblico, a due anni esatti dal riallestimento delle sale dedicate all’arte dagli anni Sessanta del Novecento (e a poche settimane dall’annuncio che anche il secondo Arengario di Piazza Duomo verrà recuperato e diverrà parte integrante del Museo del Novecento, così da ampliare il raggio d’azione del museo fino alle soglie della nostra contemporaneità) il Museo del Novecento di Milano ha presentato il riallestimento delle sale dedicate all’arte dagli anni Venti agli anni Cinquanta; seconda tappa del percorso di rinnovamento intrapreso in occasione dei primi dieci anni di vita del museo milanese, che è stata l’occasione per ripensare il racconto e l’interpretazione dell’arte del Secolo Breve e la scusa per offrire una nuova luce sui capolavori novecenteschi delle collezioni civiche milanesi.
Questi secondi Nuovi Percorsi del Museo del Novecento prendono il via dal secondo piano, al termine della grande sala dedicata al Futurismo (il riallestimento della sala dei futuristi sarà la terza e ultima tappa del percorso di rinnovamento del museo) e proseguono fino al quinto piano, proponendo al visitatore un nuovo racconto dell’arte italiana del periodo tra le due guerre. Le tre sale tematiche del secondo, terzo e quarto piano (in precedenza tre sale monografiche dedicate a Morandi, de Chirico e Martini) propongono oggi una riflessione più intima e meditativa sui temi del Ritorno all’ordine attraverso l’accostamento di capolavori assoluti di artisti come Picasso, Modigliani, Martini, de Chirico, Casorati, Marini e Fontana.
Gli spazi del quarto piano sono fondamentalmente dedicati all’arte italiana degli anni Trenta. I capolavori di Carrà, Martini e Sironi raccontano L’arte tragica e senza tempo del fascismo, in contrapposizione con la sezione dedicata ad alcuni dei cosiddetti italiani di Parigi in cui i capolavori metafisici di Giorgio de Chirico e di Filippo de Pisis dialogano con opere di Mario Tozzi, Massimo Campigli e di un giovanissimo Renato Birolli, comunicando un’arte diversa e più spensierata, lontana dai diktat del regime. Tra le due sezioni troviamo un piccolo spazio interamente dedicato alle nature morte di Giorgio Morandi, mentre la sala si chiude con una sezione tematica dedicata all’astrattismo, dove le forme armoniche di Fausto Melotti dialogano con i capolavori di Kandinskij e Klee della Collezione Jucker.
Il riallestimento del percorso espositivo è stata anche l’occasione per arricchire ulteriormente le collezioni del museo, grazie a nuove donazioni (segnaliamo uno splendido monocromo di Depero esposto in dialogo con Licini e Fontana) e prestiti a lungo termine (andando a colmare alcune lacune delle collezioni civiche milanesi che si facevano sentire maggiormente nella parte del quinto piano del museo) come i due splendidi dipinti di Emilio Vedova, La lotta e Rivolta (Inferno) concessi dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, o il nucleo di 6 lavori di Alberto Burri (provenienti dalla Fondazione Burri e dalla Fondazione Lucio Fontana) che sono andati a creare, accanto al capolavoro Muffa del 1952 di proprietà del museo, una sala monografica in cui si può apprezzare l’innovativo approccio di Burri alla materia e seguire nel dettaglio l’evoluzione dei suoi lavori. I nuovi percorsi terminano con un’ulteriore nuova presenza per il museo di Piazza Duomo, parliamo di Arnaldo Pomodoro di cui sono esposti due lavori concessi dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro: La colonna del viaggiatore (1959) e soprattutto la Sfera n.5 del 1965 che dialoga in maniera davvero sorprendente con la Superficie 479 di Capogrossi.
Al posto delle tappezzerie che caratterizzavano la prima parte del percorso del Museo del Novecento pensato da Italo Rota nel 2010, oggi troviamo una nuova gamma di colori che assieme ad un’illuminazione completamente ridisegnata accompagnano la visita e danno, in alcuni casi, un respiro completamente diverso ad alcuni dei capolavori del museo. Questo nuovo riallestimento consegna alla città (e ai turisti) un museo quasi del tutto rinnovato che permetterà (speriamo il prima possibile) di riscoprire, approfondire e perché no, vedere con nuovi occhi e di riflettere con un’ottica diversa su alcune delle pagine più interessanti (e forse meno note) dell’arte italiana del secolo scorso.
Museo del Novecento
Milano
a cura di
Anna Maria Montaldo | direttrice
Danka Giacon | conservatrice
Flavio Fergonzi | comitato scientifico
Maria Grazia Messina | comitato scientifico
Antonello Negri | comitato scientifico
allestimento
Nick Bellora | direzione lavori
Italo Rota | supervisione artistica