Dopo il debutto di questa produzione nella primavera 2019, Il turco in Italia torna in scena all’Opernhaus di Zurigo per quattro recite. Coloro che volessero assistervi, possono ancora approfittare della replica di venerdì 4 alle ore 19.
Jan Philipp Gloger ha una visione personale della vicenda che si scosta dal delizioso libretto di Felice Romani per concentrarsi sulle condizioni di vita nei contesti multietnici e multiculturali di uno stabile odierno. Le due coppie disfunzionali, costituite rispettivamente da Geronio e Fiorilla e da Selim (il turco) e Zaida, vivono sullo stesso pianerottolo tra rivalità, antipatie e dispetti reciproci. Prosdocimo, personaggio chiave, più che un poeta impegnato nella redazione di un “dramma buffo”, diventa una sorta di reporter intento a documentare la convivenza ravvicinata tra le due famiglie i cui attriti però restano comunque legati all’essere fedifrago di Selim e Fiorilla e non a divergenze culturali (come sarebbe scontato pensare di primo acchito). L’idea di regia è dunque presente ma non è sviluppata, forse per ragioni di politicamente corretto. Resta dunque puramente incidentale a favore di quanto previsto brillantemente da Romani. A cambiare sono soltanto la cornice e l’epoca. Anche i manifesti polemici contro l’uso dello Hijab con tanto di slogan “Wollen wie das?” (Lo vogliamo?) sono un’ulteriore trovata meramente decorativa di uno spettacolo che però a livello di recitazione tutto sommato funziona. La scena unica di Ben Baur è costituita da un impianto rotante sul quale si aprono i due appartamenti e l’ingresso dello stabile. Gli interni sono decorati con gusto primi anni ‘70 e differenziati da lievi tratti etnici. I costumi di Karin Jud sono in linea con lo stile delle scene e il disegno luci di Martin Gebhardt e gli splendidi video curati da Sami Bill.
Riccardo Minasi dirige con perizia prediligendo tempi spediti. Eredita una produzione non montata da lui, che ha debuttato nella primavera 2019 e con essa molti tagli previsti all’epoca dal collega Enrique Mazzola sia sui recitativi sia sui numeri musicali. Se poco importa, ad esempio, rinunciare all’aria di Albazar <<Ah! Sarebbe troppo dolce>>, avere nel cast un artista di razza come Renato Girolami e tagliare l’aria di Geronio <<Se ho da dirla avrei molto piacere>> è un vero peccato.
Nahuel Di Pierro si conferma un Selim adeguato. Forte di una voce duttile ed estesa, dà del suo meglio nel duetto del secondo atto <<D’un bell’uso in Turchia>> dove ha modo di esibire anche un buon sillabato (<<Ed invece di pagarla…>>). Di Renato Girolami (Geronio) non si può dire che bene mentre il giovane Mingjie Lei è ancora acerbo per un ruolo apparentemente semplice ma in realtà impervio qual è Narciso. Pietro Spagnoli è un Prosdocimo inappuntabile dal punto di vista stilistico. Olga Peretyatko è una Fiorilla disinvolta sulla scena. Dopo una sortita un po’ incerta (<<Non si dà follia maggiore>>), lascia ben sperare portando però a termine la recita con evidenti difficoltà di intonazione. Corretti infine Chelsea Zurflüh (Zaida) e Luis Magallanes (Albazar), il quale, privato come già detto della sua aria del secondo atto, è costretto dalla regia a trastullarsi con la biancheria intima di Zaida proprio nel corso della grande scena di Fiorilla.
Successo caloroso al termine della pomeridiana del 27 febbraio, tributato da un pubblico numeroso e partecipe, in parte accorso, come noi, per la possibilità di assistere anche a Dialogues des Carmélites.
Opernhaus Zürich
Zurigo | 27 febbraio 2022
Il turco in Italia
dramma buffo in due atti
musica di Gioachino Rossini
libretto di Felice Romani
Selim | Nahuel Di Pierro
Donna Fiorilla | Olga Peretyatko
Don Geronio | Renato Girolami
Don Narciso | Mingjie Lei
Prosdocimo | Pietro Spagnoli
Zaida | Chelsea Zurflüh
Albazar | Luis Magallanes
Philharmonia Zürich
Zusatzchor des Opernhauses Zürich
Statistenverein am Opernhaus Zürich
direttore | Riccardo Minasi
maestro del coro | Ernst Raffelsberger
regia | Jan Philipp Gloger
scene | Ben Baur
costumi | Karin Jud
luci | Martin Gebhardt
cideo designer | Sami Bill
dramaturg | Claus Spahn
Hammerklavier | Andrea Del Bianco
ph. Jans Jörg Michel