Una recita che si apre con l’annuncio dell’indisposizione delle due protagoniste principali (Lidia Fridman e Asude Karayavuz) non sembra promettere niente di buono. Ma quando le sostitute annunciate sono del calibro di Martina Gresia e Veta Pilipenko, allora la serata è salva.
Martina Gresia affronta il colossale ruolo di Norma in giovanissima età, ma non è priva di risorse né impaurita. Ha probabilmente davanti a sé dei modelli a cui si ispira e che rendono il suo canto e la sua interpretazione convincenti. Basta ascoltare il recitativo “Sediziose voci” per capire Chi (con la maiuscola) è il suo riferimento per questo brano, ottimamente risolto. La voce, dalle sonorità quasi mezzosopranili, è intensa ma vellutata come un flauto, ricca di armonici, anche se talvolta durante il rito della preghiera alla Luna manca nel registro acuto un po’ di quel misticismo che ci si aspetterebbe. La celebre aria “Casta Diva” è stata accolta da un lunghissimo applauso del pubblico. La pronuncia, la modulazione e l’interpretazione di questa giovane cantante valorizzano l’emissione vocale, già di per sé dotata di buono squillo e impeto. Interessanti le variazioni, mai sentite prima, di “Ah! Bello a me ritorna”, cantata con sferzanti acuti a pieni polmoni. Ottime le dinamiche nel duetto “Oh! Rimembranza!”, con i bellissimi crescendo e diminuendo su “eterno nodo all’ara”. Nel terzetto iracondo con Pollione e Adalgisa, la voce di Norma suona un po’ vuota nel registro grave, che pure in tutta la prima parte del primo atto era pieno e sonoro. Fortunatamente i gravi ricompaiono presto, all’inizio dell’atto secondo con “Dormono entrambi”, brano molto sentito, cantato quasi piangendo su “i figli uccido”. Nel duetto “In mia man alfin tu sei” la voce affilata e l’intensa interpretazione rendono bene il fuoco del conflitto interno che divora la sacerdotessa. Martina Gresia è insomma una giovane cantante che non teme di confrontarsi con ruoli vocalmente e scenicamente molto esigenti, e che sicuramente nel suo percorso di maturazione come artista saprà fare grandi cose.
Molto gradita anche l’interpretazione di Veta Pilipenko come Adalgisa. Il mio primo pensiero non appena ha iniziato a cantare è stato “Wow, che voce!”, una voce dal volume notevole, dal colore scuro e dal suono vellutato. Molto applaudito il duetto d’amore tra Adalgisa e Pollione del primo atto, ben cantato anche se non troppo coinvolgente emotivamente. Ottimamente eseguito il duetto “Mira, o Norma” nel quale le due protagoniste danno un’ottima prova delle loro abilità belcantistiche.
Molto bene anche sul versante maschile, con Pollione e Flavio molto sonori e un buonissimo Oroveso. Pollione ha il timbro chiaro e definito di Antonio Corianò. Voce davvero notevole, di grande potenza e suono gradevole, anche se non sempre elegantissima negli acuti più spinti. Quando riduce il volume per ottenere pianissimi un po’ più delicati, capita occasionalmente che la voce giri all’indietro e risulti un po’ ingolata, ma accade solo in due piccoli momenti durante l’opera, non inficiando la resa generale di questa bella voce. Bellissimo il terzetto in chiusura del primo atto, che le splendide voci dei tre interpreti rendono vibrante e intenso.
Alessandro Spina (Oroveso) ha una bella voce che già abbiamo avuto modo di conoscere e di apprezzare in numerose opere negli scorsi anni. Registro grave pieno e sonoro e buona presenza scenica, nel recitativo “Guerrieri! A voi venirne” impersona bene l’autorevole capo dei druidi. Ben eseguita anche l’aria “Ah! Del Tebro al giogo indegno”.
Il ruolo di Flavio di solito è destinato a voci secondarie, non particolarmente degne di nota. Ma in questa produzione Flavio ha la voce notevole di Raffaele Feo. Il gran volume, specialmente nel registro centrale, deriva da una buona proiezione del suono, e il timbro scuro e bronzeo rende l’ascolto piacevole. Buona anche la Clotilde di Benedetta Mazzetto.
Ben preparato e molto sonoro il Coro Operalombardia guidato dal maestro Massimo Fiocchi Malaspina. Calorosi applausi e “bravi” hanno dimostrato l’apprezzamento del pubblico per il coro “Guerra, guerra!” del secondo atto.
La direzione del maestro Alessandro Bonato alla guida dell’orchestra I pomeriggi musicali di Milano ha incontrato il favore del pubblico, e il giovanissimo direttore è stato accolto da un caloroso applauso al suo ingresso in buca al principio del secondo atto. Nella sinfonia dell’atto primo si apprezzano maggiormente i momenti più dark e intensi, dalle sonorità militaresche, che i momenti più eterei e romantici, resi meno coinvolgenti dai tempi un po’ accelerati. Il ritmo abbastanza sostenuto in alcuni brani contribuisce però a tenere viva l’azione, come nel bellissimo duetto tra Adalgisa e Norma.
La regia di Elena Barbalich è stata a mio avviso l’unico elemento davvero debole di una rappresentazione altrimenti molto ben riuscita. La scena si apre con i druidi che fanno una caccia ritualistica di un cervo antropomorfo e che ne bevono il sangue. Due grandi specchi laterali ampliano la scena, creando interessanti riflessi e trasparenze che vengono sfruttate in alcuni momenti della rappresentazione. Un gioco di luci (curate da Marco Giusti) differenzia i momenti scenici in base ai personaggi presenti, come il bianco per i druidi e il rosso per i romani. Un anello di luce bianca, gigante, ricorre come simbolo della divinità-Luna per tutta la durata dell’opera, diventando un po’ aureola e un po’ prigione, a seconda dei contesti. Fino a qui tutto bene, una visione non stravolta dell’opera. Peccato che la regia si esaurisca qua. I movimenti delle masse non hanno un senso drammaturgico, così come le numerose chiusure e aperture dei sipari e del velario per nascondere dei piccoli cambi di scena, che danno un’impressione di teatro amatoriale. A volte queste magiche chiusure di sipari nascondono delle sorprese: i druidi che avevano fatto il coro a “Casta Diva”, per esempio, ricompaiono subito dopo abbigliati da romani per il pertichino della cabaletta. Le note di regia tentano maldestramente di giustificare la presenza dei romani nella sacra selva al cospetto di Norma stessa, adducendo come motivazione che ‘se ne sente la mancanza in quanto vengono sempre menzionati ma li si vede poco’. Altro momento che lascia perplesso chiunque abbia letto il libretto dell’opera (o se lo sia almeno fatto raccontare da qualcuno) è la scelta di far inginocchiare Norma ai piedi di Pollione durante il terzetto, in cui la musica e il testo ci presentano una sacerdotessa furibonda, amareggiata per il tradimento e che se potesse incenerirebbe all’istante Pollione. Sicuramente non gli si prostrerebbe supplice ai piedi. Questi scollamenti evidenti e gratuiti tra narrazione musicale e scenica si notano e stonano.
Per quanto riguarda scene e costumi, curati da Tommaso Lagattolla, alcune idee sono state molto interessanti, come la luce che viene rivelata all’apertura del vestito sacerdotale per annunciare il sorgere della Luna e l’inizio del rito. Bella anche la scelta di mostrare attraverso un gioco di specchi la ‘culla’ nella quale dormono i figli di Norma, che richiama il grembo materno ma sembra un po’ anche una sepoltura neolitica in stile ‘Odissea nello spazio’. Sui costumi di scena ho un po’ più di riserve, ad esempio sull’aspetto dei druidi che sembrano masai in vestiti da sposa haute couture, o su Oroveso in uno stile a metà tra ‘regina delle nevi’ e ‘pirata futurista’. E come non citare Pollione e “la sua incredibile somiglianza con Damiano dei Måneskin”!
Nonostante le numerose riserve sulla regia, quindi, si può parlare di uno spettacolo ben riuscito, abbastanza coinvolgente e che ha dimostrato come la musica di Bellini, a distanza di quasi 2 secoli, sia ancora capace di suscitare forti emozioni in chi la ascolta. I tantissimi applausi finali hanno dimostrato quanto la recita sia stata apprezzata dal pubblico.
Roberto Cighetti
Teatro Ponchielli
Cremona | 07 ottobre 2022
NORMA
Opera in due atti
Musica di Vincenzo Bellini
Libretto di Felice Romani
Norma | Martina Gresia
Adalgisa | Veta Pilipenko
Pollione | Antonio Corianò
Oroveso | Alessandro Spina
Flavio | Raffaele Feo
Clotilde | Benedetta Mazzetto
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coro Operalombardia
Direttore | Alessandro Bonato
Maestro del coro | Massimo Fiocchi Malaspina
Regia | Elena Barbalich
Scene e costumi | Tommaso Lagattolla
Luci | Marco Giusti