Secondo titolo della stagione 21/22 del Teatro alla Scala di Milano è la nuova produzione de I Capuleti e i Montecchi di Bellini, titolo che mancava al Piermarini dall’ormai lontano 1987. Per l’occasione è stato chiamato a firmare la regia Adrian Noble, già direttore artistico della Royal Shakespeare Company, mentre la parte musicale è stata affidata alla bacchetta di Speranza Scappucci, al debutto al Piermarini dopo essere stata chiamata a sostituire Evelino Pidò, inizialmente previsti. La presenza della direttrice romana ha trasformato questa produzione in una pietra miliare della storia scaligera, dal momento che Speranza Scappucci è diventata la prima donna italiana a dirigere un’opera nel teatro milanese.
Come accennavamo poco sopra la regia dello spettacolo è stata affidata ad Adrian Noble, regista di grande esperienza shakespeariana che tuttavia in questa occasione non è riuscito a confezionare uno spettacolo particolarmente coinvolgente. Le scene claustrofobiche, firmate da Tobias Hoheisel, sembrano voler omaggiare i film del neorealismo italiano, mentre tutta la vicenda è ambientata tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta in un mondo dove vediamo la violenza nascere e prendere il sopravvento all’interno della società. I costumi firmati da Petra Reinhardt sono coerenti con gli anni Trenta e aiutano lo spettatore a collocare temporalmente la vicenda. Lo spettacolo quindi possiamo dire che accompagna la parte musicale in modo estremamente lineare, senza purtroppo offrire particolari emozioni.
La direzione musicale di Speranza Scappucci ha impresso tempi sferzanti alla sinfonia di apertura, nonché ai momenti più concitati della vicenda per poi invece dedicare tempi più dilatati e sognanti ai momenti musicali dedicati ai due sfortunati amanti, quasi a voler rendere impalpabili le loro gioie e i loro tormenti. La direttrice romana dedica grande attenzione a tenere un ottimo rapporto tra buca e orchestra, ricevendo al termine della recita vere e proprie ovazioni dal pubblico presente in sala.
Di ottimo livello il cast coinvolto in questa produzione, a cominciare da Lisette Oropesa impegnata nei panni di Giulietta. Il soprano statunitense, al debutto in questo complesso ruolo belliniano, ha brillato sia vocalmente che interpretativamente, offrendo al pubblico scaligero una performance di alto livello grazie ad una voce perfettamente intonata, acuti sonori e cristallini, colorature precise e grande omogeneità in tutti i registri. La sua Giulietta non è la giovane spaventata che a volte siamo abituati a vedere rappresentata, ma una donna ben più matura, pronta a combattere per il proprio amore e pronta a sacrificarsi per esso. Al suo fianco nei panni di Romeo è tornata alla Scala Marianne Crebassa. Il mezzosoprano francese affronta il ruolo con giusto piglio e, al netto di qualche imperfezione nel registro acuto, riesce a convincere nel ruolo del giovane innamorato, ma anche un po’ acerbo. Interpretativamente infatti ci troviamo di fronte ad un Romeo più riflessivo che baldanzoso. Preciso come sempre Michele Pertusi qui impegnato come Frate Lorenzo. Il cinese Jinxu Xiahou era invece un Tebaldo dalla piacevole voce leggera tenorile, ben educata e dotata di ottima dizione. Tonante il Capellio di Jongmin Park. Completava la rappresentazione la buona prova del coro maschile del Teatro alla Scala preparato dal M. Alberto Malazzi.
Grande successo per tutto il cast impegnato al termine della rappresentazione della domenica pomeriggio; prossimo appuntamento della stagione scaligera sarà la nuova produzione della Thaïs di Massenet diretta da Lorenzo Viotti, in scena dal 10 febbraio.
Teatro alla Scala
Milano | 30 gennaio 2022
I Capuleti e i Montecchi
Tragedia lirica in due atti
libretto di Felice Romani
musica di Vincenzo Bellini
Capellio | Jongmin Park
Giulietta | Lisette Oropesa
Romeo | Marianne Crebassa
Tebaldo | Jinxu Xiahou
Lorenzo | Michele Pertusi
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
direttrice | Speranza Scappucci
maestro del coro | Alberto Malazzi
regia | Adrian Noble
scene | Tobias Hoheisel
costumi | Petra Reinhardt
luci | Jean Kalman e Marco Filibeck
coreografia | Joanne Pearce
maestro d’armi | Mauro Plebani
ph. Brescia & Amisano