Domenica piovosa a Milano. La giornata un po’ grigiastra fuori dal teatro viene rischiarata dal placido sole che illumina la campagna in cui ha luogo la nostra vicenda. In un giorno di pioggia, quale rifugio migliore di un’opera allegra, frizzantina ed egregiamente interpretata al Teatro alla Scala?
La platea quasi piena, le teste che spuntano dai palchi e dalle gallerie, molti turisti stranieri.
Il bellissimo sipario illustrato si apre su un paesaggio fiabesco, quasi da cartone animato. Sono le adorabili scene di Tullio Pericoli, preparate nel 1998 per il Teatro alla Scala. Sono disegni stilizzati, un po’ caricaturali, che sembrano parlare di storie di paese e di leggende tramandate per secoli, dai contorni non definiti, come in un acquarello. Per la recita di domenica 14 novembre, il tenore Francesco Meli e il soprano Benedetta Torre hanno preso il posto di Paolo Fanale e di Aida Garifullina, indisposti.
Francesco Meli, nel ruolo di Nemorino, ha dato prova di essere un grande artista del belcanto. La voce, dal volume corposo e dall’emissione elegante, corre per l’enorme sala del teatro senza perdere di intensità. L’interpretazione sia vocale che attoriale è molto buona fin dalla prima aria, Quanto è bella quanto è cara, ma raggiunge quello che per me è il punto più alto della recita nella finale dell’atto primo con Adina, credimi, te ne scongiuro, cantato con tanto sentimento e tristezza da risultare davvero toccante. L’attesa aria della furtiva lagrima è stata accolta con un’ovazione da parte di tutto il teatro e numerose richieste di bis.
Benedetta Torre, che interpreta Adina, è un giovane soprano al suo debutto alla Scala. Voce fresca, emissione eccellente, ottima dizione e buon fraseggio la rendono un’artista da tenere d’occhio per la brillante carriera che le si prospetta. A suo agio sia sulle note acute che sulle gravi, riesce a incantare il pubblico sia con il canto che con l’interpretazione, con la quale rende evidenti le diverse sfaccettature della personalità di Adina, seducente, capricciosa e, infine, matura e consapevole. Molto belli i duetti con Nemorino e Dulcamara e l’aria Prendi, per me sei libero, seguita da uno scoppiettante Il mio rigor dimentica.
Davide Luciano è il sergente Belcore. Bellissima presenza, elegante nell’emissione quanto nell’aspetto, non è difficile immaginare che tutte le ragazze del villaggio si innamorino di lui. Il timbro brunito, il buon volume e l’impostazione del belcanto ne fanno una voce molto apprezzata. Se ci uniamo una buona capacità di muoversi e agire sul palco, ne otteniamo un interprete a tutto tondo, capace di sedurre con simpatia nell’aria iniziale Come Paride vezzoso e di intimorire il povero Nemorino nel finale dell’atto primo.
Il Dottor Dulcamara è Giulio Mastrototaro, che ha da poco terminato le recite de Il turco in Italia sempre alla Scala. Voce solidissima e bella presenza scenica, Mastrototaro è capace di interpretare questo “dottore” molto sopra le righe rendendo l’interpretazione buffa ma non eccessivamente caricaturale. Eccellenti l’aria di sortita nel primo atto Udite, o rustici e il duetto con Adina sulle mirabolanti proprietà dell’elisir nel secondo atto.
La Giannetta di Francesca Pia Vitale è affascinante, grazie alla voce morbida e all’interpretazione seducente e un po’ civettuola. Inizia bene l’opera, con interventi ben a fuoco in mezzo al coro, ed è al centro dell’azione nella scena quarta del secondo atto.
Non si può non menzionare l’accompagnatore del dottor Dulcamara, interpretato dal simpatico attore Davide Gasparro. Pur non parlando, riesce a divertire e ad arricchire la narrazione delle vicende che si svolgono sul palco.
Molto buona la direzione d’orchestra del maestro Michele Gamba, che alterna tempi piuttosto rapidi a momenti più rilassati, mantenendo sempre il controllo di buca e palco. Ottima prova dell’Orchestra del Teatro alla Scala e dell’omonimo Coro, diretto dal maestro Alberto Malazzi.
La regia di Grischa Asagaroff è semplice ma piacevole. Nessuna trovata nuovissima, ma ogni cosa è funzionale alla narrazione. Niente aggiunte, stravolgimenti o scandali. Perfettamente in tema con l’ambientazione dell’opera e con le scene e i costumi un po’ naïf. Molto carine e a tratti divertenti tutte le piccole vicende che avvengono a lato della scena principale, con i personaggi secondari e il coro che interagiscono tra loro, dando tridimensionalità alla scena e alla recitazione.
Nel complesso, quindi, una bellissima recita per un’opera molto amata, con un cast che ha davvero brillato nella sala del Piermarini. Lunghissimi gli applausi e le chiamate alla ribalta a fine opera. Uno spettacolo che, pur avendo qualche annetto, riesce ancora a divertire e incantare.
Roberto Cighetti
Teatro alla Scala
Milano | 14 novembre 2021
L’Elisir d’Amore
Melodramma giocoso in due atti
musica | Gaetano Donizetti
libretto | Felice Romani
Benedetta Torre | Adina
Nemorino | Francesco Meli
Belcore | Davide Luciano
Dulcamara | Giulio Mastrototaro
Giannetta | Francesca Pia Vitale
Mimo | Davide Gasparro
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
direttore | Michele Gamba
regia | Grischa Asagaroff
scene e costumi | Tullio Pericoli
luci | Hans-Rudolf Kunz
riprese da Marco Filibeck
ph. Brescia & Amisano