Ultimo titolo della LXXXIII edizione del Maggio Musicale Fiorentino è la nuova produzione di Siberia, un capolavoro meno noto di Umberto Giordano (mai eseguito prima d’ora a Firenze) che torna sulle scene dopo un lungo e ingiusto oblio.
Giordano compose Siberia (che debuttò alla Scala nel 1903) dopo i successi di Andrea Chenier e Fedora, il libretto fu affidato a Luigi Illica (che all’epoca aveva già scritto tra gli altri i libretti de La Wally, La bohème e Tosca) che lo trasse da due romanzi russi Resurrezione di Tolstoj (da cui sarà tratta nel 1904 l’opera omonima di Franco Alfano) e Memorie dalla casa dei morti di Dostoevskij (da cui circa vent’anni dopo Janáček trarrà il suo ultimo capolavoro Da una casa di morti). Notevole fu il successo che l’opera ebbe al momento della prima scaligera e nei decenni successivi, per poi però uscire totalmente dal repertorio. I motivi sono forse da rintracciare nella mancanza di numeri operistici riconoscibili (come invece è il caso di Chenier), nonché nelle notevoli difficoltà imposte ai tre protagonisti. É quindi con grande interesse che va salutata la decisione del Maggio di riproporla.
La regia è stata affidata a Roberto Andò che ha trasformato il palco del Teatro del Maggio in un set cinematografico dove una troupe era impegnata nelle riprese di un film avente come soggetto la travolgente e tormentata storia d’amore tra Stephana, costretta dal vecchio amante Gleby a diventare cortigiana, e il povero e sfortunato Vassilli. La vicenda era ambientata nel secondo dopoguerra invece che alla fine del XIX secolo, come prevederebbe il libretto. La messinscena risulta fascinosa, grazie soprattutto alle belle e impattanti scenografie di Gianni Carluccio, capace di ben ricreare la fredda atmosfera innevata dei due atti siberiani, nonché l’eleganza dell’interno borghese del primo atto. Nonostante ciò, non risultano chiari alcuni aspetti della regia, come per esempio il riferimento finale all’Istituto Luce (come se avessimo assistito alla registrazione di un documentario d’epoca) o la scelta dei motivi dietro agli interventi della troupe, non sempre presente all’interno della messinscena. Molto eleganti infine i costumi firmati da Nanà Cecchi.
Sul podio delle compagini del Maggio Musicale Fiorentino c’era Gianandrea Noseda che, da anni ormai, accarezzava l’idea di dirigere questa opera di Giordano. Era infatti prevista inizialmente in apertura della stagione 2018/19 al Teatro Regio di Torino prima che il direttore milanese lasciasse la direzione musicale del teatro piemontese. Finalmente quindi dopo 3 anni, Noseda è riuscito a coronare questa impresa, riportando alla scene questo capolavoro di Giordano, mettendone in luce la forte espressività della linea melodica, i grandi squarci lirici e l’estrema modernità della partitura. L’orchestra del Maggio segue alla perfezione il direttore, ottenendo da parte sua un risultato davvero ottimo. L’unica pecca che possiamo forse riscontrare è un eccessivo volume orchestrale che in alcuni passaggi particolarmente complessi ha rischiato di mettere in difficoltà i cantanti, tanto l’orchestra risultava difficile da sovrastare. Ottimo anche l’apporto del Coro del Maggio Musicale Fiorentino, impegnato in numerosi momenti, preparato da Lorenzo Frattini.
Sul palco alle prese con i tre protagonisti dalle temibili parti vocali c’erano Sonya Yoncheva, Giorgi Sturua e George Petean. Il soprano bulgaro vestiva i panni di Stephana, la sfortunata, ma determinata protagonista, pronta a tutto per il vero amore. La parte di Stephana è molto ostica, ma ad ogni nuova sfida il soprano bulgano sorprende il suo pubblico. Il registro centrale è vellutato e pastoso, sale con facilità verso l’acuto e forse fatica un po’ nel registro più basso, ma il fraseggio è sontuoso e l’interpretazione sempre accorata e coinvolgente, capace di commuovere lo spettatore. Altrettanto insidiosa è la parte di Vassilli che il giovanissimo tenore georgiano Giorgi Sturua ha risolto in modo convincente, affrontando con spavalderia le impervie salite verso il registro acuto, non senza qualche tentennamento. A fronte di un registro centrale di indubbio fascino e dell’interessante colore, in certe occasioni gli risulta difficile sovrastare l’importante volume orchestrale. Il baritono rumeno George Petean era invece il perfido Gleby, vocalmente ben cesellato e dall’ottimo fraseggio, caratterizzato inoltre da un’interpretazione ben riuscita. Numerosi i comprimari coinvolti in questa produzione, tutti di ottimo livello, tra i quali è giusto citare Giorgio Misseri (il principe Alexi), Caterina Piva (Nikona), Antonio Garés (Ivan) e Caterina Meldolesi nei panni di una fanciulla insieme al cosacco di Alfonso Zambuto.
Grande successo al termine per tutti gli interpreti con ovazioni per Sonya Yoncheva. Il pubblico sembrava non voler lasciar andare via gli interpreti, richiamandoli di continuo sul palcoscenico. Con questa recita terminavano anche le recite operistiche del Maggio Musicale Fiorentino 2021, una sfida vinta da parte del sovrintendente Alexander Pereira che ha avuto il coraggio di riportare il pubblico in sala sin dal primo giorno possibile di riapertura dei teatri lo scorso aprile, nella speranza che la prossima stagione autunnale goda della stessa sorte.
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Firenze | 16 luglio 2021
Siberia
dramma in tre atti di Luigi Illica
musica di Umberto Giordano
Stephana | Sonya Yoncheva
Vassili | Giorgi Sturua
Gléby | George Petean
Nikona | Caterina Piva
Il principe Alexi | Giorgio Misseri
Ivan | Antonio Garés
Il banchiere Miskinsky | Francesco Verna
Walinoff | Emanuele Cordaro
Il capitano | Francesco Samuele venuti
Il sergente | JosePh Dahdah
Il cosacco | Alfonso Zambuto
Il governatore | Adolfo Corrado
L’invalido | Davide Piva
L’ispettore | Amin Ahangaran
La fanciulla | Caterina Meldolesi
Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
direttore | Gianandrea Noseda
maestro del coro | Lorenzo Frattini
regia | Roberto Andò
scene e luci | Gianni Carluccio
costumi | Nanà Cecchi
video designer | Luca Scarzella
ph. Michele Monasta – Maggio Musicale Fiorentino