“Brava Giovanna, brava”, per dirla con le parole di una delle pubblicità più celebri e trash degli anni 2000.
E brava davvero, sia Giovanna che tutto il resto del cast di questa godibilissima rappresentazione della settima opera composta da Giuseppe Verdi. Le proiezioni, le luci, i balletti, tutto contribuisce in modo armonioso a raccontare la vicenda (opportunamente romanzata) della pulzella di Orléans. E proprio un balletto ci svela, già dalla sinfonia, quali sono i temi principali di quest’opera, con la rappresentazione di Giovanna combattuta tra angeli e demoni.
I giochi di luce e i simbolismi introdotti da Patrick Méeüs nel racconto scenico sono stati eleganti e molto efficaci, soprattutto quando uniti alle splendide animazioni video di Virgile Koering, che sostituiscono interamente la scenografia, senza mai darci l’impressione di guardare un palcoscenico vuoto. Come indica Paul-Emile Fourny nelle note di regia, in un’opera che avrebbe bisogno di tante scenografie diverse per le varie ambientazioni, aver optato per le videoproiezioni permette di spostarsi velocemente da un luogo all’altro. Ottimo esempio di come si può risparmiare (specialmente in questi tempi in cui le fondazioni teatrali sono state messe a dura prova), non rinunciando a uno spettacolo ricco e ben contestualizzato, come durante la scena dell’incoronazione di Carlo VII nella cattedrale di Reims. Molto suggestiva anche la proiezione della ‘sacra selva’ che nasce dal nulla e cresce fino a diventare un bosco rigoglioso. I bellissimi costumi di Giovanna Fiorentini arricchivano la scena, dando quella completezza e quella tridimensionalità che le proiezioni da sole non potrebbero garantire.
Se la parte registica e visiva dell’opera è stata molto soddisfacente, ci si può dire contenti anche della parte vocale. La protagonista, Giovanna, è Vittoria Yeo, che ha già esperienza con questo titolo. Nonostante il timbro vocale abbia qualche riflesso quasi mezzosopranile, la voce è piuttosto chiara e facile all’acuto. Le note centrali sono meno piene e i passaggi tra i registri vocali grave e acuto non sono sempre nitidi. Molto bene l’aria “Sempre all’alba”. Nel complesso, si può parlare di una buona prova vocale e attoriale, per un ruolo piuttosto esigente che la Yeo affronta in modo piuttosto convincente ed efficace.
Carlo VII è il tenore franco-tunisino Amadi Lagha. Davvero notevole il volume della voce, così come pure buoni sono il fraseggio e la pronuncia, fattori che influenzano tantissimo la resa dell’opera. Il timbro brunito e gli acuti nitidi e sicuri ne fanno una voce interessante. Si notano solo alcune disomogeneità tra i registri vocali, che in alcuni punti danno l’impressione di ascoltare due voci diverse uscire dallo stesso cantante, una più corposa e di petto, l’altra più leggera.
Buonissima serata per Devid Cecconi, che interpreta Giacomo, padre di Giovanna. Il baritono, che già aveva affrontato questa parte per l’inaugurazione della Scala nel 2015, ha una bella voce piena e dal timbro scuro e imponente, che si schiarisce un po’ nel registro acuto, ma che rende bene il ruolo del padre tanto caro a Verdi. Ottima interpretazione dell’aria “Franco son io” ma anche di “Speme al vecchio” e “Va’, l’ardire ormai ripiglia”, il bellissimo duetto con Giovanna dell’ultimo atto.
Molto buona l’interpretazione di Ramaz Chikviladze, nel ruolo di un temibile Talbot. Migliorabile, invece, quella di Delil (Alessandro Lanzi).
L’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini ha saputo rendere in modo corretto e apprezzabile la partitura verdiana, sotto la bacchetta del maestro Roberto Rizzi Brignoli, che riesce a dosare bene volumi e tempi per lavorare al meglio con i cantanti. Buona la prova del Coro Lirico di Modena (diretto da Stefano Colò) che, nonostante qualche attacco non perfettamente sincronizzato, interpreta molto bene i vari ruoli che Verdi gli affida in quest’opera (popolo, demoni, angeli, soldati…).
Per tutto il primo atto, il pubblico in sala si mostra piuttosto freddino, non applaudendo neanche alla fine delle arie dove pare che sia la musica stessa a richiedere l’applauso. È solo teutonico rigore teatrale (“Si applaude solo alla fine!!!”) o veramente c’era poco entusiasmo? Difficile dirlo. Pare comunque che la rappresentazione abbia visto un crescendo, fino ad arrivare al finale dell’opera, molto coinvolgente. Il pubblico in effetti si è scaldato e si è lasciato muovere un po’ di più dopo l’intervallo, tributando infine numerosi applausi agli artisti.
Roberto Cighetti
Teatro Municipale Romolo Valli
Reggio Emilia | 26 novembre 2021
Giovanna d’Arco
dramma lirico su libretto di Temistocle Solera
musica di Giuseppe Verdi
Carlo VII, Amadi Lagha
Giovanna, Vittoria Yeo
Giacomo, Devid Cecconi
Delil, Alessandro Lanzi
Talbot, Ramaz Chikviladze
Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini
Coro Lirico di Modena
direttore, Roberto Rizzi Brignoli
regia, Paul-Emile Fourny
scene e luci, Patrick Méeüs
costumi, Giovanna Fiorentini
videomaker, Virgile Koering
coreografie, Aurélie Barre
maestro del coro, Stefano Colò
Danzatori Agora Coaching Project a cura di MM Contemporary Dance Company
Allestimento Opéra-Théâtre de Metz Eurometropole
Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
ph. Andrea Mazzoni